lunedì, gennaio 21, 2013
Un sostegno “logistico e finanziario immediato” per il dispiegamento “urgente” della Missione internazionale di sostegno al Mali (Misma): è l’appello rivolto all’Onu dai paesi della Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao), al termine di un vertice straordinario tenuto nel fine settimana ad Abidjan.  

Misna - Il presidente di turno dell’organismo regionale, l’ivoriano Alassane Dramane Ouattara, ha sollecitato i paesi membri affinchè “forniscano senza aspettare le truppe promesse a questa forza di intervento (…) per un impegno ampliato accanto alla Francia nella guerra totale e multiforme contro il terrorismo in Mali”. Dal canto suo, nella capitale ivoriana il capo della diplomazia francese Laurent Fabius ha chiesto il dispiegamento “più celere possibile” della Misma, precisando che l’operazione francese ‘Serval’ “non intende sostituirsi all’azione della forza internazionale.

Lo scoglio principale all’invio di truppe africane è rappresentato dal costo di tale impegno sul terreno. Dalle prime valutazioni è emerso che per completare il finanziamento della Misma servono ancora 375 milioni di euro mentre il suo costo annuo è stimato in 240 milioni di dollari. Per questo motivo una conferenza dei donatori è stata convocata per il 29 gennaio ad Addis Abeba, a margine del vertice dell’Unione Africana (UA), per sostenere le limitate capacità finanziarie dei paesi africani nel dispiegamento dei propri militari ma anche appoggiare il debole esercito del Mali, in prima linea sul fronte accanto ai francesi. Ad oggi, oltre ai 2000 effettivi inviati da Parigi, l’offensiva ‘Serval’ (il nome di un felino africano) coinvolge i soldati di Bamako; su 5800 militari promessi da otto paesi dell’Africa occidentale, finora solo un centinaio ha raggiunto il territorio maliano, tra nigeriani e togolesi.

Nonostante la difficile fase organizzativa delle forze armate africane, sul terreno i teatri di combattimento si stanno moltiplicando e complicando. Se le truppe maliane e francesi sono riuscite a riconquistare Konna (centro) dopo giorni di bombardamenti aerei e scontri, sul fronte occidentale di Diabali (o Diabaly) la situazione rimane ancora incerta a causa della resistenza opposta dai gruppi armati islamici. Fonti militari a Bamako sostengono che i ribelli sarebbero già scappati e che i soldati maliani si appresterebbero a entrare in città, mentre fonti della difesa francese sono più caute. Nel fine settimana Parigi ha rafforzato le proprie posizioni con l’invio di nuove truppe e di materiale militare a Sévaré e Konna (centro) ma anche a Markala e Niono, lungo la strada che porta a Diabali. Inoltre i soldati francesi starebbero proseguendo la propria avanzata verso le estese regioni desertiche del Nord, dalla scorso aprile bastioni dei gruppi armati islamici – Ansar Al Din, Mujao e Aqmi – e dei tuareg del Mnla, già pesantemente bombardati a partire dall’11 gennaio.

Da Parigi, il ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian ha annunciato che l’obiettivo dell’offensiva è “la riconquista totale del Mali”, assicurando che “non lasceremo nessuna sacca di resistenza”. Lo stesso presidente François Hollande ha dichiarato che “in Mali rimarremo tutto il tempo necessario”.

A Bamako, in occasione del 52° anniversario dell’esercito maliano, rivolgendosi alla nazione il presidente ad interim Dioncounda Traoré ha promesso di “vincere la guerra per contenere, cacciare e schiacciare definitivamente i jihadisti, forze oscure che intendono riportarci nelle tenebre della storia”.

Intanto dal centro del Mali sono giunte denunce di gravi violazioni dei diritti umani ai danni dei tuareg e degli arabi, due delle comunità locali assimilate agli insorti che controllano ancora i due terzi del paese. L’organizzazione internazionale Human Rights Watch ha precisato che “gravi esazioni” sono già state commesse a Niono (centro), sollecitando “la massima protezione per tutti i civili” da parte dei soldati maliani, francesi e di tutti contingenti francesi che saranno dispiegati.


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