Una breve sintesi del Rapporto sull'invecchiamento nel XXI secolo che verrà presentato oggi pomeriggio presso la Comunità di Sant'Egidio
Comunità di Sant'Egidio - L’invecchiamento della popolazione è uno dei fenomeni più significativi del 21esimo secolo che ha conseguenze importanti e di ampia portata per tutti i settori della società. In tutto il mondo, ogni secondo che passa, ci sono due persone che festeggiano il loro sessantesimo compleanno. Considerando che nel mondo, una persona su nove ha sessant’anni o più e che questa percentuale arriverà a una su cinque entro il 2050, l’invecchiamento della popolazione è un fenomeno che non può più essere ignorato. Il documento Invecchiare nel ventunesimo secolo: un traguardo e una sfida, analizza la situazione attuale delle persone anziane e esamina i progressi effettuati nell’adozione di politiche e azioni da parte dei governi e altre parti in causa dopo la SecondaAssemblea Mondiale sull’Invecchiamento, riguardo all’attuazione del Piano di Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento, concepito per rispondere alle opportunità e alle sfide di un mondo che invecchia. Il documento fornisce esempi estremamente interessanti di programmi innovativi capaci di rispondere efficacemente ai problemi dell’invecchiamento e alle preoccupazioni delle persone anziane.
Il rapporto identifica le lacune e fornisce raccomandazioni sulla strada da seguire per garantire l’esistenza di una società per tutte le età, nella quale giovani e anziani abbiano l’opportunità di contribuire allo sviluppo e condividerne i benefici. Caratteristica saliente di questo rapporto è il fatto di concentrarsi sulle voci delle persone anziane, registrate attraverso un capillare lavoro di ascolto in tutto il mondo. Il rapporto, risultato della collaborazione di oltre venti organismi delle Nazioni Unite e altre importanti organizzazioni internazionali impegnate nell’ambito dell’invecchiamento della popolazione, mostra che sono stati fatti importanti progressi in molti paesi grazie all’adozione di nuove politiche, strategie, piani e leggi sull’invecchiamento, ma che bisogna fare molto di più per attuare pienamente il Piano di Madrid e realizzare il potenziale del nostro mondo che invecchia.
L’invecchiamento della popolazione è un problema che riguarda tutte le regioni e tutti i paesi con vari livelli di sviluppo. La sua progressione è più rapida nei paesi in via di sviluppo, anche tra quelli che hanno un numero elevato di giovani. Attualmente tra i 15 paesi che hanno oltre 10 milioni di anziani, sette sono paesi in via di sviluppo. L’invecchiamento è un trionfo dello sviluppo. Una longevità sempre in aumento è uno dei grandi successi dell’umanità. Si vive più a lungo grazie a migliori alimentazione, igiene, progressi nel campo della medicina, cure mediche, istruzione e benessere economico. La speranza di vita alla nascita è attualmente di oltre 80 anni in 33 paesi; cinque anni fa, i paesi che avevano raggiunto questo obiettivo erano solo 19. La maggior parte delle persone che leggono questo rapporto supereranno gli 80 anni e taluni i 100. Attualmente, solo il Giappone ha una popolazione anziana superiore al 30% del totale; si ritiene che entro il 2050, 64 paesi raggiungeranno il Giappone su queste percentuali. Questo cambiamento demografico offre opportunità che sono altrettanto ampie del contributo che può offrire alla società una popolazione anziana socialmente e economicamente attiva, in buone condizioni economiche e di salute.
L’invecchiamento della popolazione presenta anche sfide sociali, economiche e culturali a individui, famiglie, società e alla comunità globale. Come sottolinea il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon nella prefazione al presente rapporto, “le conseguenze sociali ed economiche di questo fenomeno sono profonde, e vanno ben al di là del singolo anziano e della sua famiglia, dato che coinvolgono la società e la comunità globale come mai prima d’ora”. Il modo in cui sceglieremo di affrontare le sfide e massimizzare le opportunità di una popolazione anziana in aumento sarà determinante per poter raccogliere i benefici del “dividendo della longevità”. Il numero e la percentuale di anziani che aumentano più velocemente di qualsiasi altro gruppo d’età in molti paesi del mondo, suscitano preoccupazione sulla capacità delle società di far fronte alle sfide associate a questo cambiamento demografico. Per affrontare le sfide, ma anche per approfittare delle opportunità derivanti dall’invecchiamento della popolazione, il rapporto invita a considerare nuovi approcci nella strutturazione delle società, del mondo del lavoro e dei rapporti sociali e intergenerazionali. Tutto questo deve essere sostenuto da un impegno politico forte e da una solida base di dati e conoscenze che garantiscano un’effettiva integrazione dell’invecchiamento globale nei più ampi processi di sviluppo. Uomini e donne di tutto il mondo devono poter invecchiare con dignità e sicurezza, approfittando della vita attraverso la piena realizzazione di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali. Considerare simultaneamente problemi e opportunità è il modo migliore per vincere la sfida dell’invecchiamento.
La trasformazione dell’invecchiamento. Si considera che una popolazione stia invecchiando quando le persone anziane diventano una percentuale proporzionalmente maggiore della popolazione totale. I tassi di fertilità in diminuzione e una maggiore durata della vita hanno portato all’invecchiamento della popolazione. L’aspettativa di vita alla nascita è aumentata in modo sostanziale in tutto il mondo. L’aspettativa di vita nel lasso di tempo tra il 2010-2015 è di 78 anni nei paesi sviluppati e di 68 nelle regioni in via di sviluppo. Entro il 2045-2050 i neonati avranno un’aspettativa di vita di 83 anni nelle regioni sviluppate e di 74 anni in quelle in via di sviluppo. Nel 1950 nel mondo c’erano 205 milioni di sessantenni, nel 2012 il numero degli anziani è arrivato a quasi 810 milioni. Si prevede che arrivi al miliardo in meno di dieci anni e che raddoppi entro il 2050, arrivando a due miliardi. Ci sono differenze sostanziali tra le diverse regioni del mondo. Per esempio, nel 2012, la percentuale della popolazione africana di 60 anni o più è del 6%, mentre è del 10% in America Latina e nei Caraibi, dell’11% in Asia, del 15% in Oceania, del 19% in America del Nord e 22% in Europa. Si prevede che per il 2050 le stesse percentuali arriveranno al 10% in Africa, 24% in Asia, 24% in Oceania, 25% in America Latina e nei Caraibi, 27% in America del Nord e 34% in Europa.
Come tendenza generale, le donne sono la maggioranza degli anziani. Attualmente, per 100 donne sessantenni nel mondo ci sono solo 84 uomini. Per quanto riguarda gli ottantenni invece, si contano solo 61 uomini ogni 100 donne. Gli uomini e le donne vivono in modo diverso la vecchiaia. I rapporti di genere strutturano tutto il corso della vita, influenzando l’accesso a risorse e opportunità con un impatto che è allo stesso tempo continuo e cumulativo. In molte situazioni, le donne anziane sono più vulnerabili nei confronti delle discriminazioni, tra le quali ricordiamo minori opportunità di accesso al lavoro e alle cure mediche, maggiore esposizione a maltrattamenti, al non riconoscimento del diritto alla proprietà e all’eredità, alla mancanza di un reddito vitale minimo e di una copertura sociale. Ma gli uomini anziani, soprattutto dopo la pensione, possono a loro volta diventare vulnerabili perché hanno reti di sostegno sociale più deboli e possono essere esposti a raggiri, soprattutto sul piano finanziario. Queste differenze hanno conseguenze importanti al momento di stabilire programmi e politiche pubbliche. Gli anziani non sono un gruppo omogeneo ai quali applicare politiche “taglia unica”. E’ importante non standardizzare gli anziani come un’unica categoria, ma riconoscere invece che essi sono diversi e differenziati come qualsiasi altra fascia d’età, per quanto riguarda l’età, il sesso, la provenienza geografica, l’istruzione, il reddito e la salute. Ogni gruppo di anziani, siano essi donne, uomini, molto anziani, autoctoni, analfabeti, che vivano in città o in campagna, ha necessità e interessi particolari che devono essere presi in considerazione in modo specifico attraverso l’adozione di modelli di intervento e programmi su misura.
La Seconda Assemblea Mondiale sull’Invecchiamento, tenutasi a Madrid, Spagna, nel 2002, per discutere le sfide poste dal rapido invecchiamento della popolazione, ha adottato il Piano di Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento i cui punti fondamentali riguardano l’integrazione delle persone anziane nel tema dello sviluppo, l’evoluzione di salute e benessere per la terza età e la garanzia di un ambiente che favorisca sostegno e capacità di iniziativa. Il Piano di Madrid chiede un cambiamento di comportamenti, atteggiamenti e abitudini per far sì che gli anziani non siamo considerati semplicemente come beneficiari dei servizi sociali, ma come partecipanti attivi del processo di sviluppo con pieni diritti. Invecchiare nel ventunesimo secolo: un traguardo e una sfida, è un contributo all’esame del Piano di Madrid dopo dieci anni e alla valutazione dei progressi nella sua attuazione.
Un dato fondamentale di questo rapporto riguarda l’incredibile produttività e i contributi dati dai sessantenni come collaboratori familiari, elettori, volontari, imprenditori ecc. Il rapporto mostra anche che l’adozione di misure ad hoc per garantire cure mediche, un reddito regolare, reti di rapporti sociali e assistenza legale, genererà vantaggi legati alla longevità i cui frutti saranno raccolti in tutto il mondo da questa generazione e da quelle a venire. Il rapporto sostiene l’idea che i governi nazionali e locali, le organizzazioni internazionali, le comunità e la società civile debbano impegnarsi al massimo in uno sforzo comune per far sì che la società del 21esimo secolo si adatti alla realtà della demografia del 21esimo secolo. Lo stesso documento sottolinea che per avere progressi concreti, efficaci in termini di costo, bisognerà garantire che gli investimenti sull’età inizino fin dalla nascita.
Tra le preoccupazioni più pressanti delle persone anziane in tutto il mondo c’è la garanzia del reddito. Questo punto, insieme alla salute, è tra i più menzionati dagli anziani stessi. Si tratta anche degli argomenti che costituiscono due tra le sfide più importanti per i governi che affrontano l’invecchiamento della popolazione. La crisi economica mondiale ha esacerbato la pressione finanziaria per garantire la sicurezza economica e l’accesso alle cure mediche per gli anziani. Gli investimenti nel sistema pensionistico sono considerati uno strumento fondamentale per garantire l’indipendenza economica e ridurre la povertà nella terza età. La sostenibilità di questi sistemi è un punto di particolare preoccupazione, soprattutto nei paesi sviluppati, mentre nei paesi in via di sviluppo la protezione sociale e la copertura pensionistica per la terza età rimangono ancora una sfida, dato che una larga parte della forza lavoro proviene dal settore informale.
E’ necessario attivare delle piattaforme in materia di protezione sociale per garantire la sicurezza del reddito e l’accesso ai servizi essenziali di natura sociale e sanitaria per tutte le persone anziane, e fornire una rete di sicurezza che contribuisca al mantenimento di un buono stato di salute più a lungo e prevenga l’impoverimento nella terza età. Non ci sono prove certe sul fatto che l’invecchiamento della popolazione in quanto tale abbia minato lo sviluppo economico o che i paesi non abbiano risorse sufficienti per garantire le pensioni e le cure mediche per la popolazione anziana. Tuttavia, nell’insieme, solo un terzo dei paesi ha un sistema di protezione sociale completo, che nella maggior parte dei casi, copre solo le persone con un impiego regolare, ossia meno della metà della popolazione economicamente attiva a livello mondiale. Le pensioni e in particolare quelle sociali, sono uno strumento importante in quanto tale, dato che danno un contributo fondamentale per il benessere delle persone anziane, ma hanno dimostrato anche la loro importanza per il sostentamento di intere famiglie. In tempi di crisi, le pensioni possono costituire la principale fonte di reddito familiare, e spesso permettere ai giovani e alle loro famiglie di far fronte alla diminuzione o alla perdita del lavoro.
Allo scopo di mettere in pratica il loro diritto di godere dei più alti livelli di salute fisica e psichica, le persone anziane devono avere accesso a servizi e informazioni sanitarie adatti alla loro età, possibilità finanziarie e esigenze. Tali servizi devono includere le cure mediche preventive, curative e a lungo termine. Una prospettiva che comprenda l’intero corso della vita dovrebbe includere attività di promozione della salute e prevenzione di malattie e invalidità, incentrate sul mantenimento dell’indipendenza, la prevenzione e il differimento di malattie e invalidità e la somministrazione delle cure. Sono necessarie politiche che promuovano stili di vita salutari, tecnologie di assistenza, ricerca medica e cure riabilitative. La formazione di operatori e professionisti della salute è fondamentale per garantire che coloro che lavorano con gli anziani abbiano accesso alle informazioni e alla formazione di base per la cura delle persone anziane. E’ necessario fornire una migliore assistenza a tutti gli operatori, inclusi i membri della famiglia, gli assistenti locali, soprattutto per le cure di lunga durata nei confronti degli anziani più fragili e agli stessi anziani che si occupano di altre persone. Il rapporto sottolinea che la salute deve essere l’obiettivo fondamentale della risposta della società al problema dell’invecchiamento della popolazione. Garantire che le persone che vivono una vita più lunga, vivano anche una vita più sana, darà maggiori opportunità e ridurrà i costi per gli anziani, le famiglie e la società.
Un ambiente fisico accogliente che promuova lo sviluppo e l’uso di tecnologie innovative allo scopo di incoraggiare l’invecchiamento attivo, è particolarmente importante per gli anziani nel momento in cui iniziano ad avere una mobilità ridotta e una diminuzione di vista e udito. E’ essenziale quindi che gli anziani abbiano alloggi a prezzo equo e trasporti facilmente accessibili che favoriscano l’invecchiamento a casa propria, per permettergli di rimanere indipendenti, favorire i contatti sociali e far sì che gli anziani rimangano membri attivi in seno alla società. Bisogna fare di più per mostrare, indagare e prevenire la discriminazione, i maltrattamenti e la violenza nei confronti degli anziani, soprattutto le donne che sono più vulnerabili. Sono stati fatti dei progressi nella promozione dei diritti umani degli anziani, soprattutto dibattiti concentrati sullo sviluppo di strumenti nell’ambito dei diritti umani internazionali, concepiti specificamente per gli anziani.
In molte parti del mondo sono le famiglie ad avere la responsabilità per la cura e il sostegno finanziario degli anziani non più autonomi. I costi possono essere estremamente elevati per la generazione professionalmente attiva, e spesso influenzano negativamente la loro capacità di risparmiare, di lavorare e la loro produttività. Tuttavia, i trasferimenti di fondi privati, in seno alla famiglia, non possono più automaticamente essere considerati l’unica fonte di reddito per i familiari più anziani. Il rapporto mostra come le abitudini di vita degli anziani stiano cambiando in linea con i cambiamenti della società. Le famiglie diventano più piccole e il sistema di sostegno intergenerazionale continuerà ad essere esposto a cambiamenti importanti, soprattutto negli anni a venire. C’è un numero importante di nuclei familiari “con una generazione mancante”, composti da bambini e anziani, soprattutto nelle zone rurali, a causa della migrazione dalle campagne verso le città, degli adulti della “generazione di mezzo”. I colloqui con persone anziane in tutto il mondo hanno mostrato l’esistenza di molti casi nei quali gli anziani aiutano figli e nipoti, non solo nei lavori di casa e occupandosi dei bambini, ma anche con sostanziosi contributi finanziari alla famiglia.
Il rapporto sottolinea la necessità di affrontare le disuguaglianze sociali attualmente esistenti, garantendo a tutte le fasce della popolazione lo stesso accesso a istruzione, occupazione, cure mediche e servizi sociali di base che permetteranno alle persone di vivere decorosamente nel presente ed risparmiare per il futuro. Chiede investimenti cospicui in capitale umano attraverso il miglioramento dell’istruzione e delle prospettive professionali della generazione dei giovani. L’invecchiamento della popolazione rappresenta una sfida per i governi e le società, ma non deve essere considerato una crisi. La risposta all’invecchiamento può e deve essere pianificata per trasformare questa sfida in un’opportunità. Il rapporto espone una serie di ragioni irrefutabili a favore di investimenti che garantiscano una buona qualità di vita al momento dell’invecchiamento e suggerisce soluzioni positive, realizzabili anche nei paesi più poveri. Le voci degli anziani che hanno partecipato alle consultazioni per questo rapporto ribadiscono la necessità della sicurezza del reddito, la possibilità di un lavoro flessibile, cure mediche e medicine economicamente accessibili, alloggi e trasporti a misura di anziano e eliminazione di discriminazione, violenza e maltrattamenti nei loro confronti. Gli anziani sottolineano ancora una volta, la loro volontà di rimanere membri attivi e rispettati della società.
Il rapporto esorta la comunità internazionale a fare di più per l’invecchiamento nel campo dello sviluppo. Ci sono ragioni chiare ed evidenti per stabilire obiettivi di sviluppo relativi all’ invecchiamento della popolazione, sostenuti da sviluppo di capacità, bilanci e politiche specifiche insieme a ricerche e analisi sull’invecchiamento, aggiornate e basate su dati attuali e di buona qualità. Nel momento in cui i paesi si preparano a programmare la strada da seguire dopo il 2015, l’invecchiamento della popolazione e le risposte dei poteri pubblici sul tema degli anziani devono essere al centro del processo. In un mondo che invecchia rapidamente, è fondamentale avere obiettivi di sviluppo esplicitamente collegati alla popolazione anziana, la cui assenza spicca tra gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.
Riconoscere l’inevitabilità dell’invecchiamento della popolazione e la necessità di preparare adeguatamente tutte le parti in causa (governi, società civile, settore privato, comunità e famiglie) all’aumento del numero di persone anziane. Per far questo, è necessario migliorare la comprensione del problema, rafforzare le capacità nazionali e locali, e attuare le riforme politiche, economiche e sociali necessarie per adattare le società ad un mondo che invecchia. Garantire che tutte le persone anziane vivano in condizioni di dignità e sicurezza, che abbiano accesso ai servizi sociali e alle cure mediche di base e che abbiano un reddito minimo grazie all’attuazione di piattaforme nazionali di protezione sociale e altri investimenti di natura sociale volti ad aumentare l’autonomia e l’indipendenza delle persone anziane, prevenire l’impoverimento nella terza età e contribuire ad un invecchiamento in migliori condizioni di salute. Tali azioni dovrebbero essere basate su una visione a lungo termine, sostenute da un impegno politico forte e da fondi sicuri che possano prevenire impatti negativi in tempo di crisi o cambi di governo.
Sostenere le comunità e le famiglie per sviluppare un sistema di sostegno allo scopo di garantire alle persone anziane più fragili le cure a loro necessarie sul lungo periodo e promuovere a livello locale un invecchiamento attivo e in buone condizioni di salute per favorire l’invecchiare nella propria comunità. Investire nelle giovani generazioni, attraverso la promozione di comportamenti sani e garantendo istruzione e opportunità lavorative, accesso ai servizi sanitari e copertura previdenziale per tutti i lavoratori come migliore investimento per migliorare la vita di generazioni future di anziani. E’ necessario promuovere il lavoro flessibile, l’apprendimento lungo tutta la vita e l’aggiornamento professionale per facilitare l’integrazione nel mercato del lavoro degli anziani di oggi.
Sostenere gli sforzi nazionali e internazionali per sviluppare ricerche comparative sull’invecchiamento, e fare in modo che i dati e i risultati di questa ricerca, sensibili alle questioni culturali e di genere, siano disponibili per la definizione delle politiche. Integrare l’invecchiamento in tutte le politiche di genere e le questioni di genere nelle politiche di invecchiamento, prendendo in considerazione le diverse esigenze di uomini e donne anziani. Garantire l’inclusione dell’invecchiamento e delle esigenze degli anziani in tutte le politiche e i programmi di sviluppo nazionali. Garantire l’inclusione dell’invecchiamento e delle esigenze degli anziani negli interventi umanitari nazionali, nei piani di attenuazione e adeguamento ai cambiamenti climatici e nei programmi di gestione e preparazione alle catastrofi.
Assicurarsi che i problemi legati all’invecchiamento siano adeguatamente presi in considerazione nei programmi di sviluppo post 2015, anche attraverso lo sviluppo di obiettivi e indicatori specifici. Sviluppare una nuova cultura dell’invecchiamento basata sui diritti e un cambiamento di mentalità e atteggiamenti sociali nei riguardi delle persone anziane, perché da beneficiari dello stato sociale possano trasformarsi in cittadini attivi e partecipi. A questo scopo, è necessario lavorare per sviluppare strumenti internazionali per i diritti umani e per il loro recepimento nelle legislazioni nazionali insieme a misure affermative per combattere la discriminazione basata sull’età e favorire il riconoscimento delle persone anziane come soggetti autonomi.
Punti chiave sull’invecchiamento. Cambiamenti demografici. Nel mondo, ogni secondo due persone festeggiano il loro sessantesimo compleanno – per un totale di quasi 58 milioni di compleanni all’anno. Nel 2050 per la prima volta ci saranno più persone anziane che ragazzi sotto i 15 anni. Nel 2000 c’erano già più persone di sessant’anni o più che bambini sotto i cinque anni. Nel 2012, le persone di sessant’anni o più erano 810 milioni, ossia l’11,5% della popolazione totale. Secondo le previsioni questa cifra arriverà al miliardo di persone in meno di dieci anni e raddoppierà entro il 2050, raggiungendo i due miliardi di persone, ossia il 22% della popolazione totale. Nell’ultimo decennio, il numero di persone di sessant’anni o più è aumentato di 178 milioni di persone – una cifra che equivale quasi all’intera popolazione del Pakistan, che si trova al sesto posto tra i paesi più popolosi del mondo. L’aspettativa di vita tra il 2010 e il 2015 è di 78 anni nei paesi sviluppati e di 68 in quelli in via di sviluppo. I bambini nati tra il 2045 e il 2050 avranno un’aspettativa di vita di 83 anni nei paesi sviluppati e di 74 in quelli in via di sviluppo. Su tre sessantenni, due vivono in paesi in via di sviluppo. Nel 2050, quasi quattro sessantenni su cinque vivranno nel mondo in via di sviluppo. Il Giappone è l’unico paese del mondo in cui oltre il 30% della popolazione ha sessanta o più anni. Nel 2050 ci saranno 64 paesi nei quali la popolazione anziana rappresenterà oltre il 30% della popolazione. Il numero di centenari aumenterà su scala mondiale passando da 316.600 nel 2011 a 3,2 milioni nel 2050.Nel mondo, per cento donne di sessant’anni o più ci sono 84 uomini della stessa età, e ci sono 61 uomini ogni 100 donne di 80 anni o più.
Reddito e salute. Su scala mondiale, solo un terzo dei paesi, che rappresentano solamente il 28% della popolazione, ha un sistema completo di politiche sociali che copre tutti i settori della previdenza sociale. Il costo di un sistema pensionistico generalizzato a tutti gli ultra sessantenni nei paesi in via di sviluppo va dallo 0,7% al 2,6% del PIL. A livello mondiale, il 47% degli anziani e il 23,8% delle anziane fanno parte della forza lavoro. Trent’anni fa non c’erano “economie anziane” nelle quali i consumi delle persone anziane superavano quelli dei giovani. Nel 2010, c’erano 23 economie anziane e entro il 2040 ce ne saranno 89. A livello mondiale, oltre il 46% delle persone di 60 anni o più ha delle disabilità. Oltre 250 milioni di persone soffrono di disabilità moderate o gravi. Il numero di persone colpite da demenza senile nel mondo è stimato a 35,6 milioni e si ritiene che raddoppierà quasi ogni vent’anni per arrivare a 65,7 milioni di persone nel 2030.
Comunità di Sant'Egidio - L’invecchiamento della popolazione è uno dei fenomeni più significativi del 21esimo secolo che ha conseguenze importanti e di ampia portata per tutti i settori della società. In tutto il mondo, ogni secondo che passa, ci sono due persone che festeggiano il loro sessantesimo compleanno. Considerando che nel mondo, una persona su nove ha sessant’anni o più e che questa percentuale arriverà a una su cinque entro il 2050, l’invecchiamento della popolazione è un fenomeno che non può più essere ignorato. Il documento Invecchiare nel ventunesimo secolo: un traguardo e una sfida, analizza la situazione attuale delle persone anziane e esamina i progressi effettuati nell’adozione di politiche e azioni da parte dei governi e altre parti in causa dopo la SecondaAssemblea Mondiale sull’Invecchiamento, riguardo all’attuazione del Piano di Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento, concepito per rispondere alle opportunità e alle sfide di un mondo che invecchia. Il documento fornisce esempi estremamente interessanti di programmi innovativi capaci di rispondere efficacemente ai problemi dell’invecchiamento e alle preoccupazioni delle persone anziane.
Il rapporto identifica le lacune e fornisce raccomandazioni sulla strada da seguire per garantire l’esistenza di una società per tutte le età, nella quale giovani e anziani abbiano l’opportunità di contribuire allo sviluppo e condividerne i benefici. Caratteristica saliente di questo rapporto è il fatto di concentrarsi sulle voci delle persone anziane, registrate attraverso un capillare lavoro di ascolto in tutto il mondo. Il rapporto, risultato della collaborazione di oltre venti organismi delle Nazioni Unite e altre importanti organizzazioni internazionali impegnate nell’ambito dell’invecchiamento della popolazione, mostra che sono stati fatti importanti progressi in molti paesi grazie all’adozione di nuove politiche, strategie, piani e leggi sull’invecchiamento, ma che bisogna fare molto di più per attuare pienamente il Piano di Madrid e realizzare il potenziale del nostro mondo che invecchia.
L’invecchiamento della popolazione è un problema che riguarda tutte le regioni e tutti i paesi con vari livelli di sviluppo. La sua progressione è più rapida nei paesi in via di sviluppo, anche tra quelli che hanno un numero elevato di giovani. Attualmente tra i 15 paesi che hanno oltre 10 milioni di anziani, sette sono paesi in via di sviluppo. L’invecchiamento è un trionfo dello sviluppo. Una longevità sempre in aumento è uno dei grandi successi dell’umanità. Si vive più a lungo grazie a migliori alimentazione, igiene, progressi nel campo della medicina, cure mediche, istruzione e benessere economico. La speranza di vita alla nascita è attualmente di oltre 80 anni in 33 paesi; cinque anni fa, i paesi che avevano raggiunto questo obiettivo erano solo 19. La maggior parte delle persone che leggono questo rapporto supereranno gli 80 anni e taluni i 100. Attualmente, solo il Giappone ha una popolazione anziana superiore al 30% del totale; si ritiene che entro il 2050, 64 paesi raggiungeranno il Giappone su queste percentuali. Questo cambiamento demografico offre opportunità che sono altrettanto ampie del contributo che può offrire alla società una popolazione anziana socialmente e economicamente attiva, in buone condizioni economiche e di salute.
L’invecchiamento della popolazione presenta anche sfide sociali, economiche e culturali a individui, famiglie, società e alla comunità globale. Come sottolinea il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon nella prefazione al presente rapporto, “le conseguenze sociali ed economiche di questo fenomeno sono profonde, e vanno ben al di là del singolo anziano e della sua famiglia, dato che coinvolgono la società e la comunità globale come mai prima d’ora”. Il modo in cui sceglieremo di affrontare le sfide e massimizzare le opportunità di una popolazione anziana in aumento sarà determinante per poter raccogliere i benefici del “dividendo della longevità”. Il numero e la percentuale di anziani che aumentano più velocemente di qualsiasi altro gruppo d’età in molti paesi del mondo, suscitano preoccupazione sulla capacità delle società di far fronte alle sfide associate a questo cambiamento demografico. Per affrontare le sfide, ma anche per approfittare delle opportunità derivanti dall’invecchiamento della popolazione, il rapporto invita a considerare nuovi approcci nella strutturazione delle società, del mondo del lavoro e dei rapporti sociali e intergenerazionali. Tutto questo deve essere sostenuto da un impegno politico forte e da una solida base di dati e conoscenze che garantiscano un’effettiva integrazione dell’invecchiamento globale nei più ampi processi di sviluppo. Uomini e donne di tutto il mondo devono poter invecchiare con dignità e sicurezza, approfittando della vita attraverso la piena realizzazione di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali. Considerare simultaneamente problemi e opportunità è il modo migliore per vincere la sfida dell’invecchiamento.
La trasformazione dell’invecchiamento. Si considera che una popolazione stia invecchiando quando le persone anziane diventano una percentuale proporzionalmente maggiore della popolazione totale. I tassi di fertilità in diminuzione e una maggiore durata della vita hanno portato all’invecchiamento della popolazione. L’aspettativa di vita alla nascita è aumentata in modo sostanziale in tutto il mondo. L’aspettativa di vita nel lasso di tempo tra il 2010-2015 è di 78 anni nei paesi sviluppati e di 68 nelle regioni in via di sviluppo. Entro il 2045-2050 i neonati avranno un’aspettativa di vita di 83 anni nelle regioni sviluppate e di 74 anni in quelle in via di sviluppo. Nel 1950 nel mondo c’erano 205 milioni di sessantenni, nel 2012 il numero degli anziani è arrivato a quasi 810 milioni. Si prevede che arrivi al miliardo in meno di dieci anni e che raddoppi entro il 2050, arrivando a due miliardi. Ci sono differenze sostanziali tra le diverse regioni del mondo. Per esempio, nel 2012, la percentuale della popolazione africana di 60 anni o più è del 6%, mentre è del 10% in America Latina e nei Caraibi, dell’11% in Asia, del 15% in Oceania, del 19% in America del Nord e 22% in Europa. Si prevede che per il 2050 le stesse percentuali arriveranno al 10% in Africa, 24% in Asia, 24% in Oceania, 25% in America Latina e nei Caraibi, 27% in America del Nord e 34% in Europa.
Come tendenza generale, le donne sono la maggioranza degli anziani. Attualmente, per 100 donne sessantenni nel mondo ci sono solo 84 uomini. Per quanto riguarda gli ottantenni invece, si contano solo 61 uomini ogni 100 donne. Gli uomini e le donne vivono in modo diverso la vecchiaia. I rapporti di genere strutturano tutto il corso della vita, influenzando l’accesso a risorse e opportunità con un impatto che è allo stesso tempo continuo e cumulativo. In molte situazioni, le donne anziane sono più vulnerabili nei confronti delle discriminazioni, tra le quali ricordiamo minori opportunità di accesso al lavoro e alle cure mediche, maggiore esposizione a maltrattamenti, al non riconoscimento del diritto alla proprietà e all’eredità, alla mancanza di un reddito vitale minimo e di una copertura sociale. Ma gli uomini anziani, soprattutto dopo la pensione, possono a loro volta diventare vulnerabili perché hanno reti di sostegno sociale più deboli e possono essere esposti a raggiri, soprattutto sul piano finanziario. Queste differenze hanno conseguenze importanti al momento di stabilire programmi e politiche pubbliche. Gli anziani non sono un gruppo omogeneo ai quali applicare politiche “taglia unica”. E’ importante non standardizzare gli anziani come un’unica categoria, ma riconoscere invece che essi sono diversi e differenziati come qualsiasi altra fascia d’età, per quanto riguarda l’età, il sesso, la provenienza geografica, l’istruzione, il reddito e la salute. Ogni gruppo di anziani, siano essi donne, uomini, molto anziani, autoctoni, analfabeti, che vivano in città o in campagna, ha necessità e interessi particolari che devono essere presi in considerazione in modo specifico attraverso l’adozione di modelli di intervento e programmi su misura.
La Seconda Assemblea Mondiale sull’Invecchiamento, tenutasi a Madrid, Spagna, nel 2002, per discutere le sfide poste dal rapido invecchiamento della popolazione, ha adottato il Piano di Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento i cui punti fondamentali riguardano l’integrazione delle persone anziane nel tema dello sviluppo, l’evoluzione di salute e benessere per la terza età e la garanzia di un ambiente che favorisca sostegno e capacità di iniziativa. Il Piano di Madrid chiede un cambiamento di comportamenti, atteggiamenti e abitudini per far sì che gli anziani non siamo considerati semplicemente come beneficiari dei servizi sociali, ma come partecipanti attivi del processo di sviluppo con pieni diritti. Invecchiare nel ventunesimo secolo: un traguardo e una sfida, è un contributo all’esame del Piano di Madrid dopo dieci anni e alla valutazione dei progressi nella sua attuazione.
Un dato fondamentale di questo rapporto riguarda l’incredibile produttività e i contributi dati dai sessantenni come collaboratori familiari, elettori, volontari, imprenditori ecc. Il rapporto mostra anche che l’adozione di misure ad hoc per garantire cure mediche, un reddito regolare, reti di rapporti sociali e assistenza legale, genererà vantaggi legati alla longevità i cui frutti saranno raccolti in tutto il mondo da questa generazione e da quelle a venire. Il rapporto sostiene l’idea che i governi nazionali e locali, le organizzazioni internazionali, le comunità e la società civile debbano impegnarsi al massimo in uno sforzo comune per far sì che la società del 21esimo secolo si adatti alla realtà della demografia del 21esimo secolo. Lo stesso documento sottolinea che per avere progressi concreti, efficaci in termini di costo, bisognerà garantire che gli investimenti sull’età inizino fin dalla nascita.
Tra le preoccupazioni più pressanti delle persone anziane in tutto il mondo c’è la garanzia del reddito. Questo punto, insieme alla salute, è tra i più menzionati dagli anziani stessi. Si tratta anche degli argomenti che costituiscono due tra le sfide più importanti per i governi che affrontano l’invecchiamento della popolazione. La crisi economica mondiale ha esacerbato la pressione finanziaria per garantire la sicurezza economica e l’accesso alle cure mediche per gli anziani. Gli investimenti nel sistema pensionistico sono considerati uno strumento fondamentale per garantire l’indipendenza economica e ridurre la povertà nella terza età. La sostenibilità di questi sistemi è un punto di particolare preoccupazione, soprattutto nei paesi sviluppati, mentre nei paesi in via di sviluppo la protezione sociale e la copertura pensionistica per la terza età rimangono ancora una sfida, dato che una larga parte della forza lavoro proviene dal settore informale.
E’ necessario attivare delle piattaforme in materia di protezione sociale per garantire la sicurezza del reddito e l’accesso ai servizi essenziali di natura sociale e sanitaria per tutte le persone anziane, e fornire una rete di sicurezza che contribuisca al mantenimento di un buono stato di salute più a lungo e prevenga l’impoverimento nella terza età. Non ci sono prove certe sul fatto che l’invecchiamento della popolazione in quanto tale abbia minato lo sviluppo economico o che i paesi non abbiano risorse sufficienti per garantire le pensioni e le cure mediche per la popolazione anziana. Tuttavia, nell’insieme, solo un terzo dei paesi ha un sistema di protezione sociale completo, che nella maggior parte dei casi, copre solo le persone con un impiego regolare, ossia meno della metà della popolazione economicamente attiva a livello mondiale. Le pensioni e in particolare quelle sociali, sono uno strumento importante in quanto tale, dato che danno un contributo fondamentale per il benessere delle persone anziane, ma hanno dimostrato anche la loro importanza per il sostentamento di intere famiglie. In tempi di crisi, le pensioni possono costituire la principale fonte di reddito familiare, e spesso permettere ai giovani e alle loro famiglie di far fronte alla diminuzione o alla perdita del lavoro.
Allo scopo di mettere in pratica il loro diritto di godere dei più alti livelli di salute fisica e psichica, le persone anziane devono avere accesso a servizi e informazioni sanitarie adatti alla loro età, possibilità finanziarie e esigenze. Tali servizi devono includere le cure mediche preventive, curative e a lungo termine. Una prospettiva che comprenda l’intero corso della vita dovrebbe includere attività di promozione della salute e prevenzione di malattie e invalidità, incentrate sul mantenimento dell’indipendenza, la prevenzione e il differimento di malattie e invalidità e la somministrazione delle cure. Sono necessarie politiche che promuovano stili di vita salutari, tecnologie di assistenza, ricerca medica e cure riabilitative. La formazione di operatori e professionisti della salute è fondamentale per garantire che coloro che lavorano con gli anziani abbiano accesso alle informazioni e alla formazione di base per la cura delle persone anziane. E’ necessario fornire una migliore assistenza a tutti gli operatori, inclusi i membri della famiglia, gli assistenti locali, soprattutto per le cure di lunga durata nei confronti degli anziani più fragili e agli stessi anziani che si occupano di altre persone. Il rapporto sottolinea che la salute deve essere l’obiettivo fondamentale della risposta della società al problema dell’invecchiamento della popolazione. Garantire che le persone che vivono una vita più lunga, vivano anche una vita più sana, darà maggiori opportunità e ridurrà i costi per gli anziani, le famiglie e la società.
Un ambiente fisico accogliente che promuova lo sviluppo e l’uso di tecnologie innovative allo scopo di incoraggiare l’invecchiamento attivo, è particolarmente importante per gli anziani nel momento in cui iniziano ad avere una mobilità ridotta e una diminuzione di vista e udito. E’ essenziale quindi che gli anziani abbiano alloggi a prezzo equo e trasporti facilmente accessibili che favoriscano l’invecchiamento a casa propria, per permettergli di rimanere indipendenti, favorire i contatti sociali e far sì che gli anziani rimangano membri attivi in seno alla società. Bisogna fare di più per mostrare, indagare e prevenire la discriminazione, i maltrattamenti e la violenza nei confronti degli anziani, soprattutto le donne che sono più vulnerabili. Sono stati fatti dei progressi nella promozione dei diritti umani degli anziani, soprattutto dibattiti concentrati sullo sviluppo di strumenti nell’ambito dei diritti umani internazionali, concepiti specificamente per gli anziani.
In molte parti del mondo sono le famiglie ad avere la responsabilità per la cura e il sostegno finanziario degli anziani non più autonomi. I costi possono essere estremamente elevati per la generazione professionalmente attiva, e spesso influenzano negativamente la loro capacità di risparmiare, di lavorare e la loro produttività. Tuttavia, i trasferimenti di fondi privati, in seno alla famiglia, non possono più automaticamente essere considerati l’unica fonte di reddito per i familiari più anziani. Il rapporto mostra come le abitudini di vita degli anziani stiano cambiando in linea con i cambiamenti della società. Le famiglie diventano più piccole e il sistema di sostegno intergenerazionale continuerà ad essere esposto a cambiamenti importanti, soprattutto negli anni a venire. C’è un numero importante di nuclei familiari “con una generazione mancante”, composti da bambini e anziani, soprattutto nelle zone rurali, a causa della migrazione dalle campagne verso le città, degli adulti della “generazione di mezzo”. I colloqui con persone anziane in tutto il mondo hanno mostrato l’esistenza di molti casi nei quali gli anziani aiutano figli e nipoti, non solo nei lavori di casa e occupandosi dei bambini, ma anche con sostanziosi contributi finanziari alla famiglia.
Il rapporto sottolinea la necessità di affrontare le disuguaglianze sociali attualmente esistenti, garantendo a tutte le fasce della popolazione lo stesso accesso a istruzione, occupazione, cure mediche e servizi sociali di base che permetteranno alle persone di vivere decorosamente nel presente ed risparmiare per il futuro. Chiede investimenti cospicui in capitale umano attraverso il miglioramento dell’istruzione e delle prospettive professionali della generazione dei giovani. L’invecchiamento della popolazione rappresenta una sfida per i governi e le società, ma non deve essere considerato una crisi. La risposta all’invecchiamento può e deve essere pianificata per trasformare questa sfida in un’opportunità. Il rapporto espone una serie di ragioni irrefutabili a favore di investimenti che garantiscano una buona qualità di vita al momento dell’invecchiamento e suggerisce soluzioni positive, realizzabili anche nei paesi più poveri. Le voci degli anziani che hanno partecipato alle consultazioni per questo rapporto ribadiscono la necessità della sicurezza del reddito, la possibilità di un lavoro flessibile, cure mediche e medicine economicamente accessibili, alloggi e trasporti a misura di anziano e eliminazione di discriminazione, violenza e maltrattamenti nei loro confronti. Gli anziani sottolineano ancora una volta, la loro volontà di rimanere membri attivi e rispettati della società.
Il rapporto esorta la comunità internazionale a fare di più per l’invecchiamento nel campo dello sviluppo. Ci sono ragioni chiare ed evidenti per stabilire obiettivi di sviluppo relativi all’ invecchiamento della popolazione, sostenuti da sviluppo di capacità, bilanci e politiche specifiche insieme a ricerche e analisi sull’invecchiamento, aggiornate e basate su dati attuali e di buona qualità. Nel momento in cui i paesi si preparano a programmare la strada da seguire dopo il 2015, l’invecchiamento della popolazione e le risposte dei poteri pubblici sul tema degli anziani devono essere al centro del processo. In un mondo che invecchia rapidamente, è fondamentale avere obiettivi di sviluppo esplicitamente collegati alla popolazione anziana, la cui assenza spicca tra gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.
Riconoscere l’inevitabilità dell’invecchiamento della popolazione e la necessità di preparare adeguatamente tutte le parti in causa (governi, società civile, settore privato, comunità e famiglie) all’aumento del numero di persone anziane. Per far questo, è necessario migliorare la comprensione del problema, rafforzare le capacità nazionali e locali, e attuare le riforme politiche, economiche e sociali necessarie per adattare le società ad un mondo che invecchia. Garantire che tutte le persone anziane vivano in condizioni di dignità e sicurezza, che abbiano accesso ai servizi sociali e alle cure mediche di base e che abbiano un reddito minimo grazie all’attuazione di piattaforme nazionali di protezione sociale e altri investimenti di natura sociale volti ad aumentare l’autonomia e l’indipendenza delle persone anziane, prevenire l’impoverimento nella terza età e contribuire ad un invecchiamento in migliori condizioni di salute. Tali azioni dovrebbero essere basate su una visione a lungo termine, sostenute da un impegno politico forte e da fondi sicuri che possano prevenire impatti negativi in tempo di crisi o cambi di governo.
Sostenere le comunità e le famiglie per sviluppare un sistema di sostegno allo scopo di garantire alle persone anziane più fragili le cure a loro necessarie sul lungo periodo e promuovere a livello locale un invecchiamento attivo e in buone condizioni di salute per favorire l’invecchiare nella propria comunità. Investire nelle giovani generazioni, attraverso la promozione di comportamenti sani e garantendo istruzione e opportunità lavorative, accesso ai servizi sanitari e copertura previdenziale per tutti i lavoratori come migliore investimento per migliorare la vita di generazioni future di anziani. E’ necessario promuovere il lavoro flessibile, l’apprendimento lungo tutta la vita e l’aggiornamento professionale per facilitare l’integrazione nel mercato del lavoro degli anziani di oggi.
Sostenere gli sforzi nazionali e internazionali per sviluppare ricerche comparative sull’invecchiamento, e fare in modo che i dati e i risultati di questa ricerca, sensibili alle questioni culturali e di genere, siano disponibili per la definizione delle politiche. Integrare l’invecchiamento in tutte le politiche di genere e le questioni di genere nelle politiche di invecchiamento, prendendo in considerazione le diverse esigenze di uomini e donne anziani. Garantire l’inclusione dell’invecchiamento e delle esigenze degli anziani in tutte le politiche e i programmi di sviluppo nazionali. Garantire l’inclusione dell’invecchiamento e delle esigenze degli anziani negli interventi umanitari nazionali, nei piani di attenuazione e adeguamento ai cambiamenti climatici e nei programmi di gestione e preparazione alle catastrofi.
Assicurarsi che i problemi legati all’invecchiamento siano adeguatamente presi in considerazione nei programmi di sviluppo post 2015, anche attraverso lo sviluppo di obiettivi e indicatori specifici. Sviluppare una nuova cultura dell’invecchiamento basata sui diritti e un cambiamento di mentalità e atteggiamenti sociali nei riguardi delle persone anziane, perché da beneficiari dello stato sociale possano trasformarsi in cittadini attivi e partecipi. A questo scopo, è necessario lavorare per sviluppare strumenti internazionali per i diritti umani e per il loro recepimento nelle legislazioni nazionali insieme a misure affermative per combattere la discriminazione basata sull’età e favorire il riconoscimento delle persone anziane come soggetti autonomi.
Punti chiave sull’invecchiamento. Cambiamenti demografici. Nel mondo, ogni secondo due persone festeggiano il loro sessantesimo compleanno – per un totale di quasi 58 milioni di compleanni all’anno. Nel 2050 per la prima volta ci saranno più persone anziane che ragazzi sotto i 15 anni. Nel 2000 c’erano già più persone di sessant’anni o più che bambini sotto i cinque anni. Nel 2012, le persone di sessant’anni o più erano 810 milioni, ossia l’11,5% della popolazione totale. Secondo le previsioni questa cifra arriverà al miliardo di persone in meno di dieci anni e raddoppierà entro il 2050, raggiungendo i due miliardi di persone, ossia il 22% della popolazione totale. Nell’ultimo decennio, il numero di persone di sessant’anni o più è aumentato di 178 milioni di persone – una cifra che equivale quasi all’intera popolazione del Pakistan, che si trova al sesto posto tra i paesi più popolosi del mondo. L’aspettativa di vita tra il 2010 e il 2015 è di 78 anni nei paesi sviluppati e di 68 in quelli in via di sviluppo. I bambini nati tra il 2045 e il 2050 avranno un’aspettativa di vita di 83 anni nei paesi sviluppati e di 74 in quelli in via di sviluppo. Su tre sessantenni, due vivono in paesi in via di sviluppo. Nel 2050, quasi quattro sessantenni su cinque vivranno nel mondo in via di sviluppo. Il Giappone è l’unico paese del mondo in cui oltre il 30% della popolazione ha sessanta o più anni. Nel 2050 ci saranno 64 paesi nei quali la popolazione anziana rappresenterà oltre il 30% della popolazione. Il numero di centenari aumenterà su scala mondiale passando da 316.600 nel 2011 a 3,2 milioni nel 2050.Nel mondo, per cento donne di sessant’anni o più ci sono 84 uomini della stessa età, e ci sono 61 uomini ogni 100 donne di 80 anni o più.
Reddito e salute. Su scala mondiale, solo un terzo dei paesi, che rappresentano solamente il 28% della popolazione, ha un sistema completo di politiche sociali che copre tutti i settori della previdenza sociale. Il costo di un sistema pensionistico generalizzato a tutti gli ultra sessantenni nei paesi in via di sviluppo va dallo 0,7% al 2,6% del PIL. A livello mondiale, il 47% degli anziani e il 23,8% delle anziane fanno parte della forza lavoro. Trent’anni fa non c’erano “economie anziane” nelle quali i consumi delle persone anziane superavano quelli dei giovani. Nel 2010, c’erano 23 economie anziane e entro il 2040 ce ne saranno 89. A livello mondiale, oltre il 46% delle persone di 60 anni o più ha delle disabilità. Oltre 250 milioni di persone soffrono di disabilità moderate o gravi. Il numero di persone colpite da demenza senile nel mondo è stimato a 35,6 milioni e si ritiene che raddoppierà quasi ogni vent’anni per arrivare a 65,7 milioni di persone nel 2030.
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