domenica, gennaio 06, 2013
La Kulluk arenata in un luogo sacro dell’etnia Alutiiq. Wwf e Sierra Club: «Obama cancelli le concessioni nell’Artico». 

GreenReport - La piattaforma di perforazione petrolifera Kulluk della Shell naufragata sulle coste dell'isola Sitkalidak, in Alaska, ha subito forti danni ma, fortunatamente, non ha sversato nemmeno una parte del carico di 155.000 galloni di carburante e altri prodotti petroliferi che sono a bordo. Ad assicurarlo sono i responsabili delle squadre di salvataggio che stanno intervenendo sulla piattaforma che è ancora in piedi e che sembra in condizioni stabili nonostante la mareggiata che l'ha colpita, mettendo fuori uso anche i generatori.

Non è però chiara l'entità dei danni e nessuno sa dire quanto ci vorrà per disincagliare la Kulluk, anche se Pete Slaiby, vice presidente della Shell per le operazioni di Alaska, è convinto che ciò possa avvenire in tempi abbastanza ridotti. Dal primo gennaio sono al lavoro 250 funzionari federali e statali e rappresentanti della Shell per attuare un piano d'azione per la gestione di quello che l'Alaska department of environmental conservation ha definito «Il più grande sforzo di intervento mai avviato in Alaska in inverno».

E' chiaro che questo incidente mette in discussione i piani di trivellazione che la Shell aveva predisposto per il 2013 nell'Artico e anche le comunità costiere dell'Alaska, in particolare quelle indigene, sono sempre più preoccupati per le ricadute ambientali ed economiche delle trivellazioni petrolifere e gasiere offshore.

Per colmo della sfortuna della Shell, Sitkalidak Island, dove si è arenata la Kulluk, non solo è vicinissima al Kodiak National Park ma è anche stato il luogo di un massacro perpetrato dai colonialisti russi nel XVIII secolo (prima che l'Alaska venisse ceduta agli Usa) che uccisero centinaia di uomini, donne e bambini Alutiiq. Il sito del naufragio è probabilmente il luogo culturalmente più significativo del vicino villaggio di Duane Dvorak e dell'etnia Alutiiq che parla il sungstun, una lingua eschimese.

Secondo le associazioni ambientaliste americane il naufragio della Kulluk è solo l'ultimo di una lunga lista di errori della Shell che vanta una sicurezza assoluta e poi non è in grado di trivellare in sicurezza nella regione artica. Dopo che la Shell ha ottenuto dall'amministrazione di Barack Obama l'autorizzazione a condurre perforazioni esplorative offshore nei mari di Chukchi e Beaufort, negli ultimi 4 mesi sono andati in panne i motori di rimorchiatori, diversi cavi di traini si son spezzati, ci sono stati incendi a bordo e sversamenti a mare di liquidi tossici... La Shell è stata anche multata per aver violato la lgge sugli scarichi in aria ed anche la tragicomica risposta al naufragio dellaKulluk ha mostrato la scarsa preparazione del personale della Shell.

Secondo il direttore esecutivo di Sierra Club, Michael Brune, «In un solo anno, la Shell ha dimostrato più e più volte di essere completamente incapace di perforare in sicurezza nell'Artico. Le loro navi hanno preso fuoco e hanno perso il controllo, hanno danneggiato il loro equipaggiamento di contenimento degli sversamenti e sono state colte completamente impreparate per affrontare le sfide della regione artica. Ora, hanno addirittura portato ad incagliarsi in Alaska una piattaforma che trasportava decine di migliaia di galloni di petrolio. Questa è l'ultima goccia. Dobbiamo giudicare la Shell non dalle sue assicurazioni o dalle loro tattiche di pubbliche relazioni, ma per i loro record. E il record Shell dimostra chiaramente che permettere loro di operare nella regione artica è un invito al disastro. L'Artico americano, sia offshore che nell'Arctic Refuge, è l'ultimo posto in cui ci dovrebbe essere l'estrazione del petrolio e del gas. Se vogliamo sul serio combattere la distruzione climatica e proteggere le nostre aree selvagge, il presidente deve immediatamente cancellare le licenze di trivellazione della Shell prima che sia troppo tardi e garantire che l'Artico sia off-limits per nuove concessioni gasiere e petrolifere per quest'anno e per tutti gli anni».

Anche per Margaret Williams, direttrice generale del programma Artico del Wwf Usa, «Questo incidente è un avvertimento per l'America che la corsa al petrolio dell'Alaska è pericolosa e irresponsabile. Nonostante la risposta eroica della US Coast Guard, le garanzie in atto per proteggere la fauna selvatica dello Stato e le comunità non sono ancora sufficienti per prepararsi a tutte le circostanze impreviste relative alla trivellazione in questo ambiente. Dopo aver promesso al governo degli Stati Uniti ed all'opinione pubblica che era pronta ad ogni eventualità nell'Artico, la Shell ha dimostrato che questo non è certo vero. Quando è troppo è troppo. I nostri funzionari federali e statali devono utilizzare queste disavventure come un cupo avvertimento per rivalutare il loro approccio alla trivellazione offshore nell'Artico americano».


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