Almeno 90 vittime e decine di feriti: è il bilancio di un bombardamento aereo contro la cittadina di Halfaya, nella provincia centrale di Hama, che ieri ha colpito un forno davanti al quale erano in fila centinaia di civili.
Misna - In realtà secondo fonti vicine all’opposizione e ad alcuni attivisti per i diritti umani citati da Al Jazeera, “non c’è alcun modo di sapere con esattezza quanti siano i morti”; per alcuni nel bombardamento del panificio potrebbero aver perso la vita fino a 300 persone. Il numero di abitanti in coda era particolarmente elevato, stimato in un migliaio, poiché in città la farina non arrivava da almeno tre giorni rendendo il pane un bene sempre più prezioso. Secondo alcuni osservatori la strage di Halfaya è stata una “punizione”: pochi giorni fa i ribelli hanno annunciato di averne preso il controllo e decretato la città “zona liberata”. La località fa parte di un territorio nel quale i ribelli hanno lanciato una nuova fase della loro offensiva cominciata 21 mesi fa contro il presidente siriano Bashar al Assad. Altri bombardamenti governativi sono stati denunciati dall’Osservatorio siriano per i diritti umani – con sede a Londra – nella provincia di Aleppo e nella città di Saqba, nella provincia di Damasco, lungo la strada che collega la capitale all’aeroporto internazionale. Nonostante le avverse condizioni meteorologiche, da canto suo la ribellione ha annunciato di essere riuscita a prendere il controllo di una base militare nel villaggio di al-Hawa, nei pressi di Aleppo, cuore economico della Siria.
Gli ultimi fatti violenti si sono verificati in concomitanza con l’arrivo a sorpresa a Damasco dell’inviato Onu e della Lega Araba, Lakhdar Brahimi. Prima di partire per il suo terzo viaggio in Siria, Brahimi ha detto di sperare in una “soluzione negoziata che porti alla formazione di un governo di transizione consensuale dotato di pieni poteri”. A causa degli scontri in atto nei pressi dell’aeroporto, per la prima volta l’inviato ha raggiunto Damasco transitando da Beirut e proseguendo il suo viaggio in macchina fino alla capitale siriana. “La situazione è inquietante (…) Spero che tutte le parti si pronuncerano in favore di una soluzione auspicata dall’intero popolo siriano” ha detto l’inviato al termine di un colloquio con il presidente Assad. Durante la sua ultima visita ad ottobre Brahimi aveva negoziato una tregua per l’Eid al Adha, festa musulmana del sacrificio, che non aveva retto più di qualche ora.
Intanto il ministro siriano dell’Informazione, Omran al-Zoubi, ha lanciato un appello a favore del dialogo, precisando che “solo i siriani parteciperanno al dialogo nazionale”. Ha poi ribadito che il governo di Damasco continuerà la sua lotta contro “gruppi terroristici sostenuti da potenze straniere che intendono distruggere la Siria”.
Misna - In realtà secondo fonti vicine all’opposizione e ad alcuni attivisti per i diritti umani citati da Al Jazeera, “non c’è alcun modo di sapere con esattezza quanti siano i morti”; per alcuni nel bombardamento del panificio potrebbero aver perso la vita fino a 300 persone. Il numero di abitanti in coda era particolarmente elevato, stimato in un migliaio, poiché in città la farina non arrivava da almeno tre giorni rendendo il pane un bene sempre più prezioso. Secondo alcuni osservatori la strage di Halfaya è stata una “punizione”: pochi giorni fa i ribelli hanno annunciato di averne preso il controllo e decretato la città “zona liberata”. La località fa parte di un territorio nel quale i ribelli hanno lanciato una nuova fase della loro offensiva cominciata 21 mesi fa contro il presidente siriano Bashar al Assad. Altri bombardamenti governativi sono stati denunciati dall’Osservatorio siriano per i diritti umani – con sede a Londra – nella provincia di Aleppo e nella città di Saqba, nella provincia di Damasco, lungo la strada che collega la capitale all’aeroporto internazionale. Nonostante le avverse condizioni meteorologiche, da canto suo la ribellione ha annunciato di essere riuscita a prendere il controllo di una base militare nel villaggio di al-Hawa, nei pressi di Aleppo, cuore economico della Siria.
Gli ultimi fatti violenti si sono verificati in concomitanza con l’arrivo a sorpresa a Damasco dell’inviato Onu e della Lega Araba, Lakhdar Brahimi. Prima di partire per il suo terzo viaggio in Siria, Brahimi ha detto di sperare in una “soluzione negoziata che porti alla formazione di un governo di transizione consensuale dotato di pieni poteri”. A causa degli scontri in atto nei pressi dell’aeroporto, per la prima volta l’inviato ha raggiunto Damasco transitando da Beirut e proseguendo il suo viaggio in macchina fino alla capitale siriana. “La situazione è inquietante (…) Spero che tutte le parti si pronuncerano in favore di una soluzione auspicata dall’intero popolo siriano” ha detto l’inviato al termine di un colloquio con il presidente Assad. Durante la sua ultima visita ad ottobre Brahimi aveva negoziato una tregua per l’Eid al Adha, festa musulmana del sacrificio, che non aveva retto più di qualche ora.
Intanto il ministro siriano dell’Informazione, Omran al-Zoubi, ha lanciato un appello a favore del dialogo, precisando che “solo i siriani parteciperanno al dialogo nazionale”. Ha poi ribadito che il governo di Damasco continuerà la sua lotta contro “gruppi terroristici sostenuti da potenze straniere che intendono distruggere la Siria”.
Tweet |
È presente 1 commento
Questo è tutto quello che raccontano i contra.
Cosa comunica, invece, il Governo siriano?
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.