È accaduto questa mattina nel villaggio di Seeta. L’uomo era sospettato di aver dissacrato alcune pagine del Corano. Oltre 200 persone lo hanno prelevato dalla stazione di polizia, picchiato e infine bruciato. Sospesi 10 agenti e arrestate 20 persone. Sulla folla pendono le accuse di omicidio e resistenza a pubblico ufficiale.
Karachi (AsiaNews) - Una folla di oltre 200 persone ha picchiato a sangue e poi bruciato a morte un musulmano, perché sospettato di aver dissacrato alcune pagine del Corano. L'omicidio è accaduto questa mattina nel villaggio di Seeta, (distretto di Sindh). La vittima, non ancora identificata, era in stato di fermo per un'accusa di blasfemia nella stazione locale di polizia, quando l'orda ha fatto irruzione e ha trascinato via l'uomo per farsi giustizia da sola. Al momento, le forze dell'ordine hanno arrestato 20 persone.
Secondo il racconto dell'imam Usma Memon, l'uomo era di passaggio nel villaggio. "Il 20 dicembre - spiega - ha chiesto ospitalità per la notte nella nostra moschea. Prima di andare a dormire ha pregato. La mattina seguente, alcuni fedeli hanno trovato alcune pagine del Corano bruciate". Sospettando che il viaggiatore fosse responsabile, essi lo hanno portato dalla polizia di Rajo Dero e registrato a suo carico una denuncia per blasfemia. La notizia del suo arresto si è diffusa presto: più di 200 persone hanno forzato la stazione di polizia, hanno preso l'uomo, e davanti a 12 agenti lo hanno picchiato e poi dato alle fiamme.
Il commissario locale, Usman Ghani, ha dichiarato che i 10 poliziotti presenti sono stati sospesi e denunciati per negligenza. Le 200 persone sono state denunciate in base agli art. 302 (omicidio) e 353 (ostruzione e resistenza a pubblico ufficiale) del Codice penale pakistano. Introdotte nel 1986 dal generale Zia-ul-haq per soddisfare le richieste della frangia estremista islamica, le leggi sulla blasfemia hanno causato sinora l'incriminazione di almeno 1000 persone e la morte di 60, la maggior parte delle quali vittime di omicidi extra-giudiziali compiuti da folle inferocite (come in quest'ultimo caso) o singoli individui. Tanti i cristiani vittime della "legge nera": è esemplare il caso di Asia Bibi, bracciante cristiana arrestata nel 2009 e dal 2010 nel braccio della morte.
Karachi (AsiaNews) - Una folla di oltre 200 persone ha picchiato a sangue e poi bruciato a morte un musulmano, perché sospettato di aver dissacrato alcune pagine del Corano. L'omicidio è accaduto questa mattina nel villaggio di Seeta, (distretto di Sindh). La vittima, non ancora identificata, era in stato di fermo per un'accusa di blasfemia nella stazione locale di polizia, quando l'orda ha fatto irruzione e ha trascinato via l'uomo per farsi giustizia da sola. Al momento, le forze dell'ordine hanno arrestato 20 persone.
Secondo il racconto dell'imam Usma Memon, l'uomo era di passaggio nel villaggio. "Il 20 dicembre - spiega - ha chiesto ospitalità per la notte nella nostra moschea. Prima di andare a dormire ha pregato. La mattina seguente, alcuni fedeli hanno trovato alcune pagine del Corano bruciate". Sospettando che il viaggiatore fosse responsabile, essi lo hanno portato dalla polizia di Rajo Dero e registrato a suo carico una denuncia per blasfemia. La notizia del suo arresto si è diffusa presto: più di 200 persone hanno forzato la stazione di polizia, hanno preso l'uomo, e davanti a 12 agenti lo hanno picchiato e poi dato alle fiamme.
Il commissario locale, Usman Ghani, ha dichiarato che i 10 poliziotti presenti sono stati sospesi e denunciati per negligenza. Le 200 persone sono state denunciate in base agli art. 302 (omicidio) e 353 (ostruzione e resistenza a pubblico ufficiale) del Codice penale pakistano. Introdotte nel 1986 dal generale Zia-ul-haq per soddisfare le richieste della frangia estremista islamica, le leggi sulla blasfemia hanno causato sinora l'incriminazione di almeno 1000 persone e la morte di 60, la maggior parte delle quali vittime di omicidi extra-giudiziali compiuti da folle inferocite (come in quest'ultimo caso) o singoli individui. Tanti i cristiani vittime della "legge nera": è esemplare il caso di Asia Bibi, bracciante cristiana arrestata nel 2009 e dal 2010 nel braccio della morte.
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