Messaggio di Benedetto XVI per la 50ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Le comunità cristiane di tutto il mondo pregano per le vocazioni, forti della speranza fondata sulla "fedeltà di Dio".
Asianews - Accogliere il "seguimi" di Gesù per essere segno di "quella salda speranza che solo l'apertura all'orizzonte di Dio può donare", una speranza fondata sulla certezza della "fedeltà di Dio" e del suo amore. Si iscrive nell'Anno della fede e nel 50mo anniversario del Concilio il tema "Le vocazioni segno della speranza fondata sulla fede" scelto da Benedetto XVI per la 50ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che sarà celebrata il 21 aprile dell'anno prossimo, tema illustrato dal messaggio del Papa, pubblicato oggi.
Da quando, durante il Vaticano II, Paolo VI istituì la Giornata, le comunità cristiane di tutto il mondo hanno pregato per le vocazioni, forti della speranza fondata sulla "fedeltà di Dio". "In ogni momento, soprattutto in quelli più difficili, è sempre la fedeltà del Signore, autentica forza motrice della storia della salvezza, a far vibrare i cuori degli uomini e delle donne e a confermarli nella speranza di giungere un giorno alla «Terra promessa». Qui sta il fondamento sicuro di ogni speranza: Dio non ci lascia mai soli ed è fedele alla parola data".
La fedeltà di Dio alla quale affidarci con ferma speranza nasce dall'amore che "Egli, che è Padre, riversa nel nostro io più profondo, mediante lo Spirito Santo". "E proprio questo amore, manifestatosi pienamente in Gesù Cristo, interpella la nostra esistenza, chiede una risposta su ciò che ciascuno vuole fare della propria vita, su quanto è disposto a mettere in gioco per realizzarla pienamente. L'amore di Dio segue a volte percorsi impensabili, ma raggiunge sempre coloro che si lasciano trovare. La speranza si nutre, dunque, di questa certezza".
Il Papa si rivolge quindi ai giovani per dire che "Come avvenne nel corso della sua esistenza terrena, anche oggi Gesù, il Risorto, passa lungo le strade della nostra vita, e ci vede immersi nelle nostre attività, con i nostri desideri e i nostri bisogni. Proprio nel quotidiano continua a rivolgerci la sua parola; ci chiama a realizzare la nostra vita con Lui, il solo capace di appagare la nostra sete di speranza. Egli, Vivente nella comunità di discepoli che è la Chiesa, anche oggi chiama a seguirlo. E questo appello può giungere in qualsiasi momento. Anche oggi Gesù ripete: «Vieni! Seguimi!» (Mc 10,21). Per accogliere questo invito, occorre non scegliere più da sé il proprio cammino. Seguirlo significa immergere la propria volontà nella volontà di Gesù, dargli davvero la precedenza, metterlo al primo posto rispetto a tutto ciò che fa parte della nostra vita: alla famiglia, al lavoro, agli interessi personali, a se stessi. Significa consegnare la propria vita a Lui, vivere con Lui in profonda intimità, entrare attraverso di Lui in comunione col Padre nello Spirito Santo e, di conseguenza, con i fratelli e le sorelle. E questa comunione di vita con Gesù il «luogo» privilegiato dove sperimentare la speranza e dove la vita sarà libera e piena!".
I giovani, è la speranza che conclude il messaggio di Benedetto XVI "in mezzo a tante proposte superficiali ed effimere, sappiano coltivare l'attrazione verso i valori, le mete alte, le scelte radicali, per un servizio agli altri sulle orme di Gesù. Cari giovani, non abbiate paura di seguirlo e di percorrere le vie esigenti e coraggiose della carità e dell'impegno generoso! Così sarete felici di servire, sarete testimoni di quella gioia che il mondo non può dare, sarete fiamme vive di un amore infinito ed eterno, imparerete a «rendere ragione della speranza che è in voi» (1 Pt 3,15)!".
Asianews - Accogliere il "seguimi" di Gesù per essere segno di "quella salda speranza che solo l'apertura all'orizzonte di Dio può donare", una speranza fondata sulla certezza della "fedeltà di Dio" e del suo amore. Si iscrive nell'Anno della fede e nel 50mo anniversario del Concilio il tema "Le vocazioni segno della speranza fondata sulla fede" scelto da Benedetto XVI per la 50ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che sarà celebrata il 21 aprile dell'anno prossimo, tema illustrato dal messaggio del Papa, pubblicato oggi.
Da quando, durante il Vaticano II, Paolo VI istituì la Giornata, le comunità cristiane di tutto il mondo hanno pregato per le vocazioni, forti della speranza fondata sulla "fedeltà di Dio". "In ogni momento, soprattutto in quelli più difficili, è sempre la fedeltà del Signore, autentica forza motrice della storia della salvezza, a far vibrare i cuori degli uomini e delle donne e a confermarli nella speranza di giungere un giorno alla «Terra promessa». Qui sta il fondamento sicuro di ogni speranza: Dio non ci lascia mai soli ed è fedele alla parola data".
La fedeltà di Dio alla quale affidarci con ferma speranza nasce dall'amore che "Egli, che è Padre, riversa nel nostro io più profondo, mediante lo Spirito Santo". "E proprio questo amore, manifestatosi pienamente in Gesù Cristo, interpella la nostra esistenza, chiede una risposta su ciò che ciascuno vuole fare della propria vita, su quanto è disposto a mettere in gioco per realizzarla pienamente. L'amore di Dio segue a volte percorsi impensabili, ma raggiunge sempre coloro che si lasciano trovare. La speranza si nutre, dunque, di questa certezza".
Il Papa si rivolge quindi ai giovani per dire che "Come avvenne nel corso della sua esistenza terrena, anche oggi Gesù, il Risorto, passa lungo le strade della nostra vita, e ci vede immersi nelle nostre attività, con i nostri desideri e i nostri bisogni. Proprio nel quotidiano continua a rivolgerci la sua parola; ci chiama a realizzare la nostra vita con Lui, il solo capace di appagare la nostra sete di speranza. Egli, Vivente nella comunità di discepoli che è la Chiesa, anche oggi chiama a seguirlo. E questo appello può giungere in qualsiasi momento. Anche oggi Gesù ripete: «Vieni! Seguimi!» (Mc 10,21). Per accogliere questo invito, occorre non scegliere più da sé il proprio cammino. Seguirlo significa immergere la propria volontà nella volontà di Gesù, dargli davvero la precedenza, metterlo al primo posto rispetto a tutto ciò che fa parte della nostra vita: alla famiglia, al lavoro, agli interessi personali, a se stessi. Significa consegnare la propria vita a Lui, vivere con Lui in profonda intimità, entrare attraverso di Lui in comunione col Padre nello Spirito Santo e, di conseguenza, con i fratelli e le sorelle. E questa comunione di vita con Gesù il «luogo» privilegiato dove sperimentare la speranza e dove la vita sarà libera e piena!".
I giovani, è la speranza che conclude il messaggio di Benedetto XVI "in mezzo a tante proposte superficiali ed effimere, sappiano coltivare l'attrazione verso i valori, le mete alte, le scelte radicali, per un servizio agli altri sulle orme di Gesù. Cari giovani, non abbiate paura di seguirlo e di percorrere le vie esigenti e coraggiose della carità e dell'impegno generoso! Così sarete felici di servire, sarete testimoni di quella gioia che il mondo non può dare, sarete fiamme vive di un amore infinito ed eterno, imparerete a «rendere ragione della speranza che è in voi» (1 Pt 3,15)!".
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