Oltre ad essere una risorsa economica per il loro paese attraverso le rimesse, gli immigrati sono anche “ottimi ambasciatori nelle loro comunità di valori come la libertà e la democrazia”: è doveroso riconoscere i loro diritti
E'ingiusto non andare in questa direzione se gli immigrati che lavorano in Italia pagano le tasse, mandano i loro figli a scuola, hanno diritto all'assistenza medica e alla cittadinanza per chi è nato nel nostro territorio. Per il primo diritto siamo finalmente arrivati ad un accordo, a conclusione di un percorso avviato da oltre quattro anni sia con ricerche specifiche, come quella coordinata dalla Regione Marche e quella dell’Area sanitaria della Caritas di Roma, sia all’interno del Tavolo interregionale “Immigrati e servizi sanitari” presso la Commissione salute della Conferenza delle Regioni e Province Autonome. Va ricordato che a seguito della Legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione”, le Regioni sono gli enti di programmazione cui spetta la competenza legislativa in termini di tutela della salute, ma compito dello Stato è quello di garantire l’equità nell’attuazione di questo diritto sancito dalla Costituzione.
Per quanto riguarda la cittadinanza, purtroppo, tra i politici non tutti la pensano allo stesso modo, come forse persino tra le élite ecclesiastiche, mentre tra la base cattolica e tra le migliaia di sacerdoti che vivono in mezzo alla gente comune l'attenzione a questo diritto è pressocché unanime.
L’immigrazione è un fenomeno che va incontro a marcati cambiamenti. In Italia, ad esempio, diminuisce l’afflusso di migranti a causa della crisi economica, che rende il nostro paese meno “appetibile”. In compenso aumenta il numero di sacerdoti stranieri, in special modo extracomunitari, mentre la percezione degli immigrati da parte degli italiani è sempre più positiva. Sono alcuni degli aspetti emersi stamattina durante una conferenza stampa a cura della Fondazione Migrantes tenutasi presso la Sala Marconi di Radio Vaticana, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebra domenica prossima, 13 gennaio.
“La preminenza del principio 'jus sanguinis' comporta di fatto l'esclusione e la differenziazione sociale di quasi 650mila minori nati in Italia da genitori immigrati”, ha detto il direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei, monsignor Giancarlo Perego. “Sembra pertanto tempo - ha aggiunto mons. Perego - come del resto hanno scelto di fare la maggior parte degli Stati europei, di ampliare anche in Italia lo jus soli, cioè l'acquisto della cittadinanza italiana per nascita sul territorio, anche per i bambini nati sul territorio italiano da genitori immigrati irregolarmente presenti sul territorio italiano”.
Monsignor Giancarlo Perego si è poi soffermato sull’insegnamento del Concilio Vaticano II in materia di migrazioni. La Gaudium et spes, in modo particolare, sottolinea il diritto dell’immigrato a non essere discriminato e a godere della giusta tutela sul lavoro. La Chiesa si schiera a favore della campagna di sensibilizzazione essendo consapevole che sul tema della concessione della cittadinanza, come ha anche sollecitato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, occorre fare subito e bene perché l'Italia è in grave ritardo rispetto ad altri paesi occidentali come la Francia, dove lo ius soli è in vigore da tanto tempo. Senza questo diritto di civiltà il nostro Paese rinuncerebbe a svolgere quel ruolo di avanguardia mediterranea che lo contraddistingue nel favorire il dialogo e la conoscenza con i paesi delle altre sponde.
Il presidente di Migrantes, monsignor Paolo Schiavon, ha citato l’antico adagio latino “Homo viator, spe erectus”, che richiama la natura pellegrina dell’essere umano, già a partire dalle Sacre Scritture: Adamo che viene espulso dall’Eden; Abramo volontario pellegrino per obbedienza; Mosè che fa di Israele un popolo pellegrinante nel deserto del Sinai. Dio stesso si è fatto pellegrino “seguendo il suo popolo, e in Gesù accompagna questo popolo lungo il percorso che si inoltra nella dimensione inesauribile del divino, rinnovando continuamente la consapevolezza che nessun luogo di questa terra può diventare mai meta definitiva”.
Le inevitabili difficoltà che l’emigrazione riserva richiamano la seconda parte del motto, relativa all’uomo sorretto dalla speranza. È sempre Gesù, ha sottolineato monsignor Schiavon, che “ci permette di attraversare le difficoltà senza cedere allo sconforto, come è avvenuto per i discepoli di Emmaus”. Con riferimento al Messaggio di Benedetto XVI per la 99° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, il presidente di Migrantes ha posto in evidenza il non nuovo impegno della Chiesa in questo campo, “in collaborazione con tutte le persone di buona volontà, assieme alle buone potenzialità e alle risorse di cui le migrazioni sono portatrici”.
di Carlo Mafera
E'ingiusto non andare in questa direzione se gli immigrati che lavorano in Italia pagano le tasse, mandano i loro figli a scuola, hanno diritto all'assistenza medica e alla cittadinanza per chi è nato nel nostro territorio. Per il primo diritto siamo finalmente arrivati ad un accordo, a conclusione di un percorso avviato da oltre quattro anni sia con ricerche specifiche, come quella coordinata dalla Regione Marche e quella dell’Area sanitaria della Caritas di Roma, sia all’interno del Tavolo interregionale “Immigrati e servizi sanitari” presso la Commissione salute della Conferenza delle Regioni e Province Autonome. Va ricordato che a seguito della Legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione”, le Regioni sono gli enti di programmazione cui spetta la competenza legislativa in termini di tutela della salute, ma compito dello Stato è quello di garantire l’equità nell’attuazione di questo diritto sancito dalla Costituzione.
Per quanto riguarda la cittadinanza, purtroppo, tra i politici non tutti la pensano allo stesso modo, come forse persino tra le élite ecclesiastiche, mentre tra la base cattolica e tra le migliaia di sacerdoti che vivono in mezzo alla gente comune l'attenzione a questo diritto è pressocché unanime.
L’immigrazione è un fenomeno che va incontro a marcati cambiamenti. In Italia, ad esempio, diminuisce l’afflusso di migranti a causa della crisi economica, che rende il nostro paese meno “appetibile”. In compenso aumenta il numero di sacerdoti stranieri, in special modo extracomunitari, mentre la percezione degli immigrati da parte degli italiani è sempre più positiva. Sono alcuni degli aspetti emersi stamattina durante una conferenza stampa a cura della Fondazione Migrantes tenutasi presso la Sala Marconi di Radio Vaticana, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebra domenica prossima, 13 gennaio.
“La preminenza del principio 'jus sanguinis' comporta di fatto l'esclusione e la differenziazione sociale di quasi 650mila minori nati in Italia da genitori immigrati”, ha detto il direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei, monsignor Giancarlo Perego. “Sembra pertanto tempo - ha aggiunto mons. Perego - come del resto hanno scelto di fare la maggior parte degli Stati europei, di ampliare anche in Italia lo jus soli, cioè l'acquisto della cittadinanza italiana per nascita sul territorio, anche per i bambini nati sul territorio italiano da genitori immigrati irregolarmente presenti sul territorio italiano”.
Monsignor Giancarlo Perego si è poi soffermato sull’insegnamento del Concilio Vaticano II in materia di migrazioni. La Gaudium et spes, in modo particolare, sottolinea il diritto dell’immigrato a non essere discriminato e a godere della giusta tutela sul lavoro. La Chiesa si schiera a favore della campagna di sensibilizzazione essendo consapevole che sul tema della concessione della cittadinanza, come ha anche sollecitato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, occorre fare subito e bene perché l'Italia è in grave ritardo rispetto ad altri paesi occidentali come la Francia, dove lo ius soli è in vigore da tanto tempo. Senza questo diritto di civiltà il nostro Paese rinuncerebbe a svolgere quel ruolo di avanguardia mediterranea che lo contraddistingue nel favorire il dialogo e la conoscenza con i paesi delle altre sponde.
Il presidente di Migrantes, monsignor Paolo Schiavon, ha citato l’antico adagio latino “Homo viator, spe erectus”, che richiama la natura pellegrina dell’essere umano, già a partire dalle Sacre Scritture: Adamo che viene espulso dall’Eden; Abramo volontario pellegrino per obbedienza; Mosè che fa di Israele un popolo pellegrinante nel deserto del Sinai. Dio stesso si è fatto pellegrino “seguendo il suo popolo, e in Gesù accompagna questo popolo lungo il percorso che si inoltra nella dimensione inesauribile del divino, rinnovando continuamente la consapevolezza che nessun luogo di questa terra può diventare mai meta definitiva”.
Le inevitabili difficoltà che l’emigrazione riserva richiamano la seconda parte del motto, relativa all’uomo sorretto dalla speranza. È sempre Gesù, ha sottolineato monsignor Schiavon, che “ci permette di attraversare le difficoltà senza cedere allo sconforto, come è avvenuto per i discepoli di Emmaus”. Con riferimento al Messaggio di Benedetto XVI per la 99° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, il presidente di Migrantes ha posto in evidenza il non nuovo impegno della Chiesa in questo campo, “in collaborazione con tutte le persone di buona volontà, assieme alle buone potenzialità e alle risorse di cui le migrazioni sono portatrici”.
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