“Non ho pensato ancora bene a quello che farò. La nomina mi ha colto di sorpresa, come capita spesso per le cose importanti della vita. Prego che il Signore infonda presto la sua pace nel mio cuore, che in questi giorni è un po' agitato”. Sono le prime impressioni che Sua Beatitudine Ibrahim Isaac Sidrak affida all'Agenzia Fides da quando è stato eletto Patriarca di Alessandria dei copti cattolici, lo scorso 15 gennaio.
Agenzia Fides - Sua Beatitudine Sidrak succede al Cardinale Antonios Naguib – che ha rinunciato al governo pastorale della Chiesa copta cattolica per motivi di salute – e ha ricevuto la Ecclesiastica Communio da parte di Sua Santità Benedetto XVI. Il nuovo Patriarca confida a Fides di non aver pensato in questi giorni a elaborare particolari linee di governo: “Non ho un programma nè progetti miei. Con gli altri Vescovi del Sinodo abbiamo guardato insieme alle inquietudini che questo tempo confuso pone davanti ai cristiani e a tutto il Paese. C'è incertezza, c'è paura. Tutti si chiedono: che sarà di noi, domani? Forse oggi il nostro primo compito è rassicurare, riconciliare. La parola chiave è proprio riconciliazione. Cioè favorire tutto ciò che riflette la pace e l'amore di Cristo. Ho pensato di scegliere come motto patriarcale la frase della seconda Lettera ai Corinzi: Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e 'ha affidato a noi il ministero della riconciliazione'”.
Il nuovo Patriarca copto cattolico – che nei suoi studi di cristologia ha approfondito le opere del teologo copto del XIII secolo Hibar Allah Ibn al Assal - fa grande affidamento sulle nuove prospettive di collaborazione che sembrano aprirsi con la Chiesa copta ortodossa. “La scelta di Tawadros come nuovo Papa dei copti ortodossi” spiega all’Agenzia Fides S. B. Sidrak “è un segno forte che il Signore ci ha dato per invitare i cristiani all'unità. I suoi primi gesti, le sue visite, la sua sensibilità spirituale, suscitano grande speranza. Dalle parole si passerà ai fatti, e questo ci aiuterà a affrontare insieme la situazione confusa che abbiamo davanti”.
Il nuovo Patriarca copto cattolico non concorda con le letture che descrivono l'Egitto come un Paese ormai invivibile per i cristiani. Ma registra anche lui le influenze negative, importate dall'Arabia e dai paesi del Golfo, che rischiano di alterare il volto tradizionale dell'Islam egiziano. “Di queste inflitrazioni” riferisce il Patriarca “hanno paura non solo i cristiani, ma anche tanti musulmani. Conforta vedere che tanti giovani e tutte le persone con retto giudizio stiano reagendo davanti a tutto questo”. A titolo di esempio, Sua Beatitudine racconta ciò che gli è capitato a Natale: “Quest'anno alcuni predicatori islamisti avevano detto che è peccato fare gli auguri ai cristiani in occasione della solennità natalizia. Io immaginavo che dopo quell'avvertimento, nessun musulmano sarebbe venuto a farci le tradizionali visite di omaggio. E invece ne sono venuti più che negli anni scorsi. Gruppi di giovani, famiglie, associazioni islamiche, si sono presentati perfino alla Messa di Natale. Volevano far vedere che quella era la loro risposta”.
Secondo il nuovo Patriarca copto cattolico, nell'Egitto degli ultimi anni la tentazione settaria ha rischiato di contagiare anche i cristiani, spingendoli a volte a crearsi un mondo parallelo chiuso in se stesso: “Penso alla scelta di creare circoli sportivi 'per cristiani' nelle strutture ecclesiastiche. O a certi leader cristiani che hanno ammonito di non avere contatti con i musulmani, perchè poteva essere pericoloso. In questo modo” fa notare Sua Beatitudine “si perde la libertà e l'apertura che è propria dei discepoli di Cristo, i quali non hanno paura di perdere la fede per colpa degli altri. Il mio motto come Vescovo di Minya era la frase di San Paolo: 'Dove c'è lo spirito del Signore c'è libertà'”.
Riguardo alla sua esperienza di vescovo a Minya, Sua Beatitudine non vuole essere presentato come l'artefice del grande fervore apostolico che si è manifestato negli ultimi anni in quella diocesi: “Io sono stato solo accanto ai sacerdoti e ai fedeli. Accompagnandoli e appoggiandoli con gratitudine per le opere e le iniziative pastorali e caritative che l'amore di Dio ispirava tra loro. Adesso nella diocesi patriarcale la situazione sarà più difficile da affrontare. I preti sono pochi, e parecchi di loro sono anziani, qualcuno non è sereno. Per questo spero ancora di più nell'aiuto del Signore”.
Agenzia Fides - Sua Beatitudine Sidrak succede al Cardinale Antonios Naguib – che ha rinunciato al governo pastorale della Chiesa copta cattolica per motivi di salute – e ha ricevuto la Ecclesiastica Communio da parte di Sua Santità Benedetto XVI. Il nuovo Patriarca confida a Fides di non aver pensato in questi giorni a elaborare particolari linee di governo: “Non ho un programma nè progetti miei. Con gli altri Vescovi del Sinodo abbiamo guardato insieme alle inquietudini che questo tempo confuso pone davanti ai cristiani e a tutto il Paese. C'è incertezza, c'è paura. Tutti si chiedono: che sarà di noi, domani? Forse oggi il nostro primo compito è rassicurare, riconciliare. La parola chiave è proprio riconciliazione. Cioè favorire tutto ciò che riflette la pace e l'amore di Cristo. Ho pensato di scegliere come motto patriarcale la frase della seconda Lettera ai Corinzi: Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e 'ha affidato a noi il ministero della riconciliazione'”.
Il nuovo Patriarca copto cattolico – che nei suoi studi di cristologia ha approfondito le opere del teologo copto del XIII secolo Hibar Allah Ibn al Assal - fa grande affidamento sulle nuove prospettive di collaborazione che sembrano aprirsi con la Chiesa copta ortodossa. “La scelta di Tawadros come nuovo Papa dei copti ortodossi” spiega all’Agenzia Fides S. B. Sidrak “è un segno forte che il Signore ci ha dato per invitare i cristiani all'unità. I suoi primi gesti, le sue visite, la sua sensibilità spirituale, suscitano grande speranza. Dalle parole si passerà ai fatti, e questo ci aiuterà a affrontare insieme la situazione confusa che abbiamo davanti”.
Il nuovo Patriarca copto cattolico non concorda con le letture che descrivono l'Egitto come un Paese ormai invivibile per i cristiani. Ma registra anche lui le influenze negative, importate dall'Arabia e dai paesi del Golfo, che rischiano di alterare il volto tradizionale dell'Islam egiziano. “Di queste inflitrazioni” riferisce il Patriarca “hanno paura non solo i cristiani, ma anche tanti musulmani. Conforta vedere che tanti giovani e tutte le persone con retto giudizio stiano reagendo davanti a tutto questo”. A titolo di esempio, Sua Beatitudine racconta ciò che gli è capitato a Natale: “Quest'anno alcuni predicatori islamisti avevano detto che è peccato fare gli auguri ai cristiani in occasione della solennità natalizia. Io immaginavo che dopo quell'avvertimento, nessun musulmano sarebbe venuto a farci le tradizionali visite di omaggio. E invece ne sono venuti più che negli anni scorsi. Gruppi di giovani, famiglie, associazioni islamiche, si sono presentati perfino alla Messa di Natale. Volevano far vedere che quella era la loro risposta”.
Secondo il nuovo Patriarca copto cattolico, nell'Egitto degli ultimi anni la tentazione settaria ha rischiato di contagiare anche i cristiani, spingendoli a volte a crearsi un mondo parallelo chiuso in se stesso: “Penso alla scelta di creare circoli sportivi 'per cristiani' nelle strutture ecclesiastiche. O a certi leader cristiani che hanno ammonito di non avere contatti con i musulmani, perchè poteva essere pericoloso. In questo modo” fa notare Sua Beatitudine “si perde la libertà e l'apertura che è propria dei discepoli di Cristo, i quali non hanno paura di perdere la fede per colpa degli altri. Il mio motto come Vescovo di Minya era la frase di San Paolo: 'Dove c'è lo spirito del Signore c'è libertà'”.
Riguardo alla sua esperienza di vescovo a Minya, Sua Beatitudine non vuole essere presentato come l'artefice del grande fervore apostolico che si è manifestato negli ultimi anni in quella diocesi: “Io sono stato solo accanto ai sacerdoti e ai fedeli. Accompagnandoli e appoggiandoli con gratitudine per le opere e le iniziative pastorali e caritative che l'amore di Dio ispirava tra loro. Adesso nella diocesi patriarcale la situazione sarà più difficile da affrontare. I preti sono pochi, e parecchi di loro sono anziani, qualcuno non è sereno. Per questo spero ancora di più nell'aiuto del Signore”.
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