venerdì, dicembre 28, 2012
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha lasciato nella notte le Hawaii per rientrare, in anticipo, a Washington dove cercherà di trovare un accordo che eviti il “Fiscal Cliff”, ovvero il "baratro fiscale", il pacchetto di tagli automatici alla spesa e aumenti delle tasse che scatterà dal primo gennaio e che rischia di congelare la ripresa americana.  

Radio Vaticana - Quali sono i punti su cui si stanno sfidando Repubblicani e Democratici? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Fernando Fasce, docente di Storia americana presso l’Università di Genova: ascolta
R. – Si stanno sfidando sostanzialmente sull’eredità delle politiche fiscali di George W. Bush: se si debba ridefinire il sistema di tassazione in maniera progressiva e quindi si debbano eliminare quelle facilitazioni per le tassazioni per i ceti più elevati, che erano state pesantemente introdotte da George W. Bush; contemporaneamente a questo, anche la logica, che è ora predominante, della destra - del Partito repubblicano - favorevole a tagli pesanti alla spesa pubblica.

D. – Questo gioco di veti incrociati è rischiosissimo. Si calcola, ad esempio, che in mancanza di un accordo ci sarebbe un aumento medio delle imposte di 2200 dollari a famiglia. Ma c’è la percezione del pericolo da parte dell’opinione pubblica americana in questo momento?

R. – Questo è difficile da misurare, perché, come sappiamo, l’opinione pubblica è molto polarizzata – l’abbiamo visto anche alle ultime elezioni – con una forte tendenza ad identificarsi nelle rispettive posizioni di partito. Però, non va sottovalutato il fatto che ci sono stati tentativi molteplici da parte del presidente Obama di chiarire alcuni elementi di fondo e chiarire il fatto che qui davvero si va incontro ad un caso come quello che vide protagonista Clinton e i Repubblicani all’inizio del 1996.

D. – Anche Obama si è trovato più o meno nella stessa situazione l’anno scorso, poi tutto si risolse all’ultimo momento. E’ possibile immaginare una situazione del genere anche in questo caso, cioè che si arrivi ad un accordo nelle ultime ore?

R. – E’ sperabile, anche se, però, lo schieramento repubblicano sembra fortemente convinto di no. Notizie di un paio di giorni fa avevano visto il fallimento del tentativo di mediazione con il capogruppo alla Camera, repubblicano, Boehner, che è stato in un certo senso scavalcato dai rappresentanti più estremisti all’interno del suo stesso partito.

D. – Con il sistema dei tagli automatici alla spesa, oltre due milioni di disoccupati dovranno rinunciare al loro sussidio. Questa è un’altra delle gravi conseguenze sociali. Ma come è possibile superare, secondo lei, questa impasse?

R. – La risposta non potrà che provenire dal livello locale e statale, cioè è sperabile che a livello dei singoli Stati vengano attivate misure, seppure temporanee, di parziale alleviamento di questa drammatica condizione.

D. – C’è un altro elemento preoccupante, il Tesoro ha comunicato che il tetto del debito sarà raggiunto il 31 dicembre e non nel corso del 2013, come inizialmente era previsto. Geithner ha comunicato che adotterà misure straordinarie per rinviare il default del Paese. Si possono immaginare queste misure?

R. – La cosa fondamentale sarà, per l’ennesima volta, un tentativo di programma di stimolo e quindi di crescita della liquidità. Non si vede altra strada.


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