Dopo la Cisl anche l’unione sindacale di base proclama lo sciopero ad oltranza all’Ilva di Taranto, indetto fino alle 7 del 19 gennaio.
Taranto (youreporternews) - . E’ in corso un’assemblea con presidio permanente nella sala del consiglio di fabbrica. Il sindacato riferisce che in una nota del direttore Adolfo Buffo, verrebbe fatto chiaramente intuire che non c’è un serio piano industriale, come previsto dall’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale e che il gruppo Riva non disporrebbe neppure del denaro per pagare gli stipendi. Il presidio alla portineria C dell’acciaieria è iniziato, l’agitazione non si placa, si teme un’escalation.
I semilavorati sono fermi da mesi nei piazzali e nei magazzini dell’acciaieria, le commesse internazionali, per ora quelle americane, sono saltate. I Riva sono agli arresti domiciliari, poiché la Cassazione ha respinto la richiesta di revoca del provvedimento di restrizione della libertà personale, nei confronti del patron dell’Ilva e dei parenti.
L’Ilva è in una condizione di stallo. Dopo mesi di battaglie, proteste a Roma, blocchi delle strade a Taranto, con la contrapposizione fra magistratura e politica, di fronte a un caso, l’Ilva, il cui interesse travalica ampiamente i confini nazionali, 15 mila lavoratori e rispettive famiglie, ancora non sanno cosa spetta loro. E non percepiranno prossimamente neppure lo stipendio. La tensione è alle stelle a Taranto. In assenza di piani concreti per salvare migliaia di operai, il futuro dell’Ilva e il prestigio dell’acciaieria più importante d’Europa, la città e il paese, si preparano a un collasso senza misura.
Lo sciopero a oltranza dei lavoratori dell’Ilva di Taranto, indetto ieri dalla Fim Cisl, con il blocco di diversi impianti, è riuscito, fa sapere il sindacato. “Lo stabilimento è stato paralizzato: fermi gli impianti dell’Acciaieria 1, Acciaieria 2 e Altoforno 5. A breve si fermerà per 48 ore anche l’Altoforno 4″.
Secondo la Fim di Taranto “la serrata avviata a seguito della situazione di incertezza venutasi a creare all’interno dello stabilimento Ilva ha ottenuto un forte consenso tra i lavoratori”.
“Un risultato simile non si era mai registrato all’interno dell’Ilva, dopo l’avvento del gruppo Riva”, scrive la Fim, che “ringrazia tutti i lavoratori che hanno sostenuto l’azione di lotta, finalizzata a chiarire nell’immediato ogni dubbio sul futuro dello stabilimento”.
“Non comprendiamo le ragioni dello sciopero indetto dalla Cisl, visto che avevamo considerato, unitariamente, gli appuntamenti della prossima settimana cruciali per il destino dei lavoratori Ilva e per la salvaguardia di salute, ambiente e lavoro” affermano i segretari provinciali di Fiom Cgil e Uilm Uil.
“Ancor più incomprensibile tale iniziativa di sciopero alla luce di quanto ci ha comunicato ieri pomeriggio il direttore dello stabilimento Buffo, che ci informava della graduale ripartenza di alcuni impianti, col conseguente rientro in fabbrica di molti lavoratori a febbraio".
Il 22 gennaio è previsto un incontro dei sindacati con il presidente del gruppo Ilva, Bruno Ferrante, mentre il 23 ne è stato fissato un altro fra le maggiori sigle delle rappresentanze sindacali e il ministro dell’Ambiente, Clini, il garante dell’Aia, Esposito e il commissario per le bonifiche, Pini.
Taranto (youreporternews) - . E’ in corso un’assemblea con presidio permanente nella sala del consiglio di fabbrica. Il sindacato riferisce che in una nota del direttore Adolfo Buffo, verrebbe fatto chiaramente intuire che non c’è un serio piano industriale, come previsto dall’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale e che il gruppo Riva non disporrebbe neppure del denaro per pagare gli stipendi. Il presidio alla portineria C dell’acciaieria è iniziato, l’agitazione non si placa, si teme un’escalation.
I semilavorati sono fermi da mesi nei piazzali e nei magazzini dell’acciaieria, le commesse internazionali, per ora quelle americane, sono saltate. I Riva sono agli arresti domiciliari, poiché la Cassazione ha respinto la richiesta di revoca del provvedimento di restrizione della libertà personale, nei confronti del patron dell’Ilva e dei parenti.
L’Ilva è in una condizione di stallo. Dopo mesi di battaglie, proteste a Roma, blocchi delle strade a Taranto, con la contrapposizione fra magistratura e politica, di fronte a un caso, l’Ilva, il cui interesse travalica ampiamente i confini nazionali, 15 mila lavoratori e rispettive famiglie, ancora non sanno cosa spetta loro. E non percepiranno prossimamente neppure lo stipendio. La tensione è alle stelle a Taranto. In assenza di piani concreti per salvare migliaia di operai, il futuro dell’Ilva e il prestigio dell’acciaieria più importante d’Europa, la città e il paese, si preparano a un collasso senza misura.
Lo sciopero a oltranza dei lavoratori dell’Ilva di Taranto, indetto ieri dalla Fim Cisl, con il blocco di diversi impianti, è riuscito, fa sapere il sindacato. “Lo stabilimento è stato paralizzato: fermi gli impianti dell’Acciaieria 1, Acciaieria 2 e Altoforno 5. A breve si fermerà per 48 ore anche l’Altoforno 4″.
Secondo la Fim di Taranto “la serrata avviata a seguito della situazione di incertezza venutasi a creare all’interno dello stabilimento Ilva ha ottenuto un forte consenso tra i lavoratori”.
“Un risultato simile non si era mai registrato all’interno dell’Ilva, dopo l’avvento del gruppo Riva”, scrive la Fim, che “ringrazia tutti i lavoratori che hanno sostenuto l’azione di lotta, finalizzata a chiarire nell’immediato ogni dubbio sul futuro dello stabilimento”.
“Non comprendiamo le ragioni dello sciopero indetto dalla Cisl, visto che avevamo considerato, unitariamente, gli appuntamenti della prossima settimana cruciali per il destino dei lavoratori Ilva e per la salvaguardia di salute, ambiente e lavoro” affermano i segretari provinciali di Fiom Cgil e Uilm Uil.
“Ancor più incomprensibile tale iniziativa di sciopero alla luce di quanto ci ha comunicato ieri pomeriggio il direttore dello stabilimento Buffo, che ci informava della graduale ripartenza di alcuni impianti, col conseguente rientro in fabbrica di molti lavoratori a febbraio".
Il 22 gennaio è previsto un incontro dei sindacati con il presidente del gruppo Ilva, Bruno Ferrante, mentre il 23 ne è stato fissato un altro fra le maggiori sigle delle rappresentanze sindacali e il ministro dell’Ambiente, Clini, il garante dell’Aia, Esposito e il commissario per le bonifiche, Pini.
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Sono presenti 3 commenti
speriamo che a taranto un giorno non lontano si potra' respirare aria piu' pulita, e dare un futuro sano per i nostri figli, ed un lavoro che non comprometta la loro salute, e che quel mostruoso ammasso di ferraglia inquinante dell'ilva verra subito raso al suolo e bonificata tutta l'aria citata. Spero che la nostra citta di Taranto rinasca per il bene e la salute di tutti ringrazio.
Siamo stanchi a Taranto di sentire le solite barzellette da parte dei politici, di stanziamenti di milioni di euro per la bonifica dell'area circostante alla (zona Tamburi) e l'ammodernamento dell'ilva. Vogliamo vedere i fatti altrimenti noi cittadini di Taranto diciamo basta, stiamo sopportando abbastanza, possiamo solo dire che i decessi ed i malati di cancro a Taranto e elevatissimo Abbiamo solo perdite di vite. adesso chiediamo solo i danni e la chiusura della pericolosissima ilva grazie.
Perché non chiudiamo Torino e Milano e già che ci siamo tutta la pianura padana? Vengano le anime belle ambientaliste a vedere i malati che riempiono gli ospedali di queste città! E' notizia di oggi che in queste zone si superano enormemente i limiti previsti (Pm 10 e polveri sottili varie)e, inoltre, tale superamento è quasi quotidiano. Se non fosse nuovamente intervenuto il Governo della Repubblica a ribardire l'applicazione del decreto legge convertito in legge quasi all'unanimità dal Parlamento, nel giro di pochi giorni si sarebbero visti 20000 disoccupati di cui 12000 solo a Taranto e, nel giro di pochi mesi, sempre a Taranto un inevitabile disastro sociale, sommato a mafie camorre oltre a vari usurai che in siffatte situazioni di povertà ci sguazzano. Ma alla sig.ra Todisco e al procurator Sebastio questo non interessa: loro vogliono passare alla storia per aver chiuso la più grossa acciaieria d'Europa. Tra l'altro il G.i.p. di turno ha disposto arresti con intercettazioni di tre anni addietro (dove sono le esigenze cautelari?)e, soprattutto, il video della inesistente corruzione circola in internet: i soggetti interessati si scambiavano un foglio e non già dei soldi come dichiarato sulle carte processuali. Povera Italia.
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