24 dicembre 2010. Due chiese cristiane colpite nei dintorni di Maiduguri e quattro bombe esplose in due quartieri cristiani a Jos. 25 dicembre 2011. Un’autobomba deflagrata davanti alla Chiesa di Santa Teresa a Madalla nella periferia di Abuja. Altri ordigni esplosi a Jos, Damaturu e Gadaka.
«Non è difficile immaginare con quali sentimenti i cristiani nigeriani si preparino al Natale. Ecco perché noi di Aiuto alla Chiesa che Soffre vogliamo essere loro accanto e “tenere accesa la loro speranza”. E siamo certi che il sostegno dei nostri benefattori non mancherà». Il direttore di ACS-Italia presenta così la campagna natalizia di raccolta fondi in favore della Chiesa in Nigeria. Il 2012 di ACS-Italia si è aperto con appello urgente per la costruzione di una Chiesa a Kachi, nello Stato di Kaduna, uno dei dodici stati in cui la sharia è fonte di diritto dal 1999. E ovviamente non sono mancati, come sempre, gli aiuti alla formazione dei seminaristi, all’edilizia, alla pubblicazione di testi religiosi, ai religiosi e alle religiose, e ai sacerdoti attraverso le intenzioni di Sante Messe. «Non abbiamo mai distolto il nostro sguardo dai nostri fratelli nigeriani – continua Ilardo – Abbiamo sostenuto la loro Chiesa, ma soprattutto ci siamo fatti portavoce del loro martirio».
La fondazione pontificia ha riportato innumerevoli testimonianze giunte dal “gigante africano”, in particolare dal Nord del Paese dove ha avuto luogo la maggior parte degli attentati. Le esortazioni dei vescovi a non cedere al desiderio di vendetta. Le critiche dell’episcopato alla debolezza del governo, incapace di garantire sicurezza e assicurare giustizia. Ma anche semplici dichiarazioni di sacerdoti e di fedeli che con coraggio e fede incrollabile continuano ad andare a messa la domenica. «Non ho paura di morire, io devo andare in Chiesa. Succeda quel che succeda, la gente deve andare in Chiesa» – ha detto candidamente una signora di Abuja, Benedette Nwachukwu, a don Valentine Onwunjiogu, sacerdote nigeriano recentemente intervistato da ACS-Italia. Quest’anno le vittime degli attacchi rivendicati o attribuiti alla setta Boko Haram sono state circa 400. Dal 2010 ad oggi più di 1400. Le Chiese hanno cercato di difendersi installando metal detector alle porte e assoldando i Man O War, guardie paramilitari addette alla sicurezza. «Ciò non significa che durante la funzione il clima non sia teso - aggiunge don Valentine - ed è sufficiente il rumore di un microfono rotto a terrorizzare e far fuggire l’intera assemblea».
«Convertitevi, sparite o morite» il terribile ultimatum dei “talebani africani” è difficile da dimenticare. «Quest’anno nel Nord del Paese gli attentati hanno segnato una tragica ricorrenza settimanale – dichiara don Valentine – A causa del fondamentalismo, la religione, il conforto e il rifugio dei figli di Dio, è divenuta un “incubo”». ACS-Italia lancia la campagna di raccolta fondi natalizia “EMERGENZA NIGERIA: a Natale tieni accesa la speranza”. Per informazioni e donazioni: http://acs-italia.org/campagne/
«Non è difficile immaginare con quali sentimenti i cristiani nigeriani si preparino al Natale. Ecco perché noi di Aiuto alla Chiesa che Soffre vogliamo essere loro accanto e “tenere accesa la loro speranza”. E siamo certi che il sostegno dei nostri benefattori non mancherà». Il direttore di ACS-Italia presenta così la campagna natalizia di raccolta fondi in favore della Chiesa in Nigeria. Il 2012 di ACS-Italia si è aperto con appello urgente per la costruzione di una Chiesa a Kachi, nello Stato di Kaduna, uno dei dodici stati in cui la sharia è fonte di diritto dal 1999. E ovviamente non sono mancati, come sempre, gli aiuti alla formazione dei seminaristi, all’edilizia, alla pubblicazione di testi religiosi, ai religiosi e alle religiose, e ai sacerdoti attraverso le intenzioni di Sante Messe. «Non abbiamo mai distolto il nostro sguardo dai nostri fratelli nigeriani – continua Ilardo – Abbiamo sostenuto la loro Chiesa, ma soprattutto ci siamo fatti portavoce del loro martirio».
La fondazione pontificia ha riportato innumerevoli testimonianze giunte dal “gigante africano”, in particolare dal Nord del Paese dove ha avuto luogo la maggior parte degli attentati. Le esortazioni dei vescovi a non cedere al desiderio di vendetta. Le critiche dell’episcopato alla debolezza del governo, incapace di garantire sicurezza e assicurare giustizia. Ma anche semplici dichiarazioni di sacerdoti e di fedeli che con coraggio e fede incrollabile continuano ad andare a messa la domenica. «Non ho paura di morire, io devo andare in Chiesa. Succeda quel che succeda, la gente deve andare in Chiesa» – ha detto candidamente una signora di Abuja, Benedette Nwachukwu, a don Valentine Onwunjiogu, sacerdote nigeriano recentemente intervistato da ACS-Italia. Quest’anno le vittime degli attacchi rivendicati o attribuiti alla setta Boko Haram sono state circa 400. Dal 2010 ad oggi più di 1400. Le Chiese hanno cercato di difendersi installando metal detector alle porte e assoldando i Man O War, guardie paramilitari addette alla sicurezza. «Ciò non significa che durante la funzione il clima non sia teso - aggiunge don Valentine - ed è sufficiente il rumore di un microfono rotto a terrorizzare e far fuggire l’intera assemblea».
«Convertitevi, sparite o morite» il terribile ultimatum dei “talebani africani” è difficile da dimenticare. «Quest’anno nel Nord del Paese gli attentati hanno segnato una tragica ricorrenza settimanale – dichiara don Valentine – A causa del fondamentalismo, la religione, il conforto e il rifugio dei figli di Dio, è divenuta un “incubo”». ACS-Italia lancia la campagna di raccolta fondi natalizia “EMERGENZA NIGERIA: a Natale tieni accesa la speranza”. Per informazioni e donazioni: http://acs-italia.org/campagne/
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