La relazione della Direzione nazionale antimafia per il territorio della città di Reggio Calabria
Liberainformazione - All’interno dell’organismo criminale, mantengono importanza centrale le strutture-base dell’organizzazione, vale a dire le “locali” (e le relative famiglie che le compongono) ognuna delle quali rimane padrona a casa propria». Inizia così la relazione su Reggio Calabria del sostituto procuratore della Dna Francesco Curcio delegato dalla Procura nazionale antimafia per il territorio della città dello Stretto. La ricostruzione del magistrato è stata inserita nella relazione annuale della Dna. «La vita criminale degli 'ndranghetisti nasce e si sviluppa nella “locale” - spiega Curcio -. È per gli interessi economici e per il prestigio della locale, che ogni singolo affiliato commette reati. Ed il capo della “locale” ha potere assoluto sui suoi sottoposti che gli devono incondizionata obbedienza. Insomma la “cellula” fondamentale della 'ndrangheta rimane la locale. Non di meno, deve ancora essere sottolineato, questa “orizzontalità̀” della struttura associativa, questa “pari dignità̀” delle diversi locali, come insegnano le indagini svolte, deve essere intesa con la necessaria duttilità e intelligenza. Ovvio che ci sia una differente capacità d’influenza, una diversa forza contrattuale, un diverso peso, che distingue fra loro le varie famiglie di 'ndrangheta. In questo contesto non può non farsi riferimento, ancora una volta, alle risultanze investigative. Che parlano chiaro. Se è indubitabile, sulla “Jonica”, ad esempio, il particolare peso delle famiglie Pelle di San Luca e Commisso di Siderno, non può poi sottacersi che, come emerge dall'indagine “All Inside” , nella nomina del capo crimine Oppedisano Domenico, si misurava tutta la forza contrattuale della famiglia Pesce di Rosarno che, a dispetto delle resistenza dei Pelle e delle altre importanti famiglie della Jonica, riusciva a spostare dalla “Jonica”, appunto, alla “Tirrenica” la più alta carica della 'ndrangheta, facendo valere tutto il peso economico e militare della sua cosca (che, almeno fino al 2010, contava oltre 250 affiliati)». Il magistrato Curcio, quindi, delinea quella che è la “mappatura” delle famiglie della 'ndrangheta in provincia di Reggio. Una mappatura che, naturalmente, vede l'onorata società divisa in tre mandamenti: quello Tirrenico, quello di Reggio centro, e quello Jonico.
Mandamento Tirrenico. «Nella Piana di Gioia Tauro – si legge nella relazione - risulta confermata la consolidata posizione di rilievo della cosca Piromalli, che, così come confermato dall’operazione “Panama 2005”, del 23 giugno 2011 che ha permesso l’esecuzione di 18 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di appartenenti alla cosca responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, ha evidenziato la “collaborazione collaudata” tra i cartelli colombiani e la 'ndrangheta calabrese. Nel comprensorio di Rosarno-San Ferdinando la cosca Pesce-Bellocco gestisce le attività illecite attraverso il controllo e lo sfruttamento delle attività portuali, l’infiltrazione dell’economia locale, il traffico di stupefacenti ed armi, le estorsioni e l’usura. Il comune di Palmi rimane suddiviso fra la cosca Gallico e la cosca Parrello, entrambe oggetto di rilevanti attività di indagine. Vengono in rilievo le operazioni “Cosa mia”, “Cosa mia 2” e “Cosa mia 3” che si collocano tra il 2010 e 2011. Nel comune di Seminara risultano attive le cosche Santaiti, Gioffré detti “’Ndoli-Siberia-Geniazzi” e Caia-Laganà-Gioffré detti “Ngrisi”: la faida in corso tra le famiglie Gioffré e Caia non ha fatto registrare dal 13 agosto 2009 ulteriori vittime, ma il dato non è significativo in quanto i protagonisti sono al momento tutti reclusi. La famiglia mafiosa dei Crea, capeggiata dal boss Crea Teodoro esercita l'egemonia nell’area di Rizziconi, con diramazioni anche nel centro e nord Italia. Nel territorio di Castellace di Oppido Mamertina opera la consorteria criminale Rugolo, che vede al vertice dell’organizzazione l’anziano boss Rugolo Domenico. Nel territorio di Oppido Mamertina, già teatro nella metà degli anni 80 di una sanguinosa faida tra le famiglie Bonarrigo e Zumbo, si sono registrati, nel periodo in esame, alcuni gravi fatti di sangue che potrebbero indurre a ritenere la ripresa delle ostilità a distanza di anni». Tra marzo e maggio 2012, infatti, nel paesino della Piana di Gioia si sono registrati tre omicidi (Domenico Bonarrigo, Vincenzo Ferraro e Vincenzo Raccosta) e un tentato omicidio ai danni di Giuseppe Gattellari. «Il comprensorio di Sinopoli, Sant’Eufemia e Cosoleto – scrive sempre il sostituto procuratore della Dna Curcio - rimane sotto l’influenza della storica famiglia degli Alvaro, già oggetto, nel corso del 2011, di importanti attività di confisca e sequestro beni, per un valore complessivo superiore ai 225 milioni di euro e dell’arresto del latitante Alvaro Cosimo, esponente di vertice del sodalizio, destinatario di ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione “Meta”. Risultano, infine, consolidate le leadership delle storiche famiglie Facchineri e Albanese-Raso-Gullace di Cittanova, Avignone di Taurianova, Longo-Versace di Polistena, Polimeni Gugliotta di Oppido Mamertina, Petullà-Ierace-Auddino e Foriglio-Tigani di Cinquefrondi. Nel comune di Giffone è attiva la cosca Larosa, mentre nella frazione San Martino del comune di Taurianova è attiva la cosca Maio.
Mandamento Reggio Centro. In riva allo Stretto la 'ndrangheta porta sempre gli stessi cognomi. Stando alla relazione annuale della Dna, «sulla città di Reggio Calabria si conferma la posizione di supremazia delle famiglie di 'ndrangheta storicamente egemoni De Stefano, Condello, Libri e Tegano. Le recenti indagini condotte tra il 2010 e il 2011, prima fra tutte l’operazione “Meta” hanno evidenziato una sorta di rimodulazione dello scenario criminale che ha determinato un processo di aggregazione dei sodalizi per l’esazione delle estorsioni sull’intero territorio, superando il concetto di territorialità della singola cosca, con un referente divenuto unico per l’imposizione ed il pagamento delle tangenti (il cui utile, poi, viene evidentemente ripartito), che tende, da una parte, a minimizzare il rischio di potenziali conflittualità̀, nascenti dalla competizione tra gruppi contrapposti e, dall’altra, a lasciare alle cosche una ridotta autonomia operativa con riferimento a siffatta attività delittuosa - all’interno dei “locali”, sottoposti, storicamente, al loro controllo». Un territorio, quello di Reggio Calabria, dove operano anche «le cosche Serraino, Ficara-Latella, Lo Giudice, Borghetto-Garidi-Zindato, Crucitti, Labate e Alampi.
Mandamento Jonico. La mappa della 'ndrangheta reggina si conclude con il mandamento Jonico dove «è confermata la posizione preminente dei locali di Platì, ove è attiva la cosca Barbaro.Trimboli, di San Luca ove sono egemoni le cosche Pelle-Vottari e Nirta-Strangio, la cui lunga e feroce contrapposizione è sfociata nella famosa strage di Duisburg del 15 agosto 2007; di Africo, ove opera la cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti, di Siderno, con la cosca Commisso in contrapposizione a quella dei Costa (la prima destinataria di un importante provvedimento di sequestro beni) e di Marina di Gioiosa Jonica, ove sono operative le cosche Aquino-Coluccio e Mazzaferro (quest’ultima già colpita da numerosi provvedimenti di cattura in seno alle operazioni “Circolo Formato” e “Cavalleria”, che hanno consentito di delineare l’organigramma della consorteria), il cui principale settore criminale si conferma essere quello del traffico di stupefacenti che si estende, attraverso significative saldature criminali, anche nel centro-nord dell’Italia e all’estero, in particolare nel nord Europa, Sud America ed Australia». «Sempre nel comprensorio di Siderno – riporta la relazione - è attiva la cosca Costa-Curciarello. Nel comune di Gioiosa Jonica è attiva la cosca Scali-Ursino (i cui principali affari vanno identificati nel traffico di armi e di stupefacenti) federata con la cosca dei Costa-Curciarello di Siderno. Sempre nel comune di Gioiosa Jonica è attiva la cosca Jerinò. Nel comune di Monasterace opera la cosca Ruga-Metastasio. Il comprensorio di Locri rimane suddiviso tra le due cosche egemoni Cordì e Cataldo che, dopo quarant’anni di faida tra le più cruente della storia della 'ndrangheta, sembrano aver raggiunto un accordo stabile. Nel comune di Careri, sono attive le famiglie Cua, Ietto e Pipicella legate alle vicine e più blasonate cosche di San Luca e Platì. L’area di Melito Porto Salvo ricade sotto l’influenza criminale della famiglia Iamonte. Nei comuni di Roghudi e Roccaforte del Greco risultano attive le storiche consorterie dei Pangallo-Maesano-Favasuli e Zavettieri, federate dopo gli anni della sanguinosa “faida di Roghudi”. Nel comprensorio di San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri si conferma invece, il controllo criminale della cosca Paviglianiti, che vanta forti legami con le famiglie Flachi, Trovato, Sergi e Papalia, caratterizzate da significative articolazioni lombarde e stabili rapporti con le cosche reggine dei Latella e dei Tegano, nonché con i Trimboli di Platì e gli Iamonte di Melito Porto Salvo».
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* Lucio Musolino, giornalista - "Corriere della Calabria"
Liberainformazione - All’interno dell’organismo criminale, mantengono importanza centrale le strutture-base dell’organizzazione, vale a dire le “locali” (e le relative famiglie che le compongono) ognuna delle quali rimane padrona a casa propria». Inizia così la relazione su Reggio Calabria del sostituto procuratore della Dna Francesco Curcio delegato dalla Procura nazionale antimafia per il territorio della città dello Stretto. La ricostruzione del magistrato è stata inserita nella relazione annuale della Dna. «La vita criminale degli 'ndranghetisti nasce e si sviluppa nella “locale” - spiega Curcio -. È per gli interessi economici e per il prestigio della locale, che ogni singolo affiliato commette reati. Ed il capo della “locale” ha potere assoluto sui suoi sottoposti che gli devono incondizionata obbedienza. Insomma la “cellula” fondamentale della 'ndrangheta rimane la locale. Non di meno, deve ancora essere sottolineato, questa “orizzontalità̀” della struttura associativa, questa “pari dignità̀” delle diversi locali, come insegnano le indagini svolte, deve essere intesa con la necessaria duttilità e intelligenza. Ovvio che ci sia una differente capacità d’influenza, una diversa forza contrattuale, un diverso peso, che distingue fra loro le varie famiglie di 'ndrangheta. In questo contesto non può non farsi riferimento, ancora una volta, alle risultanze investigative. Che parlano chiaro. Se è indubitabile, sulla “Jonica”, ad esempio, il particolare peso delle famiglie Pelle di San Luca e Commisso di Siderno, non può poi sottacersi che, come emerge dall'indagine “All Inside” , nella nomina del capo crimine Oppedisano Domenico, si misurava tutta la forza contrattuale della famiglia Pesce di Rosarno che, a dispetto delle resistenza dei Pelle e delle altre importanti famiglie della Jonica, riusciva a spostare dalla “Jonica”, appunto, alla “Tirrenica” la più alta carica della 'ndrangheta, facendo valere tutto il peso economico e militare della sua cosca (che, almeno fino al 2010, contava oltre 250 affiliati)». Il magistrato Curcio, quindi, delinea quella che è la “mappatura” delle famiglie della 'ndrangheta in provincia di Reggio. Una mappatura che, naturalmente, vede l'onorata società divisa in tre mandamenti: quello Tirrenico, quello di Reggio centro, e quello Jonico.
Mandamento Tirrenico. «Nella Piana di Gioia Tauro – si legge nella relazione - risulta confermata la consolidata posizione di rilievo della cosca Piromalli, che, così come confermato dall’operazione “Panama 2005”, del 23 giugno 2011 che ha permesso l’esecuzione di 18 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di appartenenti alla cosca responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, ha evidenziato la “collaborazione collaudata” tra i cartelli colombiani e la 'ndrangheta calabrese. Nel comprensorio di Rosarno-San Ferdinando la cosca Pesce-Bellocco gestisce le attività illecite attraverso il controllo e lo sfruttamento delle attività portuali, l’infiltrazione dell’economia locale, il traffico di stupefacenti ed armi, le estorsioni e l’usura. Il comune di Palmi rimane suddiviso fra la cosca Gallico e la cosca Parrello, entrambe oggetto di rilevanti attività di indagine. Vengono in rilievo le operazioni “Cosa mia”, “Cosa mia 2” e “Cosa mia 3” che si collocano tra il 2010 e 2011. Nel comune di Seminara risultano attive le cosche Santaiti, Gioffré detti “’Ndoli-Siberia-Geniazzi” e Caia-Laganà-Gioffré detti “Ngrisi”: la faida in corso tra le famiglie Gioffré e Caia non ha fatto registrare dal 13 agosto 2009 ulteriori vittime, ma il dato non è significativo in quanto i protagonisti sono al momento tutti reclusi. La famiglia mafiosa dei Crea, capeggiata dal boss Crea Teodoro esercita l'egemonia nell’area di Rizziconi, con diramazioni anche nel centro e nord Italia. Nel territorio di Castellace di Oppido Mamertina opera la consorteria criminale Rugolo, che vede al vertice dell’organizzazione l’anziano boss Rugolo Domenico. Nel territorio di Oppido Mamertina, già teatro nella metà degli anni 80 di una sanguinosa faida tra le famiglie Bonarrigo e Zumbo, si sono registrati, nel periodo in esame, alcuni gravi fatti di sangue che potrebbero indurre a ritenere la ripresa delle ostilità a distanza di anni». Tra marzo e maggio 2012, infatti, nel paesino della Piana di Gioia si sono registrati tre omicidi (Domenico Bonarrigo, Vincenzo Ferraro e Vincenzo Raccosta) e un tentato omicidio ai danni di Giuseppe Gattellari. «Il comprensorio di Sinopoli, Sant’Eufemia e Cosoleto – scrive sempre il sostituto procuratore della Dna Curcio - rimane sotto l’influenza della storica famiglia degli Alvaro, già oggetto, nel corso del 2011, di importanti attività di confisca e sequestro beni, per un valore complessivo superiore ai 225 milioni di euro e dell’arresto del latitante Alvaro Cosimo, esponente di vertice del sodalizio, destinatario di ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione “Meta”. Risultano, infine, consolidate le leadership delle storiche famiglie Facchineri e Albanese-Raso-Gullace di Cittanova, Avignone di Taurianova, Longo-Versace di Polistena, Polimeni Gugliotta di Oppido Mamertina, Petullà-Ierace-Auddino e Foriglio-Tigani di Cinquefrondi. Nel comune di Giffone è attiva la cosca Larosa, mentre nella frazione San Martino del comune di Taurianova è attiva la cosca Maio.
Mandamento Reggio Centro. In riva allo Stretto la 'ndrangheta porta sempre gli stessi cognomi. Stando alla relazione annuale della Dna, «sulla città di Reggio Calabria si conferma la posizione di supremazia delle famiglie di 'ndrangheta storicamente egemoni De Stefano, Condello, Libri e Tegano. Le recenti indagini condotte tra il 2010 e il 2011, prima fra tutte l’operazione “Meta” hanno evidenziato una sorta di rimodulazione dello scenario criminale che ha determinato un processo di aggregazione dei sodalizi per l’esazione delle estorsioni sull’intero territorio, superando il concetto di territorialità della singola cosca, con un referente divenuto unico per l’imposizione ed il pagamento delle tangenti (il cui utile, poi, viene evidentemente ripartito), che tende, da una parte, a minimizzare il rischio di potenziali conflittualità̀, nascenti dalla competizione tra gruppi contrapposti e, dall’altra, a lasciare alle cosche una ridotta autonomia operativa con riferimento a siffatta attività delittuosa - all’interno dei “locali”, sottoposti, storicamente, al loro controllo». Un territorio, quello di Reggio Calabria, dove operano anche «le cosche Serraino, Ficara-Latella, Lo Giudice, Borghetto-Garidi-Zindato, Crucitti, Labate e Alampi.
Mandamento Jonico. La mappa della 'ndrangheta reggina si conclude con il mandamento Jonico dove «è confermata la posizione preminente dei locali di Platì, ove è attiva la cosca Barbaro.Trimboli, di San Luca ove sono egemoni le cosche Pelle-Vottari e Nirta-Strangio, la cui lunga e feroce contrapposizione è sfociata nella famosa strage di Duisburg del 15 agosto 2007; di Africo, ove opera la cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti, di Siderno, con la cosca Commisso in contrapposizione a quella dei Costa (la prima destinataria di un importante provvedimento di sequestro beni) e di Marina di Gioiosa Jonica, ove sono operative le cosche Aquino-Coluccio e Mazzaferro (quest’ultima già colpita da numerosi provvedimenti di cattura in seno alle operazioni “Circolo Formato” e “Cavalleria”, che hanno consentito di delineare l’organigramma della consorteria), il cui principale settore criminale si conferma essere quello del traffico di stupefacenti che si estende, attraverso significative saldature criminali, anche nel centro-nord dell’Italia e all’estero, in particolare nel nord Europa, Sud America ed Australia». «Sempre nel comprensorio di Siderno – riporta la relazione - è attiva la cosca Costa-Curciarello. Nel comune di Gioiosa Jonica è attiva la cosca Scali-Ursino (i cui principali affari vanno identificati nel traffico di armi e di stupefacenti) federata con la cosca dei Costa-Curciarello di Siderno. Sempre nel comune di Gioiosa Jonica è attiva la cosca Jerinò. Nel comune di Monasterace opera la cosca Ruga-Metastasio. Il comprensorio di Locri rimane suddiviso tra le due cosche egemoni Cordì e Cataldo che, dopo quarant’anni di faida tra le più cruente della storia della 'ndrangheta, sembrano aver raggiunto un accordo stabile. Nel comune di Careri, sono attive le famiglie Cua, Ietto e Pipicella legate alle vicine e più blasonate cosche di San Luca e Platì. L’area di Melito Porto Salvo ricade sotto l’influenza criminale della famiglia Iamonte. Nei comuni di Roghudi e Roccaforte del Greco risultano attive le storiche consorterie dei Pangallo-Maesano-Favasuli e Zavettieri, federate dopo gli anni della sanguinosa “faida di Roghudi”. Nel comprensorio di San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri si conferma invece, il controllo criminale della cosca Paviglianiti, che vanta forti legami con le famiglie Flachi, Trovato, Sergi e Papalia, caratterizzate da significative articolazioni lombarde e stabili rapporti con le cosche reggine dei Latella e dei Tegano, nonché con i Trimboli di Platì e gli Iamonte di Melito Porto Salvo».
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