giovedì, dicembre 13, 2012
“I feriti arrivano in continuazione qui da noi, ma anche negli altri ospedali rimasti in funzione. In realtà molte strutture non sono più agibili, non hanno materiale medico a disposizione, non hanno né luce né acqua; noi riusciamo ancora a lavorare anche grazie a un generatore”.  

Misna - Da Aleppo, una fonte missionaria della MISNA riferisce la situazione in una città ormai trasformata in un campo di battaglia dove le bombe “non riconoscono tra un soldato, un combattente dell’opposizione e un bambino” e dove le vittime sono soprattutto civili. “I primi a morire – aggiunge la fonte – sono i bambini. Sono loro i più vulnerabili, quelli che non hanno le stesse difese di un adulto, la stessa forza per sopravvivere all’esplosione di un ordigno, alla caduta di un muro, a una pallottola vagante. E qui ad Aleppo ormai si muore anche di fame”.

Negli ultimi giorni i combattimenti in corso in quello che era il cuore economico della Siria si sono intensificati e sono stati i ribelli del Fronte al Nusra in particolare ad avanzare prendendo possesso della base militare di Sheikh Sleiman, a ovest della città.

La tragedia umanitaria siriana è testimoniata dai numeri dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (mezzo milione di siriani fuggiti all’estero e ufficialmente registrati) e dalle stime sul numero degli sfollati interni e su chi invece ha superato il confine e non è stato registrato da alcuna organizzazione umanitaria. Centinaia di migliaia di persone sono bisognose di aiuto ma non riescono a spostarsi proprio a causa degli scontri.

È questo il caso degli abitanti di Deir Ezzor (nel nord-est) che, riferisce oggi Medici senza frontiere (Msf), sono bloccati a causa di intensi combattimenti. In una nota affidata alla stampa, Msf chiede a chi combatte di consentire l’evacuazione di feriti e malati dalla città. “Deir Ezzor ha attualmente un solo ospedale di fortuna, con solo quattro medici che vi lavorano” dice Loris de Filippi, presidente di Msf Italia. “I medici sono esausti – aggiunge – ma si rifiutano di lasciare la città e continuano a curare i feriti tutto il giorno”. A Deir Ezzor manca tutto, le forniture sono quasi impossibili da ottenere, bombardamenti aerei e fuoco incrociato rendono l’evacuazione dei pazienti in barella estremamente difficile.


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