giovedì, dicembre 20, 2012
Il ministero del Turismo israeliano prevede un flusso di 75mila persone per il periodo natalizio. Alla chiesa della Natività code chilometriche per visitare la grotta della mangiatoia. Musulmani e cristiani festeggiano insieme la nascita di Gesù. Il conflitto fra israeliani e palestinesi assume sempre di più i contorni dell'estremismo religioso e schiaccia le comunità cristiane. 

Betlemme (AsiaNews) - Come ogni anno un clima di festa accompagna le celebrazioni natalizie a Betlemme, il luogo di nascita di Gesù. Malgrado i tragici avvenimenti a Gaza e le tensioni in Medio oriente, circa 75mila pellegrini sono attesi nei prossimi giorni in Terra Santa. Samir Qumsieh, giornalista e direttore della televisione cattolica Al-Mahed Nativity Tv Station di Betlemme, sottolinea che dall'inizio della settimana la città è bloccata dal traffico e tutte le strade e piazze sono decorate con luci e addobbi. "Qui tutti festeggiano il Natale - racconta il giornalista - Betlemme è a maggioranza musulmana e la comunità islamica partecipa in modo attivo alle varie iniziative che caratterizzano tutto il periodo".

Oggi centinaia di palestinesi, cristiani e musulmani, assisteranno all'accensione dell'albero di Natale nel centro della città. Alle celebrazioni parteciperanno Salam Fayyad, Primo ministro dell'Autorità Nazionale palestinese (Anp) e altre personalità politiche. Il 24 dicembre, Abu Mazen, presidente dell'Anp, parteciperà alla messa di mezzanotte nella chiesa della Natività.

Secondo Samir Qumsieh, il clima positivo di questi giorni è solo una parentesi se paragonato alla situazione quotidiana vissuta dai cristiani della Terra Santa, in particolare nei territori palestinesi. "La partecipazione delle personalità politiche alle celebrazioni per il Natale - afferma - non basta a tranquillizzare i cristiani di Betlemme, che a causa delle condizioni economiche e della discriminazione sociale continuano ad emigrare". "Noi - spiega - siamo allo stesso tempo vittime della divisione fra Hamas e al-Fatah e delle politiche repressive di Israele. Non possiamo più vivere ancora molto in queste condizioni".

Il giornalista spiega che le due fazioni sono ancora molto distanti da una reale riconciliazione. A complicare la situazione vi è la crescita del gruppo fondamentalista di Hamas nella West Bank. I cristiani rischiano di soccombere schiacciati dall'estremismo islamico. "Anche il riconoscimento della Palestina all'Onu - sottolinea Qumsieh - non ha cambiato nulla sul campo. Israele, invece di ritornare al tavolo dei negoziati, ha utilizzato la mossa di Abu Mazen per giustificare migliaia di nuovi insediamenti in Cisgiordania, che probabilmente erano in programma da molto tempo e non fanno parte di una vendetta come affermano molti analisti".

Per Qumsieh, nel conflitto fra israeliani e palestinesi la religione e la politica si intrecciano. Un esempio sono gli inviti dei leader di Hamas al jihad contro gli israeliani, accusati di aver occupato il suolo sacro ai musulmani e le dichiarazioni degli esponenti della destra israeliana che usano la Bibbia per rivendicare i territori. I cristiani si trovanoal centro di questa controversia e la loro voce è sempre più flebile. "Purtroppo - dichiara il giornalista - la crescita del fondamentalismo islamico armato in Medio oriente non aiuta. dopo l'esodo dall'Iraq, le chiese cristiane rischiano di scomparire anche dalla Siria. In Terra Santa siamo ormai una piccola percentuale che continua a diminuire". Dal 1967 a oggi circa il 35% della popolazione cristiana palestinese è emigrato all'estero e si ritiene che nel 2020 essi rappresenteranno solo l'1,6% della popolazione totale. La maggioranza delle famiglie cristiane vive soprattutto grazie al turismo legato ai pellegrinaggi religiosi, che dà lavoro a migliaia di persone.

Ieri, la Commissione episcopale per i Pellegrinaggi dell'Assemblea degli ordinari Cattolici ha lanciato un appello per incoraggiare i pellegrini a visitare la Terra Santa: "Non abbiate paura di venire a visitare la vostra Chiesa Madre. L'itinerario del vostro pellegrinaggio è sicuro e lontano dai pericoli". Il ministero israeliano del Turismo ha dichiarato che il 24 e il 25 dicembre offrirà il trasporto gratuito dei turisti da Gerusalemme a Betlemme, garantendo bus navetta ogni 15- 20 minuti. Per il 2012, le autorità sperano di raggiungere il record di 3,3 milioni di visitatori, quasi 1 milione in più rispetto al 2011. Di questi oltre il 60% sono pellegrini cristiani, che come confermato dallo stesso ministero, rappresentano la più grande risorsa per il turismo israeliano e palestinese.

La presenza dei cristiani e dei pellegrini in Terra Santa è una risorsa anche per il dialogo interreligioso. Lo scorso 18 dicembre, mons. Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme ha inaugurato l'albero di Natale posto per la prima alla porta di Jaffa, nella città vecchia. La cerimonia che ha riunito diversi vescovi, sacerdoti, religiosi e laici ha attirato anche molti ebrei e musulmani. (S.C.)


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