È un dovere per i cristiani come pure per le altre comunità religiose
Agenzia Fides - Il dialogo con gli Stati, il dialogo con la società –incluso il dialogo con le culture e con la scienza – e il dialogo con le religioni, sono i tre campi in cui la Chiesa nel nostro tempo deve essere presente, “nella lotta per l’uomo e per che cosa significhi essere persona umana”. Lo ha sottolineato il Santo Padre Benedetto XVI nel suo discorso rivolto alla Curia Romana ricevuta in udienza il 21 dicembre in occasione degli auguri natalizi. “Nel dialogo con lo Stato e con la società – ha detto il Papa -, la Chiesa certamente non ha soluzioni pronte per le singole questioni. Insieme con le altre forze sociali, essa lotterà per le risposte che maggiormente corrispondano alla giusta misura dell’essere umano… Nella situazione attuale dell’umanità, il dialogo delle religioni è una condizione necessaria per la pace nel mondo, e pertanto è un dovere per i cristiani come pure per le altre comunità religiose. Questo dialogo delle religioni ha diverse dimensioni. Esso sarà innanzi tutto semplicemente un dialogo della vita, un dialogo della condivisione pratica… A questo scopo è necessario fare della responsabilità comune per la giustizia e per la pace il criterio di fondo del colloquio. Un dialogo in cui si tratta di pace e di giustizia diventa da sé, al di là di ciò che è semplicemente pragmatico, una lotta etica circa la verità e circa l’essere umano; un dialogo circa le valutazioni che sono presupposte al tutto”.
Il Santo Padre ha ricordato che, secondo l’attuale concetto di dialogo interreligioso, “il dialogo non ha di mira la conversione, ma una migliore comprensione reciproca”, tuttavia, ha precisato, “la ricerca di conoscenza e di comprensione vuole sempre essere anche un avvicinamento alla verità. Così, ambedue le parti, avvicinandosi passo passo alla verità, vanno in avanti e sono in cammino verso una più grande condivisione, che si fonda sull’unità della verità”. Inoltre “il cristiano ha la grande fiducia di fondo, anzi, la grande certezza di fondo di poter prendere tranquillamente il largo nel vasto mare della verità, senza dover temere per la sua identità di cristiano… L’essere interiormente sostenuti dalla mano di Cristo ci rende liberi e al tempo stesso sicuri.” Infine Benedetto XVI si è brevemente soffermato “sull’annuncio, sull’evangelizzazione”, di cui ha annunciato che parlerà in modo ampio il documento postsinodale del recente Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione. Prendendo come modello il racconto di san Giovanni sulla chiamata di due discepoli del Battista, che diventano discepoli di Cristo, il Papa ha rilevato che qui appaiono “gli elementi essenziali del processo di evangelizzazione”. “La parola dell’annuncio diventa efficace là dove nell’uomo esiste la disponibilità docile per la vicinanza di Dio – ha affermato il Pontefice -; dove l’uomo è interiormente in ricerca e così in cammino verso il Signore. Allora, l’attenzione di Gesù per lui lo colpisce al cuore e poi l’impatto con l’annuncio suscita la santa curiosità di conoscere Gesù più da vicino. Questo andare con Lui conduce al luogo dove Gesù abita, nella comunità della Chiesa, che è il suo Corpo. Significa entrare nella comunione itinerante dei catecumeni, che è una comunione di approfondimento e, insieme, di vita, in cui il camminare con Gesù ci fa diventare vedenti.”
Nel suo discorso alla Curia, il Papa si è soffermato su alcuni eventi che hanno contrassegnato l’anno che si conclude: i viaggi apostolici in Messico e a Cuba, la Festa della Famiglia a Milano, la visita in Libano per la consegna dell’Esortazione apostolica Postsinodale, il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione. “Con tutte queste occasioni – ha evidenziato - si sono toccati temi fondamentali del nostro momento storico: la famiglia (Milano), il servizio alla pace nel mondo e il dialogo interreligioso (Libano), come anche l’annuncio del messaggio di Gesù Cristo nel nostro tempo”.
Agenzia Fides - Il dialogo con gli Stati, il dialogo con la società –incluso il dialogo con le culture e con la scienza – e il dialogo con le religioni, sono i tre campi in cui la Chiesa nel nostro tempo deve essere presente, “nella lotta per l’uomo e per che cosa significhi essere persona umana”. Lo ha sottolineato il Santo Padre Benedetto XVI nel suo discorso rivolto alla Curia Romana ricevuta in udienza il 21 dicembre in occasione degli auguri natalizi. “Nel dialogo con lo Stato e con la società – ha detto il Papa -, la Chiesa certamente non ha soluzioni pronte per le singole questioni. Insieme con le altre forze sociali, essa lotterà per le risposte che maggiormente corrispondano alla giusta misura dell’essere umano… Nella situazione attuale dell’umanità, il dialogo delle religioni è una condizione necessaria per la pace nel mondo, e pertanto è un dovere per i cristiani come pure per le altre comunità religiose. Questo dialogo delle religioni ha diverse dimensioni. Esso sarà innanzi tutto semplicemente un dialogo della vita, un dialogo della condivisione pratica… A questo scopo è necessario fare della responsabilità comune per la giustizia e per la pace il criterio di fondo del colloquio. Un dialogo in cui si tratta di pace e di giustizia diventa da sé, al di là di ciò che è semplicemente pragmatico, una lotta etica circa la verità e circa l’essere umano; un dialogo circa le valutazioni che sono presupposte al tutto”.
Il Santo Padre ha ricordato che, secondo l’attuale concetto di dialogo interreligioso, “il dialogo non ha di mira la conversione, ma una migliore comprensione reciproca”, tuttavia, ha precisato, “la ricerca di conoscenza e di comprensione vuole sempre essere anche un avvicinamento alla verità. Così, ambedue le parti, avvicinandosi passo passo alla verità, vanno in avanti e sono in cammino verso una più grande condivisione, che si fonda sull’unità della verità”. Inoltre “il cristiano ha la grande fiducia di fondo, anzi, la grande certezza di fondo di poter prendere tranquillamente il largo nel vasto mare della verità, senza dover temere per la sua identità di cristiano… L’essere interiormente sostenuti dalla mano di Cristo ci rende liberi e al tempo stesso sicuri.” Infine Benedetto XVI si è brevemente soffermato “sull’annuncio, sull’evangelizzazione”, di cui ha annunciato che parlerà in modo ampio il documento postsinodale del recente Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione. Prendendo come modello il racconto di san Giovanni sulla chiamata di due discepoli del Battista, che diventano discepoli di Cristo, il Papa ha rilevato che qui appaiono “gli elementi essenziali del processo di evangelizzazione”. “La parola dell’annuncio diventa efficace là dove nell’uomo esiste la disponibilità docile per la vicinanza di Dio – ha affermato il Pontefice -; dove l’uomo è interiormente in ricerca e così in cammino verso il Signore. Allora, l’attenzione di Gesù per lui lo colpisce al cuore e poi l’impatto con l’annuncio suscita la santa curiosità di conoscere Gesù più da vicino. Questo andare con Lui conduce al luogo dove Gesù abita, nella comunità della Chiesa, che è il suo Corpo. Significa entrare nella comunione itinerante dei catecumeni, che è una comunione di approfondimento e, insieme, di vita, in cui il camminare con Gesù ci fa diventare vedenti.”
Nel suo discorso alla Curia, il Papa si è soffermato su alcuni eventi che hanno contrassegnato l’anno che si conclude: i viaggi apostolici in Messico e a Cuba, la Festa della Famiglia a Milano, la visita in Libano per la consegna dell’Esortazione apostolica Postsinodale, il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione. “Con tutte queste occasioni – ha evidenziato - si sono toccati temi fondamentali del nostro momento storico: la famiglia (Milano), il servizio alla pace nel mondo e il dialogo interreligioso (Libano), come anche l’annuncio del messaggio di Gesù Cristo nel nostro tempo”.
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