Per mettere i piedi fuori dalla crisi, l’Italia del pallone (e non solo) deve “apprendere” dal calcio europeo, e in particolare da quello insegnato dall’allenatore della Lazio Vladimir Petkovic
di Francesco Mafera
Il credo calcistico del tecnico biancoceleste, alla guida della squadra capitolina dall’inizio di questa stagione, è molto chiaro e ha avuto un impatto efficace già dopo pochi mesi: basta rincorrere il “top player” con offerte irrinunciabili e da capogiro, la Serie A non si può più permettere spese folli e bisogna puntare ad operazioni low cost, dando spazio alle potenzialità dei giovani e del collettivo. Un imperativo, quello del neo responsabile tecnico laziale, che rispecchia profondamente la filosofia del presidente Lotito e che effettivamente paga, visti i sorprendenti risultati che la Lazio ha conseguito negli ultimi tempi. Battendo il Cagliari nell’ultima sfida di campionato infatti, il “dottore” (come è stato recentemente soprannominato dai suoi tifosi) ha eguagliato il record di Sven Goran Eriksson, con 39 punti in 19 giornate, che risale alla stagione dell’ultimo scudetto biancoceleste.
Giunto a Roma da perfetto sconosciuto, accolto con diffidenza dall’ambiente laziale, il nuovo volto della panchina romana ha saputo conquistarsi in pochissimo tempo il rispetto e la stima di molti supporter. La positività e la fiducia hanno poi portato la vittoria nel derby ed un prestigioso secondo posto, alle spalle della Juventus, al termine del girone di andata. Un ottimo risultato, per Petkovic, un grande successo per la società biancoceleste, che lo scorso anno era riuscita per esempio ad aggiudicarsi a parametro zero le prestazioni del bomber tedesco Miroslav Klose. Si tratta di un trionfo di quel calcio low cost (almeno rispetto agli altri squadroni "spendaccioni") che deve tornare a far parte abitualmente dei nostri progetti e della nostra etica sportiva.
di Francesco Mafera
Il credo calcistico del tecnico biancoceleste, alla guida della squadra capitolina dall’inizio di questa stagione, è molto chiaro e ha avuto un impatto efficace già dopo pochi mesi: basta rincorrere il “top player” con offerte irrinunciabili e da capogiro, la Serie A non si può più permettere spese folli e bisogna puntare ad operazioni low cost, dando spazio alle potenzialità dei giovani e del collettivo. Un imperativo, quello del neo responsabile tecnico laziale, che rispecchia profondamente la filosofia del presidente Lotito e che effettivamente paga, visti i sorprendenti risultati che la Lazio ha conseguito negli ultimi tempi. Battendo il Cagliari nell’ultima sfida di campionato infatti, il “dottore” (come è stato recentemente soprannominato dai suoi tifosi) ha eguagliato il record di Sven Goran Eriksson, con 39 punti in 19 giornate, che risale alla stagione dell’ultimo scudetto biancoceleste.
Giunto a Roma da perfetto sconosciuto, accolto con diffidenza dall’ambiente laziale, il nuovo volto della panchina romana ha saputo conquistarsi in pochissimo tempo il rispetto e la stima di molti supporter. La positività e la fiducia hanno poi portato la vittoria nel derby ed un prestigioso secondo posto, alle spalle della Juventus, al termine del girone di andata. Un ottimo risultato, per Petkovic, un grande successo per la società biancoceleste, che lo scorso anno era riuscita per esempio ad aggiudicarsi a parametro zero le prestazioni del bomber tedesco Miroslav Klose. Si tratta di un trionfo di quel calcio low cost (almeno rispetto agli altri squadroni "spendaccioni") che deve tornare a far parte abitualmente dei nostri progetti e della nostra etica sportiva.
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