Quasi 100 famiglie dovranno abbandonare le proprie case per più di 24 ore e dormire all’aperto. L’evacuazione è la più imponente degli ultimi dieci anni. L’ordine riguarda i villaggi della valle del Giordano situati nella “fire zone”. L’area è sotto controllo militare dal ’67 e viene utilizzata come luogo per le esercitazioni dell’esercito.
Ramallah (AsiaNews) - L'esercito fa evacuare oltre 1000 palestinesi residenti nella valle del Giordano e utilizza i loro territori per esercitazioni militari. L'evacuazione di massa è la più numerosa degli ultimi dieci anni. Il provvedimento è entrato in vigore alle mezzanotte di ieri nei villaggi di Wadi Al-Maleh, Ein Hilwah, Wadi al-Faw, al-Maita, al-Bur e altre comunità palestinesi della zona. Le autorità hanno comunicato l'ordine alcune settimane fa, scatenando le proteste della popolazione. Le manovre militari dureranno circa 24 ore. Gli abitanti potranno fare ritorno solo previa autorizzazione dell'esercito. Secondo fonti locali, i militari non si sono preoccupati di garantire un riparo per la notte alle quasi 100 famiglie interessate. Molti di loro dormiranno in auto, oppure da parenti e amici nei villaggi vicini, altri dovranno invece dormire all'aperto affrontando il gelo notturno. In molti temono per le loro case e le poche coltivazioni che potrebbero essere demolite dai militari.
Tutti i villaggi colpiti si trovano all'interno della "fire zone", area militarizzata al confine fra la West Bank e la Giordania dove è vietato qualsiasi tipo di insediamento umano. Gli abitati palestinesi situati in questa zona sono considerati illegali dalle autorità israeliane. Tuttavia negli anni, Israele ha permesso a decine di famiglie di coloni di costruire insediamenti e coltivare i campi, impedendo ai legittimi proprietari di riavere le proprie terre. Dal 1997 ad oggi, gli insediamenti di coloni hanno occupato oltre 5 chilometri quadrati di terreno coltivabile, in una terra quasi desertica che ha come unica fonte di approvvigionamento idrico il fiume giordano e poche centinaia di pozzi artesiani.
Durante il 1970, molte parti della "fire zone" sono state riaperte, ma ai palestinesi è stato concesso di rientrare solo nel 1993 dopo gli accordi di Oslo. A tutt'oggi L'area di interdizione comprende circa il 18% della Cisgiordania. La maggior parte di questi spazi si trova nella valle del Giordano, dove a tutt'oggi risiedono circa 3.400 persone.
Molte comunità situate in questi territori mancano di servizi di base come acqua, energia elettrica, gas e soffrono per le continue demolizioni delle loro abitazioni. Nella "fire zone" scuole e ospedali sono pressoché inesistenti. Quelli presenti sono stati costruiti da ong o da organizzazioni caritatevoli e anche su di essi pende l'ordine di demolizione dell'esercito israeliano.
Ramallah (AsiaNews) - L'esercito fa evacuare oltre 1000 palestinesi residenti nella valle del Giordano e utilizza i loro territori per esercitazioni militari. L'evacuazione di massa è la più numerosa degli ultimi dieci anni. Il provvedimento è entrato in vigore alle mezzanotte di ieri nei villaggi di Wadi Al-Maleh, Ein Hilwah, Wadi al-Faw, al-Maita, al-Bur e altre comunità palestinesi della zona. Le autorità hanno comunicato l'ordine alcune settimane fa, scatenando le proteste della popolazione. Le manovre militari dureranno circa 24 ore. Gli abitanti potranno fare ritorno solo previa autorizzazione dell'esercito. Secondo fonti locali, i militari non si sono preoccupati di garantire un riparo per la notte alle quasi 100 famiglie interessate. Molti di loro dormiranno in auto, oppure da parenti e amici nei villaggi vicini, altri dovranno invece dormire all'aperto affrontando il gelo notturno. In molti temono per le loro case e le poche coltivazioni che potrebbero essere demolite dai militari.
Tutti i villaggi colpiti si trovano all'interno della "fire zone", area militarizzata al confine fra la West Bank e la Giordania dove è vietato qualsiasi tipo di insediamento umano. Gli abitati palestinesi situati in questa zona sono considerati illegali dalle autorità israeliane. Tuttavia negli anni, Israele ha permesso a decine di famiglie di coloni di costruire insediamenti e coltivare i campi, impedendo ai legittimi proprietari di riavere le proprie terre. Dal 1997 ad oggi, gli insediamenti di coloni hanno occupato oltre 5 chilometri quadrati di terreno coltivabile, in una terra quasi desertica che ha come unica fonte di approvvigionamento idrico il fiume giordano e poche centinaia di pozzi artesiani.
Durante il 1970, molte parti della "fire zone" sono state riaperte, ma ai palestinesi è stato concesso di rientrare solo nel 1993 dopo gli accordi di Oslo. A tutt'oggi L'area di interdizione comprende circa il 18% della Cisgiordania. La maggior parte di questi spazi si trova nella valle del Giordano, dove a tutt'oggi risiedono circa 3.400 persone.
Molte comunità situate in questi territori mancano di servizi di base come acqua, energia elettrica, gas e soffrono per le continue demolizioni delle loro abitazioni. Nella "fire zone" scuole e ospedali sono pressoché inesistenti. Quelli presenti sono stati costruiti da ong o da organizzazioni caritatevoli e anche su di essi pende l'ordine di demolizione dell'esercito israeliano.
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