Approvata la nuova legge che equipara figli legittimi, illegittimi e adottati. Punto controverso: la possibilità di implicita approvazione dell'incesto.
Città Nuova - È legge il provvedimento che prevede la reale equiparazione tra figli nati all’interno e fuori dal matrimonio. Da oggi saranno tutti figli e basta. Non più legittimi, illegittimi e adottati. Avranno tutti il medesimo stato giuridico e gli stessi diritti. In Italia, secondo l’Istat, sono 134 mila, il 18 per cento delle nuove nascite, i figli nati nel 2011, dalle 900 mila coppie non coniugate. Il disegno di legge è stato approvato con 366 voti favorevoli, 31 contrari e 58 astenuti. Le altre novità introdotte riguardano l’asse di parentela. I figli illegittimi avevano legami di parentela solo con i genitori, ora li avranno anche verso gli zii, i nonni, i cugini, in tutto equiparati ai figli legittimi. Logica conseguenza è entrare di diritto nell’asse ereditario di tutta la famiglia d’origine e non solo dei genitori. Inoltre, eliminando la distinzione tra figli legittimi e illegittimi, non ci si rivolgerà più al “giudice specializzato” del Tribunale dei minori, ma le controversie saranno giudicate dal tribunale ordinario. Fin qui tutto bene e in perfetta linea con l’articolo 30 della Costituzione: « La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima». Il punto controverso riguarda la modifica dell’art. 251 del codice civile introdotta dal Senato lo scorso maggio e confermata dalla Camera che vietava di riconoscere i figli nati da rapporti incestuosi. Con la nuova legge possono essere riconosciuti come tali i figli nati da incesto, anche se il riconoscimento può avvenire solo previa autorizzazione del giudice. Il problema nasce da un senso del limite nella ricerca della paternità. È giusto che chi ha praticato l’incesto, quasi sempre con violenza e senza consenso, su figlie adolescenti, possa fare domanda di paternità? Non è meglio che sia il figlio, eventualmente, a sceglierlo come padre? Non è meglio confinare l’incesto in un tabù da non violare piuttosto di legittimarlo proprio perché ritenuto estraneo alla propria cultura? Non vorremmo che il provvedimento, ampiamente positivo, sia figlio della fretta che genera figli legittimi ma ciechi. Arrivato in terza lettura alla Camera o andava approvato così com’era giunto modificato dal Senato o il provvedimento doveva essere stralciato. «La prima attenzione va data sempre al bambino ‒ dice Alberto Friso di Famiglie Nuove ‒, occorre perciò proporre delle modifiche perché è indispensabile una protezione giuridica preventiva a favore del nascituro e non far passare l’idea, insita in questo articolo, che anche ad un atto incestuoso si può rimediare per legge».
Città Nuova - È legge il provvedimento che prevede la reale equiparazione tra figli nati all’interno e fuori dal matrimonio. Da oggi saranno tutti figli e basta. Non più legittimi, illegittimi e adottati. Avranno tutti il medesimo stato giuridico e gli stessi diritti. In Italia, secondo l’Istat, sono 134 mila, il 18 per cento delle nuove nascite, i figli nati nel 2011, dalle 900 mila coppie non coniugate. Il disegno di legge è stato approvato con 366 voti favorevoli, 31 contrari e 58 astenuti. Le altre novità introdotte riguardano l’asse di parentela. I figli illegittimi avevano legami di parentela solo con i genitori, ora li avranno anche verso gli zii, i nonni, i cugini, in tutto equiparati ai figli legittimi. Logica conseguenza è entrare di diritto nell’asse ereditario di tutta la famiglia d’origine e non solo dei genitori. Inoltre, eliminando la distinzione tra figli legittimi e illegittimi, non ci si rivolgerà più al “giudice specializzato” del Tribunale dei minori, ma le controversie saranno giudicate dal tribunale ordinario. Fin qui tutto bene e in perfetta linea con l’articolo 30 della Costituzione: « La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima». Il punto controverso riguarda la modifica dell’art. 251 del codice civile introdotta dal Senato lo scorso maggio e confermata dalla Camera che vietava di riconoscere i figli nati da rapporti incestuosi. Con la nuova legge possono essere riconosciuti come tali i figli nati da incesto, anche se il riconoscimento può avvenire solo previa autorizzazione del giudice. Il problema nasce da un senso del limite nella ricerca della paternità. È giusto che chi ha praticato l’incesto, quasi sempre con violenza e senza consenso, su figlie adolescenti, possa fare domanda di paternità? Non è meglio che sia il figlio, eventualmente, a sceglierlo come padre? Non è meglio confinare l’incesto in un tabù da non violare piuttosto di legittimarlo proprio perché ritenuto estraneo alla propria cultura? Non vorremmo che il provvedimento, ampiamente positivo, sia figlio della fretta che genera figli legittimi ma ciechi. Arrivato in terza lettura alla Camera o andava approvato così com’era giunto modificato dal Senato o il provvedimento doveva essere stralciato. «La prima attenzione va data sempre al bambino ‒ dice Alberto Friso di Famiglie Nuove ‒, occorre perciò proporre delle modifiche perché è indispensabile una protezione giuridica preventiva a favore del nascituro e non far passare l’idea, insita in questo articolo, che anche ad un atto incestuoso si può rimediare per legge».
Aurelio Molè
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