mercoledì, gennaio 23, 2013
In Mali sempre alta la tensione con le truppe francesi, in appoggio a quelle locali, che hanno attaccato la simbolica città di Timbuctù, bombardando quella che sarebbe dovuta essere la residenza del leader libico scomparso, Gheddafi, ora sede dei ribelli islamici. E la crisi maliana è stata ieri al centro dei lavori del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il servizio è di Giulio Albanese: ascolta 

Radio Vaticana - Il segretario del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, non ha dubbi: ormai non si torna indietro nella guerra contro i terroristi dell’Azawad. E lo ha confermato, ieri, anche il capo degli affari politici dell’Onu, Jeffrey Feltman, durante una riunione del Consiglio di Sicurezza sugli ultimi sviluppi della situazione nel Paese africano. Si tratta, in sostanza, di un momento cruciale e la soluzione, probabilmente, non sarà semplice, né veloce. Comunque il dato preoccupante è che le informazioni in possesso dal Palazzo di Vetro indicano che i terroristi dell’Azawad potrebbero attaccare la capitale maliana, Bamako, nel contesto di una guerra che si conferma asimettrica. Feltman ha anche confermato che dal 20 di gennaio, sono 855 i caschi blu della missione Afisma, dislocati alle frontiere del Paese africano. Intanto, sul campo si continua a combattere e a pagare il prezzo più alto, in vite umane, sono i civili. L’epicentro dei raid aerei francesi è la celebre città di Timbuctu e in particolare la residenza costruita per il defunto ex leader libico Muammar Gheddafi. Il palazzo sarebbe oggi il quartier generale dei jihadisti ed è stato bombardato e distrutto nelle scorse ore dalle forze francesi, anche sei i ribelli negano di aver subito perdite.


Ma come vive questa situazione la popolazione locale? Nell’intervista di Davide Maggiore, risponde da Bamako don Timothée Diallo, curato della cattedrale e responsabile delle comunicazioni dell’arcidiocesi: ascolta

R. – La prise de cettes deux villes… La presa di queste due città ci ha molto preoccupato, perché se i francesi non fossero venuti a soccorrerci penso che gli islamisti adesso sarebbero a Bamako. La gente è molto preoccupata, non si sapeva cosa stesse accadendo. Con l’arrivo dei francesi la gente è fiduciosa. Qui a Bamako, la situazione è normale, la gente vive normalmente, non ci sono problemi per il momento, anche se ci sono molti controlli, ci sono molte pattuglie in città, giorno e notte, soprattutto la notte. Questo ci rassicura molto perché si parla di infiltrazioni: ci sono alcune persone, alcuni islamisti, che sono stati arrestati in città dalle forze dell’ordine.

D. – Avete anche informazioni sulle città del nord?

R. – On est loin de villes du nord… Siamo lontani dalle città del nord per sapere quello che succede effettivamente, perché la comunicazione è interrotta, non ci sono reti. Quello che è certo è che le città di Diabali e di Konna sono state liberate e questo ci ha molto sollevati.

D. – Molte persone sono sfollate e molti di loro sono adesso a Bamako. La Chiesa, insieme alle organizzazioni internazionali, cosa fa per assistere questi rifugiati?

R. – Beaucoup, beaucoup de gens ont fui le nord… Molte persone sono fuggite dal nord con l’arrivo degli islamisti, sia musulmani che cristiani. Per esempio, per quanto riguarda gli studenti, la Chiesa li ha accolti: alcuni studenti sono venuti dalla scuola cattolica di Gao a Bamako, che li ha accolti. Inoltre, ci sono molti rifugiati: fin dallo scorso mese di aprile, avevamo aperto un centro di accoglienza per dare loro un alloggio. Poi, riguardo alla sicurezza alimentare, la Chiesa ha fatto censimenti a livello dei quartieri e ha portato un po’ di riso a tutti i profughi che sono stati censiti nei quartieri, quindi abbiamo potuto dare riso ai rifugiati e agli sfollati di altri luoghi.

D. - Vuole dire qualcosa a coloro che ci ascoltano?

R. – On demande la prière… Chiediamo la preghiera, bisogna pregare molto per il Mali. Stiamo attraversando una situazione molto difficile. Nelle nostre chiese, tutti i giorni preghiamo per la pace, perché la pace ritorni. A coloro che ci ascoltano chiedo di unirsi a noi nella preghiera perché possiamo trovare una stabilità, soprattutto politicamente: a livello dello Stato, i politici non vanno d’accordo. Bisogna assolutamente che tutti possano vivere nella tolleranza. C’è stata una crescita degli islamisti in tutto il Paese e penso sia stata la mancanza di tolleranza ad aver causato tutti questi problemi.


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