martedì, gennaio 22, 2013
Eritrea. Sembra rientrata ad Asmara.  

Radio Vaticana - L’azione dei circa 200 soldati che ieri avevano occupato l’aeroporto, la Banca Centrale Eritrea e soprattutto il Ministero dell’informazione, sede della televisione pubblica. L’esecutivo, secondo fonti dell’opposizione, avrebbe accettato molte delle richieste fatte dagli ammutinati, tra le quali la liberazione di detenuti politici. Sulla situazione, Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente un cittadino eritreo, al quale, per motivi di sicurezza, garantiamo l’anonimato: ascolta

R. – Adesso, la situazione è calma, però è molto anomala. Non possiamo dire che sia tutto finito, che sia tutto calmo: bisognerà vedere quale reazione avrà, adesso, il governo. Potremo valutare completamente solo tra alcuni giorni…

D. – Come ha vissuto la popolazione quanto è accaduto?

R. – La popolazione ad Asmara è rimasta in casa. Non hanno nemmeno sentito tutto questo: non sono stati coinvolti. La popolazione è tranquilla.

D. – Liberazione di prigionieri politici, rispetto della Costituzione: che cosa è stato ottenuto dagli ammutinati?

R. – Per il momento, non ci sono riscontri. Si dice che una loro delegazione sia andata nell’ufficio del presidente per un colloquio e che abbiamo ottenuto qualcosa. Però, dobbiamo aspettare per avere notizie certe e non strumentali.

D. – Si è parlato anche di colpo di Stato …

R. – Non è un colpo di Stato. Questi sono militari non ben coordinati che hanno compiuto un’azione isolata. Duecento persone non possono cambiare il governo.

D. – Qual è la situazione dell’Eritrea in questo momento?

R. – Difficile: politicamente, economicamente, socialmente. Poi, è isolata in senso politico, diplomatico…

D. – C’è chi dice che uno dei nodi più grandi sia proprio l’applicazione della Costituzione

R. – Soprattutto. La Costituzione del 1997 non è stata attuata, quindi non c’è Costituzione nel Paese.

D. – Qual è l’augurio che lei fa all’Eritrea?

R. – Forse, tanti eritrei hanno pensato, sperato in un cambiamento: non radicale, ma a qualche cambiamento, almeno. Così come sta, il Paese non può andare avanti. Ma l’augurio è soprattutto la giustizia e la pace.


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