Le Autorità di Bacino (Nazionali, Interregionali e Regionali) sono responsabili della redazione del piano di gestione nei bacini di competenza, con esclusione della parte di piano inerente la gestione in fase di evento, per la quale la competenza è affidata alle Regioni.
Greenreport - Si avvicina il 4 novembre, anniversario dell'alluvione che 46 anni fa coinvolse Firenze e gran parte della Toscana, drammatico evento che verrà ricordato con molte manifestazioni. Oltre al Consiglio comunale straordinario e al raduno degli Angeli del fango presso la Biblioteca Nazionale, sono previsti alcuni convegni. "Il dissesto idrogeologico ed emergenze idriche al tempo dei cambiamenti climatici" che si svolgerà alla Biblioteca Nazionale il 4 novembre e all'Altana di Palazzo Strozzi, lunedì 5 novembre. Sempre lunedì si terra poi "Alluvioni, mitigazione e adattamento", organizzato congiuntamente dalle Università di Firenze e Genova per ricordare alluvioni lontane e più recenti come quelle avvenute in Liguria e nel bacino del Magra lo scorso anno.
«Non si tratta solo della celebrazione di una ricorrenza - ha dichiarato il presidente del consiglio comunale di Firenze Eugenio Giani - L'anniversario dell'Alluvione deve servire soprattutto a tenere alta la guardia sui rischi idrogeologici, a fare ogni anno una sorta di check up sullo stato dell'Arno». E a tal proposito domani il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, l'assessore all'ambiente Anna Rita Bramerini e Gaia Checcucci, Segretario generale dell'Autorità di bacino del Fiume Arno, faranno il punto sui lavori concernenti la messa in sicurezza dell'Arno. Molto probabilmente verrà ribadito, come avviene ogni 4 novembre, che nonostante i passi in avanti compiuti, se si verificasse oggi un evento come quello del 1966 gli effetti sarebbero di misura solo lievemente inferiore a quella fatta registrare 46 anni fa (per quanto riguarda i danni si stimano circa 15 miliardi).
Se e vero che la sicurezza assoluta non esiste e che è necessario convivere con una certa dose di rischio, ancora non è stato fatto tutto il possibile per ridurre la pericolosità idraulica. La Pianificazione di bacino, va detto, non manca e anche gli interventi, condivisibili o meno, sono stati individuati. Per quanto riguarda invece la realizzazione delle opere siamo indietro e non solo per carenza di risorse economiche messe a disposizione dallo Stato attraverso gli stanziamenti dei governi che si sono succeduti (nessuno dei quali ha preso a cuore davvero la difesa del suolo).
Certo anche per questo, ricordiamo gli scambi di accuse tra ministri dell'ambiente e presidenti della Regione Toscana su chi aveva erogato più risorse per l'Arno in base alle specifiche competenze. Ma talvolta anche i pochi soldi stanziati non sono nemmeno stati spesi a livello locale per lentezze burocratiche e inadeguatezza degli enti attuatori delle stesse opere. I ritardi si sono accumulati tanto che dal 2010 il governo Berlusconi ha nominato un commissario straordinario delegato all'attuazione dell'Accordo di programma per l'attenuazione del rischio idrogeologico in Toscana, siglato nel 2005. E la Regione nel 2011 ha approvato una legge che prevede il commissariamento per le opere pubbliche di interesse strategico là dove i Comuni non procedono con una tempistica adeguata. Tra queste anche alcune opere per la riduzione della pericolosità idraulica.
A proposito di norme, non siamo tra l'altro in un periodo di stasi. Da tempo è entrata in vigore la direttiva "alluvioni" 2007/60/CE recepita con il D.Lgs. 49/2010. Le Autorità di Bacino (Nazionali, Interregionali e Regionali) sono responsabili della redazione del piano di gestione nei bacini di competenza, con esclusione della parte di piano inerente la gestione in fase di evento, per la quale la competenza è affidata alle Regioni.
La direttiva "alluvioni" e il decreto di recepimento indicano che la redazione del piano di gestione avviene in tre fasi successive, due delle quali ancora da compiere: la fase di redazione delle mappe di pericolosità e rischio, da completarsi entro il dicembre 2013 (anticipato al giugno 2013 per il D.Lgs. 49/2010); la fase di redazione del Piano di Gestione che deve essere ultimato entro il dicembre 2015 (entro il giugno 2015 per il D.Lgs. 49/2010). L'Adb Arno sta lavorando quindi per adattare quanto già fatto per il Piano di assetto idrogeologico (Pai) ai requisiti richiesti dalla direttiva europea e alle nuove esigenze dettate anche dai cambiamenti climatici, dovendo coinvolgere tutti gli stakeholder nel processo decisionale come impone la legislazione europea.
Il percorso delle Autorità di bacino (che nel frattempo, è la nostra sensazione, hanno un "peso specifico" minore nello "scacchiere" istituzionale) per individuare aree ad elevata pericolosità e vincoli prosegue, ma la difesa del suolo che si attua non solo con infrastrutture (attenzione alle aree montane, restituzione delle pertinenze fluviali, rallentamento dei deflussi... sono imprescindibili) vede un passaggio fondamentale a livello locale quando i comuni pianificano la loro espansione e da questo punto di vista rimane molto strada da fare. La rimessa in sesto di un argine non può rappresentare motivo sufficiente per chiedere un "declassamento" in termini di pericolosità e pianificare quindi nuova edificazione. Consumo di territorio ed uso del cemento sono ancora troppo elevati a testimoniare come sia necessario lavorare sulla cultura della prevenzione coinvolgendo amministratori e cittadini. Solo a questo livello si può verificare la vera svolta, altrimenti per il 50esimo anniversario dell'alluvione (nel 2016) saremo a celebrare ancora progressi sulla carta.
Greenreport - Si avvicina il 4 novembre, anniversario dell'alluvione che 46 anni fa coinvolse Firenze e gran parte della Toscana, drammatico evento che verrà ricordato con molte manifestazioni. Oltre al Consiglio comunale straordinario e al raduno degli Angeli del fango presso la Biblioteca Nazionale, sono previsti alcuni convegni. "Il dissesto idrogeologico ed emergenze idriche al tempo dei cambiamenti climatici" che si svolgerà alla Biblioteca Nazionale il 4 novembre e all'Altana di Palazzo Strozzi, lunedì 5 novembre. Sempre lunedì si terra poi "Alluvioni, mitigazione e adattamento", organizzato congiuntamente dalle Università di Firenze e Genova per ricordare alluvioni lontane e più recenti come quelle avvenute in Liguria e nel bacino del Magra lo scorso anno.
«Non si tratta solo della celebrazione di una ricorrenza - ha dichiarato il presidente del consiglio comunale di Firenze Eugenio Giani - L'anniversario dell'Alluvione deve servire soprattutto a tenere alta la guardia sui rischi idrogeologici, a fare ogni anno una sorta di check up sullo stato dell'Arno». E a tal proposito domani il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, l'assessore all'ambiente Anna Rita Bramerini e Gaia Checcucci, Segretario generale dell'Autorità di bacino del Fiume Arno, faranno il punto sui lavori concernenti la messa in sicurezza dell'Arno. Molto probabilmente verrà ribadito, come avviene ogni 4 novembre, che nonostante i passi in avanti compiuti, se si verificasse oggi un evento come quello del 1966 gli effetti sarebbero di misura solo lievemente inferiore a quella fatta registrare 46 anni fa (per quanto riguarda i danni si stimano circa 15 miliardi).
Se e vero che la sicurezza assoluta non esiste e che è necessario convivere con una certa dose di rischio, ancora non è stato fatto tutto il possibile per ridurre la pericolosità idraulica. La Pianificazione di bacino, va detto, non manca e anche gli interventi, condivisibili o meno, sono stati individuati. Per quanto riguarda invece la realizzazione delle opere siamo indietro e non solo per carenza di risorse economiche messe a disposizione dallo Stato attraverso gli stanziamenti dei governi che si sono succeduti (nessuno dei quali ha preso a cuore davvero la difesa del suolo).
Certo anche per questo, ricordiamo gli scambi di accuse tra ministri dell'ambiente e presidenti della Regione Toscana su chi aveva erogato più risorse per l'Arno in base alle specifiche competenze. Ma talvolta anche i pochi soldi stanziati non sono nemmeno stati spesi a livello locale per lentezze burocratiche e inadeguatezza degli enti attuatori delle stesse opere. I ritardi si sono accumulati tanto che dal 2010 il governo Berlusconi ha nominato un commissario straordinario delegato all'attuazione dell'Accordo di programma per l'attenuazione del rischio idrogeologico in Toscana, siglato nel 2005. E la Regione nel 2011 ha approvato una legge che prevede il commissariamento per le opere pubbliche di interesse strategico là dove i Comuni non procedono con una tempistica adeguata. Tra queste anche alcune opere per la riduzione della pericolosità idraulica.
A proposito di norme, non siamo tra l'altro in un periodo di stasi. Da tempo è entrata in vigore la direttiva "alluvioni" 2007/60/CE recepita con il D.Lgs. 49/2010. Le Autorità di Bacino (Nazionali, Interregionali e Regionali) sono responsabili della redazione del piano di gestione nei bacini di competenza, con esclusione della parte di piano inerente la gestione in fase di evento, per la quale la competenza è affidata alle Regioni.
La direttiva "alluvioni" e il decreto di recepimento indicano che la redazione del piano di gestione avviene in tre fasi successive, due delle quali ancora da compiere: la fase di redazione delle mappe di pericolosità e rischio, da completarsi entro il dicembre 2013 (anticipato al giugno 2013 per il D.Lgs. 49/2010); la fase di redazione del Piano di Gestione che deve essere ultimato entro il dicembre 2015 (entro il giugno 2015 per il D.Lgs. 49/2010). L'Adb Arno sta lavorando quindi per adattare quanto già fatto per il Piano di assetto idrogeologico (Pai) ai requisiti richiesti dalla direttiva europea e alle nuove esigenze dettate anche dai cambiamenti climatici, dovendo coinvolgere tutti gli stakeholder nel processo decisionale come impone la legislazione europea.
Il percorso delle Autorità di bacino (che nel frattempo, è la nostra sensazione, hanno un "peso specifico" minore nello "scacchiere" istituzionale) per individuare aree ad elevata pericolosità e vincoli prosegue, ma la difesa del suolo che si attua non solo con infrastrutture (attenzione alle aree montane, restituzione delle pertinenze fluviali, rallentamento dei deflussi... sono imprescindibili) vede un passaggio fondamentale a livello locale quando i comuni pianificano la loro espansione e da questo punto di vista rimane molto strada da fare. La rimessa in sesto di un argine non può rappresentare motivo sufficiente per chiedere un "declassamento" in termini di pericolosità e pianificare quindi nuova edificazione. Consumo di territorio ed uso del cemento sono ancora troppo elevati a testimoniare come sia necessario lavorare sulla cultura della prevenzione coinvolgendo amministratori e cittadini. Solo a questo livello si può verificare la vera svolta, altrimenti per il 50esimo anniversario dell'alluvione (nel 2016) saremo a celebrare ancora progressi sulla carta.
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