martedì, gennaio 15, 2013
In Mali quinto giorno di bombardamenti francesi contro i gruppi jihadisti nel nord del Paese. Gli islamisti si sono ritirati dalle principali città che occupavano, incluse Timbuctu, Gao e Douentza, per l'avanzata delle truppe di Parigi.

Radio Vaticana - E mentre l’Onu appoggia l’intervento francese, il presidente Hollande, negli Emirati Arabi Uniti, sottolinea che le truppe sul terreno, per ora a 750 unità, saranno aumentate. Intanto il segretario alla difesa americano Leon Panetta ribadisce che le operazioni militari dell’Eliseo, nel Paese africano, sono cruciali nell'ambito di un più ampio sforzo per impedire ad al Qaida di stabilire basi da cui lanciare attacchi contro l'Europa e gli Stati Uniti. Giulio Albanese: ascolta

Mentre le forze ribelli di matrice jihadista si stanno ritirando dalle principali città maliane dell’Azawad, come la celebre Timbuctu, un portavoce del gruppo salafita Ansar al Dine ha definito la manovra “una semplice ritirata di ridispiegamento”. In effetti, continuano, sì, i raid aerei francesi sul nord del Mali, ma i ribelli jihadisti sono anche passati, contemporaneamente, al contrattacco nel centro del Paese, conquistando la città di Diabaly, sulla direttrice che porta verso la capitale Bamako. E hanno lanciato il loro anatema contro Parigi: “La Francia ha attaccato l’Islam, in nome di Allah noi colpiremo al cuore della Francia”. Intanto sono decine di migliaia le persone in fuga. Ieri un portavoce del Palazzo di Vetro, a New York, ha parlato di circa 30.000 sfollati a causa degli scontri, precisando però che il numero potrebbe essere maggiore, in quanto alcuni gruppi ribelli hanno impedito ai civili di muoversi verso le regioni meridionali. Sta di fatto che il ministero dell’interno della vicina Mauritania ha confermato come migliaia di profughi siano in viaggio dal Mali verso il confine.


Sulla situazione abbiamo raggiunto telefonicamente a Bamako, capitale del Mali, Alberto Fascetto, cooperante della Ong Cisv (Comunità impegno servizio volontariato)

R. – Al momento, i bilanci della guerra sono in dubbio. Il governo maliano afferma di avere ormai il controllo sulla cittadina di Konna, nella quale è iniziato lo scontro tra le forze maliane e i ribelli islamici. Viceversa, i ribelli affermano di avere ancora il controllo sulla cittadina e di non aver subito danni a cose o a persone. Di sicuro, c’è il deflusso della popolazione civile che dalla regione di Mopti - soprattutto dalle zone che stanno subendo i raid aerei, come le città di Gao e di Doventza - si sta spostando negli Stati limitrofi: Mauritania, Burkina Faso, ma anche le regioni a sud di Mopti.

D. – Di quante persone stiamo parlando, secondo stime?

R. – Ultimamente, 50 mila. In ottobre erano 200 mila, ma dall’inizio della crisi alimentare, della crisi politico-territoriale e della crisi attuale, non escluderei si tratti di mezzo milione di persone in tutta l’area.

D. - Queste persone che si spostano nei Paesi limitrofi vengono poi assistite, curate e ricevute? Qual è la loro condizione?

R. – I governi limitrofi, con l’aiuto delle agenzie Onu, quindi soprattutto Unhcr e Pam, hanno attivato campi profughi, danno tende e viveri… Invece, quello che ottengono le famiglie che decidono di lasciare le loro case e spostarsi verso il sud del Mali, è una semplice accoglienza delle famiglie stesse del Mali. Al momento il governo del Mali non ha i mezzi e le forze per aiutare le famiglie che si spostano dal nord al sud.

D. – Qual è la situazione invece al sud del Paese, a Bamako?

R. – Il governo, due giorni fa, ha dichiarato lo stato d’urgenza, che consiste di fatto in un aumento dei controlli e in una maggiore presenza dell’esercito e della polizia. Oggi, sono state chiuse le scuole e vietate le manifestazioni di piazza fino a nuovo ordine. Sono arrivati anche mezzi blindati leggeri dell’esercito francese. La popolazione è preoccupata per la guerra. La maggior parte ha accolto con sollievo l’intervento di Parigi e quello della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, per la gente un intervento avrebbe dovuto esserci già da mesi. C’è poi una parte minoritaria della popolazione che vede l’arrivo della Francia in chiave neocolonialista, però, la maggior parte vede di buon occhio un intervento della comunità internazionale, perché l’esercito maliano, da solo, non sarebbe stato in grado di bloccare gli islamisti.


Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa