mercoledì, gennaio 16, 2013
Uno sguardo al volume che verrà presentato domani alla Camera di Commercio di Roma da Mario Marazziti e Lorenzo Tagliavanti

Comunità di Sant'Egidio - Uno sguardo largo e appassionato non solo sul tema della povertà, ma sui poveri - intesi come persone, storie, volti e nomi - emerge dal Secondo Rapporto sulla Povertà a Roma e nel Lazio realizzato dalla Comunità di Sant'Egidio verrà presentato domani, 15 gennaio. Nell'introduzione, Mario Marazziti propone una sorta di sottotitolo "Come vivere nella crisi. Ma anche - aggiunge - come vivere meglio, invece che peggio, al tempo della crisi". La prima particolarità di questo rapporto, quindi, è che, affianco a uno sforzo di analisi, contiene anche - e questo lo rende davvero prezioso- un tentativo di risposta. Suggerimenti non solo per chi amministra, o per gli "operatori del settore", ma anche per le famiglie e i singoli, affinchè non si trovino soli di fronte alle difficoltà dell'ora attuale.

Non a caso, il primo capitolo del Rapporto di Sant'Egidio titola proprio "Isolamento e solitudine, nuova povertà. L'importanza delle relazioni nei nuovi contesti urbani". Si parla di "povertà relazionale", uno dei mali forse più drammatici dell'oggi e si sottolinea quanto la vita di relazione conti in termini di salute, di qualità della vita, con un corredo di dati di grande interesse. D'altra parte, uno degli impegni principali della Comunità di Sant'Egidio, è proprio il contrasto alla solitudine, all'isolamento sociale, come è evidente dall'impegno per soluzioni abitative per gli anziani e dal programma "Viva gli anziani", con il suo significativo slogan "Soli, no!".

Di anziani si parla diffusamente nel secondo capitolo del Rapporto, "Vivere da anziani nel Lazio". Ma anche delle trasformazioni del tessuto sociale a partire dai quartieri con la maggior concentrazione di immigrati. Il capitolo su "Come cambia Roma: genius loci come destino e come chance", affronta la questione a partire da zone "storiche", coem Esquilino, Torpignattara, Centocelle, ma anche la nuova periferia, come Torbellamonaca. Nuovi scenari di povertà, legati alla perdita del lavoro, riguardano molti italiani. "I poveri al tempo della crisi" esamina alcune storie emblematiche, mentre si sofferma sulle risposte offerte dalla Comunità di Sant'Egidio, a partire dalla mensa di Via Dandolo.

Il problema casa è certamente parte della questione: "sfratti - afferma il Rapporto - è la parola sintetica di un problema e di una malattia cronica ma sempre acuta: la punta più visibile e dolorosa dell'emergenza abitativa". Interessanti le proposte di "Social Housing" che vengono avanzate, con l'esame di alcune buone pratiche, in particolare di Bologna e Rimini. Non manca un capitolo su "Essere disabili", che si sofferma sul problema della salute e dell'inserimento lavorativo, dove si segnala l'esperienza della Trattoria de Gli Amici, il ristorante gestito da una cooperativa promossa dalla Comunità di Sant'Egidio, in cui lavorano 16 persone con disabilità. Nel Rapporto si parla anche di disuguaglianze in sanità, e di storie di cure mancate.

Un ultimo capitolo è dedicato al carcere. No alla doppia pena: un titolo che fa significativamente riferimento alle parole di papa Benedetto XVI nella sua visita al carcere di Rebibbia. Il Rapporto, tuttavia, pur evidenziando criticità e problemi, non ignora i significativi passi avanti compiuti nell'ultimo anno e oltre ad offrire dati e indicare costi, delinea una "road map" innanzitutto per garantire la dignità dei detenuti, principio peraltro innegabile della nostra Costituzione. In conclusione il Rapporto offre una panoramica dettagliata e competente sulla povertà a Roma e nel Lazio, senza tralasciare alcuna tipologia del disagio. Ma la completezza dell'informazione non cede ad una rappresentazione cupa della realtà, proprio perchè, sulla base di un'esperienza ormai molto lunga di attività di contrasto alla povertà e di solidarietà con i poveri, la Comunità di Sant'Egidio ha mostrato di essere sempre pronta a cercare le vie per rispondere alle diverse situazioni in maniera economicamente affrontabile ma culturalmente innovativa.

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