Arrestati sei ufficiali per complotto contro il governo
Misna - Più di sei ufficiali dell’esercito sono stati arrestati in questi giorni a Khartoum con l’accusa di aver partecipato ad un complotto volto a rovesciare il governo di Omar Hassan al Bashir. Lo riferisce il quotidiano egiziano Al Masry Al Youm, secondo cui nella mira dei servizi di sicurezza ci sarebbe, tra gli altri, il colonnello Al Tayeb al Sayed, considerato una delle eminenze grigie della fallita cospirazione. Secondo il quotidiano egiziano indipendente, Al Sayed avrebbe ammonito i capi dell’intelligence che “a meno che non vengano portati cambiamenti significativi ai vertici, che aiutino a regolare i problemi del paese, ogni giorno scopriranno nuovi complotti, poiché ci sono decine di noi che continueranno a tentare”. Il portavoce dell’esercito colonnello Al Sawarmi Khalid Sa’ad ha smentito le informazioni riferite dalla stampa a proposito di un nuovo tentativo di colpo di stato, attribuendole a “interessi stranieri” che mirano a “destabilizzare il paese”. La vicenda si verifica a meno di un mese dall’arresto di alti ufficiali e personalità di spicco, tra cui l’ex capo degli apparati di Intelligence (Niss) Salah Gosh, coinvolti in quello che le autorità hanno definito un “complotto” volto a rovesciare il governo di Khartoum e sventato dalle forze di sicurezza. La mancanza di informazioni esaustive e le voci incontrollate circolate sulla stampa sudanese e straniera tuttavia hanno delineato uno scenario di spaccatura interna al partito e agli apparati stessi di governo che avrebbe coinvolto anche la base islamica più rigorosa tra le fila dell’esercito. Nonostante le dichiarazioni rese ai giornali, comunque, alle persone finora arrestate non sono state notificate accuse formali. Personalità di spicco in seno al governo, tra cui lo stesso consigliere presidenziale Nafie ali Nafie, hanno ipotizzato nei giorni scorsi legami tra i complottasti ed elementi dell’opposizione, come il Partito nazionale della Umma (Nup) e il movimento dei ribelli darfuriani per la giustizia e l’uguaglianza (Jem). Il tutto avviene mentre si moltiplicano voci sulle condizioni di salute del presidente Bashir, sottoposto ad un intervento in Arabia Saudita per un presunto tumore alle corde vocali e il paese si trova ad affrontare una grave crisi economica, causata della perdita delle rimesse petrolifere conseguente all’indipendenza del nuovo Sud Sudan.
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