domenica, dicembre 16, 2012
Sui terribili fatti che hanno sconvolto gli Stati Uniti d'America e il mondo, Silvio Foini ha intervistato per La Perfetta Letizia la dottoressa Federica Leva (nella foto), nota psicoterapeuta varesina.

D - Dr.ssa Leva, in qualità di psicoterapeuta ci vuole spiegare le motivazioni che spingono alcuni soggetti a compiere fatti come questi?
R - Le motivazioni possono essere di vario tipo ma, di base, ci sono sempre rabbia e frustrazione nei confronti di una società che non si accetta o che si vive come non accettante. Spesso i soggetti che si macchiano di questi delitti sono sociopatici, ovvero affetti da un disturbo antisociale di personalità. Il sociopatico s’identifica per un conclamato disprezzo per le regole e le leggi della società e non prova rimorso per le sue azioni.
Il caso descritto però non sembrerebbe rientrare in questa casistica. Il suicidio finale del ragazzo lascia sottintendere un’accusa nei confronti di una comunità vissuta come rifiutante. Morendo, l’omicida urla un chiaro messaggio: “Tutto questo è successo per colpa vostra e avrete anche me sulla coscienza. Soffrite!”.

D - Secondo lei questi soggetti sono influenzati dall'ambiente sociale in cui crescono o dall'incapacità delle famiglie di educare i figli?
R - Come lei sa, aderisco all’indirizzo adleriano e Adler focalizza l’attenzione sia sulla società che sulla famiglia. Ma sottolinea anche che lo stile di vita si forma entro i primi otto, dieci anni vita, pertanto l’influenza della microsocietà familiare è di vitale importanza per lo sviluppo di un bambino. Altresì, non potendo osservare un uomo estrapolato dal proprio contesto sociale, su entrambe le istituzioni grava il peso della responsabilità di educare correttamente i bambini e i ragazzi. Se la famiglia ha forse un ruolo preminente nell’educazione di un bambino, la società non si può assolvere pienamente quando un ragazzo giunge a commettere atti di una simile gravità.

D - Si tratta di malattie vere e proprie che degenerano oppure di raptus incontrollabili?
R - Non penso che una persona sana e ben inserita in un contesto sociale possa all’improvviso impazzire e ammazzare venti bambini innocenti, la madre e chiudere la scia di sangue sul suo stesso corpo. Almeno il 75% degli assassini suicidi soffre di una grave forme depressiva. Secondo alcuni autori, l’omicidio deve essere interpretato come un’estensione del suicidio finale. L’atto mortale è il risultato di relazioni frustranti aggravate da un pressante senso di colpa. La rabbia e la frustrazione portano all’omicidio; il senso di colpa al suicidio.
É inoltre possibile che la forma depressiva sopracitata s’impianti su una base psichiatrica vera e propria, come schizofrenia, deliri di persecuzione e paranoidei. Non è da trascurare neppure la componente organica: alcuni tumori cerebrali inducono ad atti di violenza estrema. Anni fa, in Germania, un uomo è salito su un campanile con un fucile e ha iniziato a sparare ai passanti. La polizia l’ha abbattuto e l’autopsia ha rivelato una massa tumorale cerebrale considerata poi responsabile del suo atto omicida.

D - Secondo lei sono persone da condannare oppure si dovrebbe tentarne il recupero?
R - Tentarne il recupero, sempre. Ma siamo essere umani, e di fronte a simili notizie, a volte è impossibile frenare la rabbia. É una reazione atavica e incontrollabile. Ci arrabbiamo perché entriamo in empatia con le vittime e i loro cari, e pretendiamo la condanna per timore che un giorno saremo noi, con il nostro corollario di affetti, le vittime di qualche squilibrato.

Sono presenti 11 commenti

Anonimo ha detto...

Complimenti! Risposte interessanti ed esposte con molta chiarezza e padronanza dell'argomentazione.

Anonimo ha detto...

Si sente la professionalità. Complimenti per le spiegazioni che ha saputo dare. Ottima.
Paolo.

Tiziano M ha detto...

Una domanda: come vedi il ruolo dei media nel condizionamento di personalità deboli? Intendo dire: film e programmi che enfatizzano l'uso delle armi possono, a mio parere, rafforzare la propensione a questi atti estremi e fare da facilitatori allo scatenarsi di certi meccanismi mentali.

Se puoi, guarda ad esempio il programma su Sky che parla di armi, se non sbaglio "American Guns". Non è altro che orientato all'effetto spettacolare e dirompente delle armi. Le armi diventano dei miti. Spesso, per aumentare l'effetto scenico, gli autori collegano degli esplosivi ai bersagli in modo che, quando colpiti, questi esplodano.
Questo non fa altro che aumentare la tensione ed il desiderio di usare le armi, la fa anche su persone normali, figuramoci dove c'è una situazione di potenziale pericolo.
Ritengo che sia più dannosa una trasmissione del genere che la libera vendita di armi, non voglio essere frainteso: se uno psicopatico viene condizionato da un film e vuole fare una strage le armi le trova comunque. In Germania le armi non sono libere ma alcuni anni fa una strage c'è stata.

Mi chiedo se i consiglieri di Obama non ci abbiano pensato.

Anonimo ha detto...

Domande pertinenti e risposte doviziose. Ci si chiede sempre il perché ma raramente si danno risposte. bel servizio.
Complimenti al giornale.

Federica ha detto...

Buongiorno a tutti, e grazie per i vostri graditissimi commenti. Rispondo al sig. Tiziano, che pone un'interessante domanda di approfondimento. Concordo con la teoria che gli spettacoli di violenza siano insani e che possano slatentizzare un nucleo violento nello spettatore. I bambini seguono fin da piccoli rappresentazioni televisive violente, che siano cartoni animati, telefilm per adulti o show documentaristici come quello citato dal lettore, e temo che l’osservazione distaccata di certe situazioni insegni al piccolo/giovane spettatore che: 1) la violenza e la cattiveria sono distanti, non pericolose, paragonabili a un gioco. 2) la violenza è un buon modo per ottenere il rispetto degli altri (vedi certi cartoni animati dove i personaggi “buoni” dispongono di poteri distruttivi, e si liberano dei nemici ammazzandoli in vario modo). 3) la violenza e la cattiveria non comportano vere conseguenze, né per me né per gli altri.
Quindi, sì, caro Tiziano, concordo sulla potenziale pericolosità di certe trasmissioni televisive, che fanno dei violenti degli idoli da seguire o quanto meno delle persone che “sanno come divertirsi”.
Buona giornata!

Anonimo ha detto...

Non sono un esperto ma ho sempre avuto gli stessi pensieri al riguardo che ha così bene espresso la dottoressa Leva.
Bell'articolo.

Anonimo ha detto...

La tv, per i nostri ragazzi è la cosa piu negativa che possiamo offrire loro. In ogni fascia oraria all' improvviso appaiono immagini o violente o a sfondo erotico . Non esiste selezione o censura e anche se stai attentissimo ,a volte , beccano una sorpresa che li spaventa per settimane. Viviamo situazioni che non ci aiutano con i nostri figli.

Piero Donato ha detto...

Complimenti per le risposte che, con competenza ed esperienza nel settore, hai saputo esprimere in maniera così esaustiva; volevo unirmi al coro che intende stigmatizzare l'eccesso di violenza pubblicata come fossero giochi innocenti, in maniera massiccia attraverso film e telfilm seriali da parte dei media (TV in primis, cinema, internet, ma non solo! E' ormai da svariati decenni materia di vendita massiccia da parte degli editori di libri cartacei! Il genere noir e affini è al primo posto nelle vendite di libri! forse negli ultimi anni superato solo dal genere erotico). Da tempo, rappresentando tra l'altro, come sai Federica, un'associazione di Arte e Cultura, mi e Vi chiedo se non sia il caso di formare un comitato o istituire un'Associazione perseguendo proprio questi scopi: la drastica riduzione sino a eliminare l'eccesso di violenza usata sugli schermi e da parte dei media, e l'eccesso di facilità con cui in certi paesi, soprattutto degli USA, si può entrare in possesso di armi, facilitando, pertanto, in maniera quantomeno irresponsabile, da parte delle istituzioni, il sorgere di questi effetti a dir poco deprecabili e condannabili soprattutto "in nuce", come così capillarmente avete analizzato in questa sede. Un caro saluto, direi che si può partire, per questo tipo di iniziative, volendo nel nuovo anno, a mio avviso s'impone il senso di responsabilità umana e deontologica nei confronti di problematiche di questo tipo, ormai conclamate nel tempo.
Piero Donato

Federica ha detto...

Caro Piero Donato, grazie per il tuo intervento. Mi vedi pienamente d'accordo con te. In America esiste un comitato dei genitori, che si occupa di tutelare i ragazzi dalla visione di scene o troppo violente o difficili da comprendere appieno, a una certà - come scene di sesso fra adolescenti in telefilm per adolescenti. Non so, però, quale sia la sua forza effettiva. Ogni volta che insorgono, le mamme vengono definite come cristiane bacchettone, come se la TV avesse il diritto di gettare al vento gli insegnamenti che una coppia cerca di impartire al figlio. Questo è un tema che mi lascia molto perplessa e... anche un po' turbata. Può la TV avere più diritti di una famiglia? Ne dubito...

aurora ha detto...

preferisco essere chiamata bacchettona che dovermi portare dentro le conseguenze del seguire la massa per quello che riguarda le scelte sulla tv o sui giochi elettronici. Sono io l'anonimo prima di Piero Donato. Ciao Fede.

Piero Donato ha detto...

Scusate, qui si tratta di esprimere risentimento e pensiero umani, non cristiani: la responsabilità dell'essere umano è riconoscimento della dignità umana, non religiosa, pertanto stiamo parlando di attività laica dell'intelletto: se qualche TV, per puro tornaconto economico, provasse ad addurre scuse fuorvianti che mettano in luce eventuali strumentalizzazioni da parte delle religioni, non sarebbe certamente un elemento in grado di rendere deboli convvinzioni nate su un piano trasversale del tessuto sociale globale, quindi alcun marchio di fabbrica potrà essere sbandierato da parte di strutture "di parte" a nome del comitato o dell'associazione stessa che si verrebbe a formare.
Un caro saluto,
Piero Donato

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