Illustrati a Milano i risultati dell’indagine promossa dall’associazione Greenaccord Onlus, dalla Fondazione Cariplo e dalle diocesi di Napoli ed alcune associazioni ecclesiali di Milano, Brescia e Bergamo. Coinvolte nell’indagine oltre 300 famiglie. I consumi delle famiglie italiane sono 4 volte superiori alla biocapacità italiana. Ma basta poco per poterli ridurre.
Milano - Che l’Italia consumi in misura eccessiva e troppo velocemente le risorse naturali e le materie prime di cui dispone è un dato ormai noto. Meno noto è il fatto che a produrre tale insostenibile modello di sviluppo contribuiscano in modo significativo le famiglie italiane. A rivelarlo è una ricerca - “La Terra è casa tua” – realizzata dall’associazione Greenaccord Onlus in collaborazione con la diocesi di Napoli ed alcune associazioni ecclesiali di Milano, Brescia e Bergamo, e finanziato dalla Fondazione Cariplo, con il contributo della Fondazione Banco di Napoli. L’indagine è stata presentata in occasione del convegno “L’amore per il Creato. A lezione da Wojtyla”, organizzato a Milano, in collaborazione con la Fondazione Cariplo e la partecipazione di Eupolis della Regione Lombardia, per ricordare la sensibilità ecologica di Giovanni Paolo II. La ricerca ha permesso di fotografare l’impronta ecologica di quasi 300 nuclei familiari, selezionati attraverso le diocesi di Napoli, Brescia, Bergamo e Milano. Negativo l’andamento rilevato, perché l’impronta ecologica ha ormai superato i 4,5 gha/procapite, con lievi differenze tra le diverse città esaminate. In pratica ciascuna famiglia consuma quattro volte più risorse di quanto l’Italia, con una biocapacità di 1 gha/procapite, sia in grado di produrre.Un dato già di per sé rilevante. Ancor più interessante è però la ripartizione dell’impronta ecologica familiare tra i diversi consumi. Diversamente da quanto s’immagina di solito, non sono i trasporti la voce che contribuisce di più all’impatto ambientale delle famiglie. Tale voce è anzi penultima tra le sette analizzate. La parte del leone, con il 47% dell’impatto, è invece riservata agli alimenti: il consumo eccessivo di carni rosse infatti richiede un consumo di materie prime alimentari e di risorse idriche. Sul podio, a pari merito, con l’11% d’incidenza, anche gli acquisti di beni di consumo e la produzione di rifiuti. Un’analisi per molti versi impietosa. Che però ha dimostrato anche un altro aspetto: una volta individuati i settori in cui l’impatto ambientale di ciascuna famiglia è maggiore, le persone si sono quasi sempre mostrate disponibili a modificare gli stili di vita più nocivi per la Natura. “Questo progetto – spiega Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord Onlus e responsabile della ricerca – si propone di aprire un canale etico privilegiato per la diffusione di stili di vita sostenibili orientati a un sano rapporto fra l’uomo ed il creato, fra l’economia e l’ambiente, visto non più in chiave esclusivamente utilitaristica, ma improntato alla solidarietà ed al rispetto verso tutta l’umanità e le altre componenti del creato, che realizzi una vera sostenibilità, ambientale, etica e sociale. Ed è significativo aver potuto verificare che, fra le famiglie cattoliche, quando le gerarchie ecclesiastiche si fanno carico di veicolare i messaggi di sostenibilità e sobrietà ambientale, i fedeli rispondono in maniera sorprendente, sia a livello di partecipazione, sia di interesse all’approfondimento”. La ricerca è quindi un modo concreto per rispondere all’appello lanciato da Papa Benedetto XVI alla Giornata Mondiale per la Pace ormai oltre due anni fa: “Appare sempre più chiaramente che il tema del degrado ambientale chiama in causa i comportamenti di ognuno di noi, gli stili di vita e i modelli di consumo e di produzione attualmente dominanti, spesso insostenibili dal punto di vista sociale, ambientale e finanche economico”. La pubblicazione dei dati nazionali sarà seguita da una serie di presentazioni dei dati ottenuti a livello territoriale. Domani sarà la volta di Brescia, dove è in programma una conferenza stampa che spiegherà i risultati delle interviste fatte ai cento nuclei familiari cittadini dall’organizzazione cattolica SVI.
Milano - Che l’Italia consumi in misura eccessiva e troppo velocemente le risorse naturali e le materie prime di cui dispone è un dato ormai noto. Meno noto è il fatto che a produrre tale insostenibile modello di sviluppo contribuiscano in modo significativo le famiglie italiane. A rivelarlo è una ricerca - “La Terra è casa tua” – realizzata dall’associazione Greenaccord Onlus in collaborazione con la diocesi di Napoli ed alcune associazioni ecclesiali di Milano, Brescia e Bergamo, e finanziato dalla Fondazione Cariplo, con il contributo della Fondazione Banco di Napoli. L’indagine è stata presentata in occasione del convegno “L’amore per il Creato. A lezione da Wojtyla”, organizzato a Milano, in collaborazione con la Fondazione Cariplo e la partecipazione di Eupolis della Regione Lombardia, per ricordare la sensibilità ecologica di Giovanni Paolo II. La ricerca ha permesso di fotografare l’impronta ecologica di quasi 300 nuclei familiari, selezionati attraverso le diocesi di Napoli, Brescia, Bergamo e Milano. Negativo l’andamento rilevato, perché l’impronta ecologica ha ormai superato i 4,5 gha/procapite, con lievi differenze tra le diverse città esaminate. In pratica ciascuna famiglia consuma quattro volte più risorse di quanto l’Italia, con una biocapacità di 1 gha/procapite, sia in grado di produrre.Un dato già di per sé rilevante. Ancor più interessante è però la ripartizione dell’impronta ecologica familiare tra i diversi consumi. Diversamente da quanto s’immagina di solito, non sono i trasporti la voce che contribuisce di più all’impatto ambientale delle famiglie. Tale voce è anzi penultima tra le sette analizzate. La parte del leone, con il 47% dell’impatto, è invece riservata agli alimenti: il consumo eccessivo di carni rosse infatti richiede un consumo di materie prime alimentari e di risorse idriche. Sul podio, a pari merito, con l’11% d’incidenza, anche gli acquisti di beni di consumo e la produzione di rifiuti. Un’analisi per molti versi impietosa. Che però ha dimostrato anche un altro aspetto: una volta individuati i settori in cui l’impatto ambientale di ciascuna famiglia è maggiore, le persone si sono quasi sempre mostrate disponibili a modificare gli stili di vita più nocivi per la Natura. “Questo progetto – spiega Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord Onlus e responsabile della ricerca – si propone di aprire un canale etico privilegiato per la diffusione di stili di vita sostenibili orientati a un sano rapporto fra l’uomo ed il creato, fra l’economia e l’ambiente, visto non più in chiave esclusivamente utilitaristica, ma improntato alla solidarietà ed al rispetto verso tutta l’umanità e le altre componenti del creato, che realizzi una vera sostenibilità, ambientale, etica e sociale. Ed è significativo aver potuto verificare che, fra le famiglie cattoliche, quando le gerarchie ecclesiastiche si fanno carico di veicolare i messaggi di sostenibilità e sobrietà ambientale, i fedeli rispondono in maniera sorprendente, sia a livello di partecipazione, sia di interesse all’approfondimento”. La ricerca è quindi un modo concreto per rispondere all’appello lanciato da Papa Benedetto XVI alla Giornata Mondiale per la Pace ormai oltre due anni fa: “Appare sempre più chiaramente che il tema del degrado ambientale chiama in causa i comportamenti di ognuno di noi, gli stili di vita e i modelli di consumo e di produzione attualmente dominanti, spesso insostenibili dal punto di vista sociale, ambientale e finanche economico”. La pubblicazione dei dati nazionali sarà seguita da una serie di presentazioni dei dati ottenuti a livello territoriale. Domani sarà la volta di Brescia, dove è in programma una conferenza stampa che spiegherà i risultati delle interviste fatte ai cento nuclei familiari cittadini dall’organizzazione cattolica SVI.
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