giovedì, dicembre 27, 2012
Sempre più ufficiali e soldati disertano e vanno a rafforzare l'opposizione armata. L'esercito regolare si è trasformato in "una banda di assassini e distruttori". Dopo il massacro di Halfaya, oltre 1000 siriani sono fuggiti in Turchia. L'appello di Benedetto XVI per una soluzione politica alla crisi.  

AsiaNews - Abulaziz al-Shalal, comandante della polizia militare siriana, ha disertato dall'esercito di Bashar el Assad ed è fuggito in Turchia a dare man forte all'opposizione armata. Lui stesso ha dato l'annuncio pubblico in un video postato su Youtube. Il gen. Abulaziz al-Shalal (v. foto), uno dei più alti ufficiali del regime, ha detto di aver preso la sua decisione perché "l'esercito [siriano] ha deviato dalla sua fondamentale missione di proteggere il popolo siriano e si è trasformato in una banda di assassini e distruttori". Al Shalal ha aggiunto che nell'esercito regolare "vi sono molti altri alti ufficiali che vorrebbero disertare, ma la situazione non è favorevole per loro".

Secondo fonti della sicurezza siriana, la defezione di al-Shalal non è molto importante perché egli stava per andare in pensione.

In ogni caso, sempre più soldati e ufficiali abbandonano l'esercito disgustati dai massacri che colpiscono parenti, amici, villaggi di conoscenti delle truppe.

Quattro giorni fa, ad Halfaya, nella provincia di Hama, un raid aereo ha ucciso decine di persone che erano in coda a cercare di comprare del pane. Il governo di Ankara ha dichiarato che dopo il massacro almeno 1100 siriano hanno attraversato la frontiera, facendo giungere a circa 148mila i profughi della guerra in Turchia. Intanto, a Damasco, l'inviato di pace dell'Onu, Lakhdar Brahimi, ha avuto colloqui con personalità dell'opposizione "legale", accettata dal regime, ma rifiutata dai gruppi di opposizione armata, che vogliono la cacciata di Bashar Assad dalla Siria. In precedenza Brahimi aveva avuto un colloquio anche con Assad, sui "molti passi da prendere in futuro", ma non ha spiegato quali sono questi passi.

Il giorno di Natale, Benedetto XVI ha ribadito l'urgenza della pace per la Siria, sottolineando l'importanza di una soluzione politica: "La pace - ha detto nel suo Messaggio Urbi et Orbi - germogli per la popolazione siriana, profondamente ferita e divisa da un conflitto che non risparmia neanche gli inermi e miete vittime innocenti. Ancora una volta faccio appello perché cessi lo spargimento di sangue, si facilitino i soccorsi ai profughi e agli sfollati e, tramite il dialogo, si persegua una soluzione politica al conflitto".

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