lunedì, dicembre 10, 2012
“Non dimentichiamo che ogni cristiano è in cammino verso la sua vera patria: il cielo”

di Carlo Mafera

“L’Avvento ci invita ad andare incontro al Signore, e quindi a metterci in cammino. Questa realtà è molto familiare alle persone costrette a lasciare la loro regione, per vari motivi, tra cui le guerre o la povertà. I migranti conoscono la precarietà e incontrano spesso scarsa comprensione”. Lo ha detto ieri mattina Benedetto XVI dopo la recita dell’Angelus da piazza San Pietro, nei saluti in francese. “Possano essere accolti e avere una vita degna - è stato l’auspicio del Papa - In questo tempo di preparazione del Natale, che una solidarietà fraterna e gioiosa venga in aiuto ai loro bisogni e sostenga la loro speranza! Non dimentichiamo che ogni cristiano è in cammino verso la sua vera patria: il cielo. Il Cristo è l’unica via! Che la Vergine Maria, che ha conosciuto i viaggi e l’esilio, accompagni il nostro cammino!”.

E’ questa la vera caratteristica del vero uomo religioso: l’apertura e l’accoglienza, dimensioni essenziali della nostra vita di fede. Il mistero del Dio Uno e Trino ci richiama proprio a questo aspetto importante : l’incontro con l’altro è condizione di crescita umana e anche occasione irrinunciabile. Non è difficile rendersi conto che l’uomo non può crescere da solo ma ha bisogno di un continuo confronto con gli altri e con i problemi che si pongono con la convivenza. Noi conosciamo veramente noi stessi solo conoscendo gli altri. Infatti gli altri ci costringono ad uscire dai nostri schemi chiusi e dai nostri progetti egoistici.

Gli altri però non sono coloro con i quali ci identifichiamo e che ci confermano nelle nostre abitudini. I veri altri sono i cosiddetti “diversi” (altro da sé) come è Dio. Ecco l’importanza del diverso, dello straniero. L’uomo che non ha le nostre abitudini mette in crisi la nostra vita e la scansione di come l’abbiamo strutturata e ci obbliga ad una seria riflessione, a rimettere in discussione il nostro egoismo e a smascherare le nostre paure e i nostri meccanismi di difesa. Se accettiamo di incontrare l’altro, se lo avviciniamo rispettandolo per quello che è, nella sua diversità, può divenire il nostro migliore maestro. Solo chi è diverso da noi, infatti può prestarci occhi nuovi per guardare realtà note. Solo chi non abbiamo mai incontrato prima può stimolarci a guardare le cose in modo diverso. Così possono cadere abitudini incancrenite, situazioni paralizzate e possono essere rimessi in discussione giudizi senza appello. Spesso la fede, non illuminata dal confronto, diventa una forma di autocompiacimento, una forma di narcisismo o di semplice divertimento, evasione o peggio ancora di fuga dall’altro. Il diverso è come la cartina al tornasole. E’ la prova della tua fede. E’ la verifica se la tua fede è autentica. E proprio in questo anno dedicato alla Fede, abbiamo la possibilità di verificarne la consistenza confrontandoci con l’altro da sé. Il diverso ci costringe a prendere posizione e a prendere delle responsabilità dando per l’appunto delle precise risposte.

Ma perché questo accada, occorre che l’accettazione dell’altro non si limiti al rispetto formale della buona educazione ma sia vera. Ecco allora, per concludere, cosa ci insegna il confronto con l’altro e in particolare con il migrante: innanzitutto richiama la nostra attenzione sul pericolo della nostra chiusura egoistica. Il confronto ci dice di non fuggire nel privato e di non essere accoglienti solo con chi si rende accettabile e capace di adeguarsi alle nostre abitudini senza creare problemi. Il confronto ci invita invece ad aprirci e a capire che l’accoglienza, sostituendosi all’istinto di difesa, potrebbe diventare l’espressione di una vita vissuta e condivisa con gli altri in modo più maturo e sereno. Potrebbe quindi essere l’indice di un comportamento più umano e arricchente dove non ci sia più spazio per la diffidenza e l’ostilità.

Sono presenti 2 commenti

Carolus ha detto...

Continuiamo ad accogliere coloro che si rifiutano di accettare i nostri usi e le nostre abitudini, li manteniamo, ne mettiamo in galera un bel numero, diamo loro tutti i diritti e nessun dovere, costruiamo moschee e loro pretendono ancora di più.

salvatore ha detto...

vorrei rispondere a carolus; penso che il nostro paese fino a quando non smetterà di ragionare per luoghi comuni, stereotipi e pregiudizi difficilmente potrà migliorare; fino a quando l' immigrato sarà visto come un problema di sicurezza e non come un' opportunità rimarremo nella nostra grettezza e chiusura. Non nego che ci siano immigrati che delinquano e per questo vanno puniti, ma la stragrande maggioranza è gente onesta e una parte sono loro che mantengono noi, con i contributi che versano per il loro onesto lavoro con i quali paghiamo parte della pensione ai nostri vecchi. Piantiamola di ragionare in maniera razzista, di certo questo oggi l' italia non ne ha bisogno

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