giovedì, gennaio 17, 2013
Un impegno editoriale per contrastare l’indifferenza e l’oblio 

Da diversi anni, le Paoline è fortemente impegnata a favorire la memoria di questi tragici eventi. la nostra casa editrice Dal 2005 ad oggi, abbiamo pubblicato ben 10 volumi sul tema: da Sopravvissuta ad Auschwitz, libro della giornalista Emanuela Zuccalà, che racconta la vicenda di Liliana Segre, a Binario 21, accurata documentazione dei Viaggi della Memoria organizzati dalla Provincia di Milano; da La bambina del treno, libro illustrato che riesce, attraverso immagini eleganti e un linguaggio candido, nel difficile intento di raccontare l’Olocausto ai più piccoli, a Il futuro della memoria, saggio della giornalista Stefania Consenti, che s’interroga sulle modalità di trasmissione ai giovani di questo capitolo doloroso della nostra storia. Un appuntamento editoriale legato naturalmente alla data simbolica del Giorno della Memoria. Ma, soprattutto, un invito a non dimenticare e ad accendere ogni anno una piccola luce su una pagina di storia che rischia di cadere sempre più nel buio dell’indifferenza e dell’oblio.

Partito con la testimonianza di Sopravvissuta ad Auschwitz, questo lungo percorso editoriale raggiunge ora un nuovo “traguardo” con la recente pubblicazione, anche questa tutta al femminile, de LA RAGAZZA DI SIGHET. Da Auschwitz alla California: una storia di speranza. E’ la storia di Hindi Rothbart, una ragazza ebrea della comunità di Sighet, cittadina della Transilvania rumena, annessa all’Ungheria durante la seconda guerra mondiale (oggi Sighetu Marmatiei, in Romania). Nel 1944, con la sorella Relu passa drammaticamente dai momenti spensierati dell’adolescenza alla deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz, insieme ad altre diecimila persone della stessa comunità. Le ragazze sopravvivranno alla deportazione e alle atrocità dell’Olocausto grazie alla reciproca unione e alla solidarietà con le loro amiche. Dopo la liberazione Hindi cerca di tornare a casa, ma la trova confiscata dai comunisti. Sposatasi, matura la decisione di fuggire dal blocco sovietico: l’arrivo in California le consentirà di dare un nuovo senso alla sua vita.

Scrive Hindi: “A-7666 è, e sempre sarà, una parte integrante di me” scrive ai nipoti. A-7666 è il numero, tatuato sul braccio, a cui era stata abbinata ad Auschwitz. Un numero in cui si racchiude tutta la crudeltà di un passato tragico e la speranza, che solo la memoria di quel passato può far fiorire. “Lo porto con orgoglio (quel numero): io sono sopravvissuta! ... Attraverso le mie sofferenze ho imparato il significato della parola tolleranza, della parola compassione, ho percepito la potenza che risiede in ognuno di noi in quanto individui e la straordinaria importanza della famiglia nella nostra vita”.

La prefazione del libro è firmata da Marco Buticchi, noto romanziere, che scrive: “Abbiamo la fortuna che Hindi ci abbia chiesto di raccoglierci attorno alla sua stufa per raccontarci i tratti marcati e crudi della sua esistenza. Restare ad ascoltarla sarà un piacere, oltre che un dovere. Perché ci regalerà, da testimone, pagine non troppo lontane, ma in procinto di cadere nei meandri dimenticati della vergogna”.

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