Una spinta a dialogare con l’opposizione è arrivata da Mosca, stretto alleato del presidente Bashar al Assad, al termine di colloqui avuti tra una delegazione siriana guidata dal vice ministro degli Esteri Fayçal Mokdad e il capo della diplomazia russa Sergueï Lavrov.
Misna - Nelle ultime settimane la Russia sta intensificando gli sforzi diplomatici “per incitare attivamente il regime siriano a fare il massimo per concretizzare le sue intenzioni di dialogo con l’opposizione” ha dichiarato Lavrov, avvertendo la comunità internazionale del rischio di un “caos sanguinoso in assenza di soluzione negoziata e pacifica” al conflitto siriano. Nelle ultime ore la diplomazia russa ha fatto un passo concreto in questa direzione: ha trasmesso al capo della coalizione diopposizione siriana, Moaz el-Khatib, un invito a partecipare a negoziati con la controparte da tenersi a Mosca, a Ginevra o al Cairo. Lo ha riferito l’agenzia di stampa russa Ria-Novosti citando il vice ministro degli Esteri, Mikhaïl Bogdanov.
Inoltre, in un’intervista all’agenzia stampa nazionale Interfax, il ministro Lavrov ha sottolineato che “più il conflitto continuerà e si amplierà più la situazione si aggraverà per tutti”, ribadendo che “se esistono ancora possibilità di attuare le conclusioni del gruppo di amici della Siria del 30 giugno bisogna continuare a lottare per questo”. Il documento in questione prevede la formazione di un governo di transizione ma non chiarisce la posizione futura del presidente Assad. Sempre a Mosca è atteso oggi il ministro degli Esteri egiziano, Mohamed Amr, per colloqui inerenti alla crisi siriana, mentre sabato arriverà l’inviato dell’Onu e della Lega Araba per la Siria, Lakhdar Brahimi, che ieri ha invocato un “reale cambiamento” per porre fine al conflitto.
Dal terreno, dove il conflitto è entrato nel suo 21° mese, sono arrivate notizie di nuovi raid aerei delle forze siriane nella zona di Jisr al-Choughour e Maaret al-Noomane, nella provincia nord-orientale di Idleb, e a Homs ma anche di scontri tra soldati e insorti nella periferia di Damasco e ad Aleppo (nord). Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra, nelle violenze di ieri almeno 49 persone sono rimaste uccise, di cui 11 ribelli e 16 soldati nella sola provincia di Idleb. A Sbina, alle porte della capitale siriana, quattro giovani hanno perso la vita e una decina è rimasta ferita nell’esplosione di un’autobomba collocata nei pressi di una scuola.
Misna - Nelle ultime settimane la Russia sta intensificando gli sforzi diplomatici “per incitare attivamente il regime siriano a fare il massimo per concretizzare le sue intenzioni di dialogo con l’opposizione” ha dichiarato Lavrov, avvertendo la comunità internazionale del rischio di un “caos sanguinoso in assenza di soluzione negoziata e pacifica” al conflitto siriano. Nelle ultime ore la diplomazia russa ha fatto un passo concreto in questa direzione: ha trasmesso al capo della coalizione diopposizione siriana, Moaz el-Khatib, un invito a partecipare a negoziati con la controparte da tenersi a Mosca, a Ginevra o al Cairo. Lo ha riferito l’agenzia di stampa russa Ria-Novosti citando il vice ministro degli Esteri, Mikhaïl Bogdanov.
Inoltre, in un’intervista all’agenzia stampa nazionale Interfax, il ministro Lavrov ha sottolineato che “più il conflitto continuerà e si amplierà più la situazione si aggraverà per tutti”, ribadendo che “se esistono ancora possibilità di attuare le conclusioni del gruppo di amici della Siria del 30 giugno bisogna continuare a lottare per questo”. Il documento in questione prevede la formazione di un governo di transizione ma non chiarisce la posizione futura del presidente Assad. Sempre a Mosca è atteso oggi il ministro degli Esteri egiziano, Mohamed Amr, per colloqui inerenti alla crisi siriana, mentre sabato arriverà l’inviato dell’Onu e della Lega Araba per la Siria, Lakhdar Brahimi, che ieri ha invocato un “reale cambiamento” per porre fine al conflitto.
Dal terreno, dove il conflitto è entrato nel suo 21° mese, sono arrivate notizie di nuovi raid aerei delle forze siriane nella zona di Jisr al-Choughour e Maaret al-Noomane, nella provincia nord-orientale di Idleb, e a Homs ma anche di scontri tra soldati e insorti nella periferia di Damasco e ad Aleppo (nord). Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra, nelle violenze di ieri almeno 49 persone sono rimaste uccise, di cui 11 ribelli e 16 soldati nella sola provincia di Idleb. A Sbina, alle porte della capitale siriana, quattro giovani hanno perso la vita e una decina è rimasta ferita nell’esplosione di un’autobomba collocata nei pressi di una scuola.
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