lunedì, dicembre 17, 2012
L’ordigno bellico ha provocato una strage in un villaggio ad est del Paese

di Paola Bisconti

A poche settimane dalla “Giornata dei diritti dell’Infanzia”, quello che è successo in Afghanistan ha dell’incredibile: in piena notte, un gruppo di bambine fra i 9 e gli 11 anni stavano raccogliendo con un’accetta della legna da ardere per riscaldarsi. Già questo sarebbe bastato a parlare di violenza sull’infanzia… se poi una delle bambine colpisce accidentalmente una mina antiuomo provocando la morte di 10 coetanee e il ferimento di altre due, la tragedia assume dimensioni inaccettabili. La violenta esplosione non ha consentito nemmeno il riconoscimento delle vittime, giovani martiri di una guerra che dura da tre decenni in uno dei paesi più minati al mondo, insieme a Bosnia-Herzegovina, Cambogia, Iraq e Angola. Il villaggio di Dawlatzai, nella provincia orientale di Nanangahar, è seminato di mine così come il resto della nazione: si contano 10 milioni di ordigni bellici non esplosi sparsi su tutto il territorio.

Mohammad Sediq, governatore del distretto di Chaparhar, ha dichiarato che quella scoppiata è una mina antiuomo risalente all’epoca della guerra contro l’ex Armata Rossa Sovietica, mentre Ahmad Zia Abulzai, il portavoce del governo provinciale, sostiene che l’ordigno sia stato posizionato dalle milizie talebane. Dati più certi saranno confermati in seguito all’inchiesta aperta dalle autorità locali, che tenteranno innanzitutto di spiegare perché la mina si trovava in quel luogo.

Le mine antiuomo impiegate negli ultimi conflitti sono di plastica o di vetro e risultano particolarmente leggere, hanno una carica esplosiva tra i 100 grammi e i 2 chili e sono in grado di mutilare, far perdere la vista e l’udito o di uccidere, proprio com’è accaduto oggi alle bambine. La Campagna Internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo ricorda che, come altri residui bellici inesplosi, esse violano la Dichiarazione dei Diritti dei Bambini. Per capire la gravità del problema basta pensare che nel 2006, l’anno col più basso numero di vittime, ci sono state comunque 6000 uccisioni. I bambini naturalmente sono i più colpiti e a causa della piccola corporatura rischiano più facilmente di morire; chi rimane ferito poi difficilmente può accedere alle costosissime cure.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa