Nel Sud del Paese la siccità ha provocato incendi devastanti, nel Nord, invece, il clima tropicale ha determinato inondazioni che hanno costretto decine di migliaia di persone ad evacuare le proprie case. Ma la parola d'ordine è ricostruire, subito e bene.
Città Nuova - La terra dei canguri e dei koala d’estate è sottoposta a violenti fenomeni meteorologici che mettono in ginocchio intere regioni. Anche quest’anno è accaduto: il mese di gennaio, che corrisponde grosso modo al nostro mese di luglio in quanto a cicli stagionali, porta con sé distruzioni pesanti di segno opposto. Se al Sud la siccità ha provocato incendi devastanti, al Nord, invece, il clima tropicale porta inondazioni che costringono decine di migliaia di persone ad evacuare le loro zone di vita. Gli Stati orientali del Paese – Queensland, New South Wales e Victoria –, sono stati colpiti da inondazioni provocate dalle propaggini meridionali di quattro tifoni che hanno portato danni e distruzioni nelle Filippine in particolare. Circa ventimila persone sono state evacuate e finora sono quattro i morti accertati. E tutto ciò dopo che 12 mila ettari di boschi sono stati distrutti nello Stato di Victoria, quello di Melbourne, appena due settimane fa. Ora è la volta, soprattutto, del Queensland, che ha come capitale Brisbane, che sta facendo fronte ad enormi inondazioni (qui tutto è enorme, mai dimenticarlo!), che hanno portato decine di migliaia di persone all’evacuazione.
Due cose sono da notare: la grande capacità dello Stato federale e degli Stati singoli di far fronte a questo tipo di emergenze, con un sistema di allarme assolutamente efficiente; e la mobilitazione dei volontari collegati alla protezione civile (organizzati nello Ses), che si mettono al servizio di chi è nel bisogno con le proprie competenze. Mi diceva ieri il senatore Arthur Sinodinos, uno dei politici più in vista dell’opposizione: «Non c’è da stupirsi di una tale mobilitazione, perché gli australiani sono di natura altruisti: sono arrivati qui cercando lavoro, e sono riconoscenti a questo Paese per quanto hanno ricevuto. Non c’è da stupirsi, ma vogliamo fare ancora meglio. L’Australia è un Paese che vive della cooperazione dei propri abitanti, in un ambiente naturale che per certi versi è ostile. E vedrete che tra qualche settimana tutto sarà ripartito come prima»
Città Nuova - La terra dei canguri e dei koala d’estate è sottoposta a violenti fenomeni meteorologici che mettono in ginocchio intere regioni. Anche quest’anno è accaduto: il mese di gennaio, che corrisponde grosso modo al nostro mese di luglio in quanto a cicli stagionali, porta con sé distruzioni pesanti di segno opposto. Se al Sud la siccità ha provocato incendi devastanti, al Nord, invece, il clima tropicale porta inondazioni che costringono decine di migliaia di persone ad evacuare le loro zone di vita. Gli Stati orientali del Paese – Queensland, New South Wales e Victoria –, sono stati colpiti da inondazioni provocate dalle propaggini meridionali di quattro tifoni che hanno portato danni e distruzioni nelle Filippine in particolare. Circa ventimila persone sono state evacuate e finora sono quattro i morti accertati. E tutto ciò dopo che 12 mila ettari di boschi sono stati distrutti nello Stato di Victoria, quello di Melbourne, appena due settimane fa. Ora è la volta, soprattutto, del Queensland, che ha come capitale Brisbane, che sta facendo fronte ad enormi inondazioni (qui tutto è enorme, mai dimenticarlo!), che hanno portato decine di migliaia di persone all’evacuazione.
Due cose sono da notare: la grande capacità dello Stato federale e degli Stati singoli di far fronte a questo tipo di emergenze, con un sistema di allarme assolutamente efficiente; e la mobilitazione dei volontari collegati alla protezione civile (organizzati nello Ses), che si mettono al servizio di chi è nel bisogno con le proprie competenze. Mi diceva ieri il senatore Arthur Sinodinos, uno dei politici più in vista dell’opposizione: «Non c’è da stupirsi di una tale mobilitazione, perché gli australiani sono di natura altruisti: sono arrivati qui cercando lavoro, e sono riconoscenti a questo Paese per quanto hanno ricevuto. Non c’è da stupirsi, ma vogliamo fare ancora meglio. L’Australia è un Paese che vive della cooperazione dei propri abitanti, in un ambiente naturale che per certi versi è ostile. E vedrete che tra qualche settimana tutto sarà ripartito come prima»
di Michele Zanzucchi
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