Al Centro di accoglienza di Mineo, nel catanese, per i duemila migranti sbarcati sulle nostre coste durante l'emergenza nordafricana si aspetta ancora una piena regolarizzazione. Intanto assieme ai corsi di italiano e di educazione civica i bambini partecipano ai presepi viventi per le vie del paese e gli adulti hanno aperto una “CARA boutique”
Città Nuova - Gli auguri più belli di questi giorni sono quelli che mi arrivano dagli amici musulmani giunti in Italia già da un po’. Le circostanze della vita ci hanno fatto incontrare e lavorare insieme per sostenere il loro diritto a rimanere qui. L’Italia è la loro terra promessa: oggi alcuni mi mandano sms in un improbabile italiano, altri mi chiamano per farmi gli auguri. «Ma non sei musulmano?» chiedo, «Certo, ma qui siete cristiani e fate questa festa, quindi ti voglio fare gli auguri, voglio vivere come si vive qui e fare come voi».
Per loro il tempo dell’attesa sembra finito
, ma non è così: aspettano un lavoro (che cercano giorno per giorno), piangono la sofferenza per i genitori lontani, per le mogli giovanissime e i bambini piccoli lasciati nella miseria in attesa di riuscire anche loro ad affrontare il grande viaggio, quello che li porta in Italia dopo avere attraversato il deserto ed il mare.
Accanto è chi è già arrivato, nel senso che ha già regolarizzato la propria posizione in Italia, vi sono le migliaia di immigrati ospitati nei centri d’accoglienza che attendono il completamento delle procedure stabilite per avere un permesso di soggiorno. Ma sanno che potrebbe anche arrivare una risposta negativa, ossia il rigetto della domanda avanzata per restare. La speranza ora è legata ad un filo: da ottobre infatti è possibile avere un permesso di soggiorno per motivi umanitaria purchè sussistano alcuni (ristretti) presupposti.
Il centro di di Mineo, nella piana di Catania, ha già fatto parlare di sé nei mesi dell’emergenza nord Africa di un paio di anni fa. Prima di essere destinato all’accoglienza era la residenza dei militari americani che lavoravano alla base di Sigonella. Si tratta quindi di un’area ben delimitata, con piccoli residence, ampi spazi verdi, diversi campi per attività sportive, sale comuni, info point, punto mamme, una moschea, internet point, aule di formazione, mensa e tutto ciò che, all’epoca, serviva a ricreare in Sicilia un piccolo angolo di United States.
Lasciato dagli americani, è stato affittato dallo Stato italiano per accogliervi circa 2000 immigrati provenienti principalmente dal Corno d’Africa, Egitto, Nigeria e alcuni anche dal Pakistan e altri paesi asiatici. Una vera miscellanea di culture, etnie, tradizioni e fedi che convivono nella condivisione dell’unica speranza di vivere in pace, lavorare, sistemare la famiglia, integrarsi al meglio.
Cosa è per il loro il Natale? «La presenza di molti cristiani ortodossi – soprattutto interi nuclei familiari provenienti dall’Egitto, fa sì che nel Centro tutte le ricorrenze cristiane abbiano la giusta celebrazione. Anche l’atmosfera è stata adeguata al clima natalizio che si respira nei comuni limitrofi. Nel Centro sono state montate le luci natalizie ed è stato allestito un albero, anche il menù del giorno di Natale è stato adeguato al giorno di festa». Ce lo spiega Massimo Millesoli, presidente della Fondazione di Comunità del calatino Don Luigi Sturzo che collabora col soggetto gestore del CARA per diverse iniziative di integrazione con il territorio. «Ma i veri protagonisti di questo periodo sono i bambini del centro. Ormai tutti sono inseriti nella scuola del paese e sono coinvolti in una scenografia vivente multietnica nell’ambito della manifestazione menenina dei presepi nei vicoli che richiama moltissimi turisti ogni anno. Ai bambini del Centro è affidata una scenografia in un angolo caratteristico di Mineo che richiama gli antichi mestieri. Non sono tutti cristiani, ma questo è il loro modo di condividere e di partecipare alla vita della comunità che li ospita».
Il presidente della Fondazione ci spiega anche che nel Centro sono a pieno regime molte attività. Non solo venti classi di alfabetizzazione per il corso di italiano, a diversi livelli, corsi di educazione civica e di educazione stradale, ma anche corsi di educazione ambientale ed al riciclo delle materie prime, nonché numerosi laboratori di formazione per avviare gli ospiti a piccole attività artigianali che potrebbero garantire, ora e in futuro, dei piccoli guadagni. «Proprio dai laboratori e dal recupero dei materiali, è emersa l’idea di allestire una linea di prodotti con il marchio,” CARA buoutique”, che vorremmo sviluppare in modo da incrementare le possibilità di lavoro per almeno una decina di ospiti. Per ora iniziamo con delle bancarelle in occasione delle festività natalizie, ma presto allestiremo un sito web per la vendita on-line, registreremo il marchio ed arriveremo alla costituzione di una cooperativa sociale con gli ospiti in modo da inserirli nei circuiti produttivi del territorio».
I paesi circostanti, che certamente non rappresentano realtà economicamente stabili, rispondono con generosità all’appello di unirsi alla Fondazione di comunità promossa da poco più di un anno. E’ il segno che l’intero territorio inizia a comprendere la necessità di condividere le responsabilità richieste dai più autentici percorsi di sostegno agli immigrati che giungono in Italia.
Per informazioni sulle date della scenografia allestita a Mineo e per aggiornamenti sulle iniziative al c.a.r.a: www.fdcdonluigisturzo.ite www.solcalatino.it
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