Una nuova proposta di legge dell’Aibi per riformare l’adozione internazionale
Città Nuova - Una grande passione a rischio di essere considerati aggressivi, arrabbiati, intransigenti. È lo stile dell’Aibi di Marco Griffini perché adottare un bambino è un atto di giustizia per riparare un’ ingiustizia intollerabile. Nel mondo, sono stime Unicef, sono 168 milioni i bambini che crescono soli, abbandonati e senza una famiglia. La stessa Chiara Lubich, del resto, aveva un sogno: «Svuotare gli orfanatrofi». Sono cifre considerevoli che aumentano ogni anno di 5 milioni. In Italia ci sono 34 mila bambini in stato di abbandono e scendono sia le richieste di adozione nazionale, da 16 mila a 10.600, dal 2006 al 2010, sia le richieste di adozione internazionale, da 6273 del 2006 alle 3.179 del 2011. Crollano anche le domande di idoneità delle coppie che richiedono una adozione.
Secondo Daniela Bacchetta, vicepresidente della Commissione adozioni internazionali, intervenuta nel corso della presentazione ai parlamentari di una nuova legge per le adozioni promossa dall’Aibi «il calo è generale in tutto il mondo per la riduzione di bambini disponibili per l’adozione perché diversi Paesi vogliono tenere in casa i propri figli». In Colombia si è creato, attraverso una campagna stampa, un clima di paura per evitare che i bambini colombiani vadano all’estero e le adozioni internazionali sono passate da 600 a 300.
Il Guatemala ha chiuso le frontiere verso gli Stati Uniti che adottava cinque mila bambini guatemaltechi all’anno. A causa del terremoto, Haiti non manda più i figli della sua terra in Francia: erano mille l’anno. «C’è anche un calo ‒ spiega Daniela Bacchetta ‒ delle domande d’idoneità per i costi alti, per i problemi di salute dei bambini che scoraggiano, per i tempi di attesa». Un bambino adottato arriva a costare fino a trenta mila euro con tempi di attesa anche di otto, nove anni. È un’assurdità talmente evidente che non ha bisogno di commenti.
«Il diritto di un minore ‒ interviene Marco Griffini, presidente di Aibi ‒ di avere una famiglia è superiore alle politiche degli Stati. Per questo vogliamo riformare la legge italiana per fronteggiare la crisi in corso perché con questi dati tendenziali, entro il 2020, ci sarà l’estinzione delle adozioni». Il problema non sono solo i costi e la crisi economica ma una cultura negativa intorno all’adozione.
La proposta di riforma di legge presentata da Aibi, in un manifesto sottoscrivibile su sito www.aibi.it, si articola in sei punti chiave: Riforma culturale: dalla “selezione” all’ “accompagnamento” delle coppie che vogliono adottare un bambino. Vuol dire l’eliminazione del decreto di idoneità da parte del Tribunale dei minori e l’attivazione, in alternativa, di un percorso di accompagnamento congiunto da parte dei servizi sociali e degli enti autorizzati. Ciò comporta una riforma dell’iter con la semplificazione e velocizzazione delle procedure e con l’introduzione di termini temporali perentori: massimo sei mesi e, inoltre, consentire al minore adottato l’acquisto immediato della cittadinanza.
Altro punto dolens sono i costi. L’Aibi propone un abbattimento fino alla gratuità per le categorie meno abbienti e la riorganizzazione degli enti autorizzati, riducendoli, attraverso l’innalzamento dei requisiti, dagli attuali 66 fino a circa 20 per favorire economie di scale che comportano una riduzione dei costi fino al 40 per cento. Servono, insomma, secondo l’Aibi, più adozioni ma di qualità, da raggiungere anche attraverso il passaggio della Commissione adozioni internazionali al ministero Affari Esteri e la nomina di un addetto per l’adozione internazionale presso ogni ambasciata.
Sempre secondo l'Aibi, l’aumento del numero di bambini adottati potrebbe avvenire attraverso l’apertura all’adozione da parte dei single, l’eliminazione dei limiti di età per chi adotta minori con bisogni speciali e l’introduzione di quattro nuove forme di accoglienza di minori stranieri in condizioni particolari: il riconoscimento della kafala (un istituto del diritto islamico), l’affidamento internazionale, i soggiorni a scopo adottivo e l’adozione del nascituro.
«La cultura verso le adozioni internazionali ‒ dichiara l’on. Letizia De Torre intervenuta nel dibattito ‒ non si attua solo per legge, anche se è ottima la proposta di Aibi, occorre una politica per la famiglia che oggi non esiste, una riforma dei servizi sociali, una riforma della scuola per insegnare l’italiano ai bambini stranieri e per uno studio interculturale e dare la cittadinanza non solo ai bambini adottati ma a tutti i bambini stranieri».
L’attuale legislatura si sta per concludere, si spera che nella prossima ci sia spazio per approfondire un tema così importante per un Paese in calo demografico come l’Italia che ogni anno, tra nascite e decessi, ha un saldo negativo di 15 mila presenze.
Città Nuova - Una grande passione a rischio di essere considerati aggressivi, arrabbiati, intransigenti. È lo stile dell’Aibi di Marco Griffini perché adottare un bambino è un atto di giustizia per riparare un’ ingiustizia intollerabile. Nel mondo, sono stime Unicef, sono 168 milioni i bambini che crescono soli, abbandonati e senza una famiglia. La stessa Chiara Lubich, del resto, aveva un sogno: «Svuotare gli orfanatrofi». Sono cifre considerevoli che aumentano ogni anno di 5 milioni. In Italia ci sono 34 mila bambini in stato di abbandono e scendono sia le richieste di adozione nazionale, da 16 mila a 10.600, dal 2006 al 2010, sia le richieste di adozione internazionale, da 6273 del 2006 alle 3.179 del 2011. Crollano anche le domande di idoneità delle coppie che richiedono una adozione.
Secondo Daniela Bacchetta, vicepresidente della Commissione adozioni internazionali, intervenuta nel corso della presentazione ai parlamentari di una nuova legge per le adozioni promossa dall’Aibi «il calo è generale in tutto il mondo per la riduzione di bambini disponibili per l’adozione perché diversi Paesi vogliono tenere in casa i propri figli». In Colombia si è creato, attraverso una campagna stampa, un clima di paura per evitare che i bambini colombiani vadano all’estero e le adozioni internazionali sono passate da 600 a 300.
Il Guatemala ha chiuso le frontiere verso gli Stati Uniti che adottava cinque mila bambini guatemaltechi all’anno. A causa del terremoto, Haiti non manda più i figli della sua terra in Francia: erano mille l’anno. «C’è anche un calo ‒ spiega Daniela Bacchetta ‒ delle domande d’idoneità per i costi alti, per i problemi di salute dei bambini che scoraggiano, per i tempi di attesa». Un bambino adottato arriva a costare fino a trenta mila euro con tempi di attesa anche di otto, nove anni. È un’assurdità talmente evidente che non ha bisogno di commenti.
«Il diritto di un minore ‒ interviene Marco Griffini, presidente di Aibi ‒ di avere una famiglia è superiore alle politiche degli Stati. Per questo vogliamo riformare la legge italiana per fronteggiare la crisi in corso perché con questi dati tendenziali, entro il 2020, ci sarà l’estinzione delle adozioni». Il problema non sono solo i costi e la crisi economica ma una cultura negativa intorno all’adozione.
La proposta di riforma di legge presentata da Aibi, in un manifesto sottoscrivibile su sito www.aibi.it, si articola in sei punti chiave: Riforma culturale: dalla “selezione” all’ “accompagnamento” delle coppie che vogliono adottare un bambino. Vuol dire l’eliminazione del decreto di idoneità da parte del Tribunale dei minori e l’attivazione, in alternativa, di un percorso di accompagnamento congiunto da parte dei servizi sociali e degli enti autorizzati. Ciò comporta una riforma dell’iter con la semplificazione e velocizzazione delle procedure e con l’introduzione di termini temporali perentori: massimo sei mesi e, inoltre, consentire al minore adottato l’acquisto immediato della cittadinanza.
Altro punto dolens sono i costi. L’Aibi propone un abbattimento fino alla gratuità per le categorie meno abbienti e la riorganizzazione degli enti autorizzati, riducendoli, attraverso l’innalzamento dei requisiti, dagli attuali 66 fino a circa 20 per favorire economie di scale che comportano una riduzione dei costi fino al 40 per cento. Servono, insomma, secondo l’Aibi, più adozioni ma di qualità, da raggiungere anche attraverso il passaggio della Commissione adozioni internazionali al ministero Affari Esteri e la nomina di un addetto per l’adozione internazionale presso ogni ambasciata.
Sempre secondo l'Aibi, l’aumento del numero di bambini adottati potrebbe avvenire attraverso l’apertura all’adozione da parte dei single, l’eliminazione dei limiti di età per chi adotta minori con bisogni speciali e l’introduzione di quattro nuove forme di accoglienza di minori stranieri in condizioni particolari: il riconoscimento della kafala (un istituto del diritto islamico), l’affidamento internazionale, i soggiorni a scopo adottivo e l’adozione del nascituro.
«La cultura verso le adozioni internazionali ‒ dichiara l’on. Letizia De Torre intervenuta nel dibattito ‒ non si attua solo per legge, anche se è ottima la proposta di Aibi, occorre una politica per la famiglia che oggi non esiste, una riforma dei servizi sociali, una riforma della scuola per insegnare l’italiano ai bambini stranieri e per uno studio interculturale e dare la cittadinanza non solo ai bambini adottati ma a tutti i bambini stranieri».
L’attuale legislatura si sta per concludere, si spera che nella prossima ci sia spazio per approfondire un tema così importante per un Paese in calo demografico come l’Italia che ogni anno, tra nascite e decessi, ha un saldo negativo di 15 mila presenze.
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