martedì, gennaio 08, 2013
Gli esponenti della diaspora copta che hanno lanciato l'idea di dividere l'Egitto per creare uno Stato-enclave copto sono degli “squilibrati”. A dirlo è Papa Tawadros II in persona, da due mesi alla guida della più numerosa comunità cristiana presente in un Paese arabo. 

Il Cairo (Fides) - In un'intervista rilasciata all'agenzia turca Anadolu in occasione del Natale copto, e rilanciata dai media egiziani, Papa Tawadros ha affermato con forza che “la Chiesa è parte integrante di quell'Egitto che non sarà diviso, che è unito dai tempi del Faraone Menes e lo rimarrà per sempre”. Il Patriarca ha anche aggiunto che la condizione dei copti nel nuovo quadro politico dominato dalle correnti islamiste “non rappresenta una crisi”, facendo notare che incidenti a sfondo confessionale hanno punteggiato la cronaca egiziana già nel corso degli ultimi decenni. Tawadros ha anche ribadito che le riserve dei copti davanti alla nuova Costituzione non possono essere interpretate come una reazione di carattere settario: esse esprimono solo preoccupazione rispetto agli articoli della carta costituzionale che “non sono coerenti con i principi di cittadinanza”.

Durante la veglia di Natale, i militanti di alcuni partiti egiziani hanno esposto striscioni di augurio davanti alla Cattedrale di San Marco dove il Patriarca ha celebrato la solennità liturgica natalizia. Alla celebrazione erano presenti numerose personalità politiche dell'opposizione, compreso l'ex Segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa. Il Presidente Morsi ha reso omaggio per telefono al Patriarca, e ha inviato in propria rappresentanza alla liturgia del Natale il Capo del gabinetto presidenziale, Refaa El-Tahtawi. Secondo fonti locali, consultate dall'Agenzia Fides, è stata rispettata la richiesta del Patriarca di non applaudire o rumoreggiare in chiesa all'ingresso dei leader politici. Già a novembre il nuovo Patriarca aveva chiesto che i fedeli si astenessero dagli applausi e dagli “ululati” durante le celebrazioni liturgiche, rispettando le chiese come case di Dio. (GV)

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