Il 20 gennaio Barack Obama, il presidente degli Stati Uniti con origini africane, comincerà il suo secondo mandato. Molti africani lo accusano di non aver fatto abbastanza per il continente durante i suoi primi quattro anni alla Casa Bianca. Come sarà il suo secondo mandato per l’Africa? La MISNA lo ha chiesto a Mukete Tahle Itoe, un magistrato che coordina il Global Network for Good Governance (Gngg), un’organizzazione con sede in Camerun impegnata a promuovere il buon governo e la lotta alla corruzione
Misna - “La politica statunitense per l’Africa non è stata discussa quasi per nulla durante l’ultimo anno di campagna elettorale. L’unica eccezione sono stati alcuni fugaci riferimenti all’estremismo islamico in Somalia e in Mali nel corso di un dibattito televisivo. La scarsa attenzione dedicata all’Africa ha alimentato tra gli abitanti del continente una sensazione di abbandono, un abbandono ancora più doloroso perché Obama ha origine africane. Questo, secondo me, è un atteggiamento irriguardoso nei confronti dell’inquilino della Casa Bianca. Non sono i capricci del capo a definire le scelte politiche. Contano gli interessi americani, non gli interessi del presidente. Gli Stati Uniti hanno aree di interesse specifiche. Questo vuol dire che i loro partner internazionali non devono aspettarsi chissà cosa solo perché a Washington c’è un nuovo presidente o è rimasto lo stesso.
Durante il suo primo mandato Obama ha fatto un solo, rapido viaggio nell’area sub-sahariana. Non ha fatto gli sforzi dei suoi predecessori per accrescere i legami economici tra gli Stati Uniti e l’Africa, pur avendo difeso la Legge per le opportunità e la crescita dell’Africa (Agoa) voluta dal presidente Bill Clinton con l’obiettivo di garantire il libero accesso dei prodotti sub-sahariani nel mercato americano. Gli Stati Uniti erano il principale partner commerciale dell’Africa fino ad alcuni anni fa, quando sono stati superati dalla Cina. Dal 2009 a oggi, nonostante una richiesta dell’Unione Africana, l’amministrazione Obama non ha espresso in modo chiaro la sua posizione sull’opportunità di attribuire al continente un seggio permanente in seno al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Obama è restato in silenzio anche quando i francesi hanno attuato politiche interventiste di chiaro stampo neo-coloniale in Costa d’Avorio per rovesciare Laurent Gbagbo; o quando le forze francesi hanno assassinato il colonnello libico Muammar Gheddafi, il capo di Stato africano più rispettato. Questi fatti sono rimasti impressi nelle coscienze degli africani, anche perché Obama ha giustificato altri dittatori africani.
L’Africa spera che Obama inserisca il continente tra le priorità del suo secondo mandato. Gli Stati Uniti sanno bene che i loro affari, la loro sicurezza e la loro egemonia culturale possono essere difesi solo tenendo sotto controllo la povertà e i rivolgimenti sociali negli altri paesi del mondo, anche in quelli dell’area sub-sahariana. È per questo che gli africani si aspettano che Obama utilizzi il suo secondo mandato per sostenere lo sviluppo nei settori della sanità, della riduzione della povertà, del commercio e dell’istruzione; settori in grado di stimolare il progresso economico e sociale e dare lavoro a milioni di disoccupati. Sul piano politico, gli africani chiedono a Obama di tradurre nei fatti i suoi discorsi sulla vera democrazia: ‘Nessuna alleanza con i dittatori africani’. Gli abitanti del continente hanno ascoltato con grande interesse le parole pronunciate dal presidente americano in Ghana nel luglio 2009 – l’Africa, aveva detto Obama, non ha bisogno di uomini forti ma di forti istituzioni. Ora al presidente americano si chiede di voltare le spalle ai tiranni africani che riducono al silenzio i loro popoli con l’aiuto delle pistole vendute dalle grandi potenze.
In generale, gli africani si aspettano che Obama promuova interventi e politiche per il continente che incoraggino l’autosufficienza, contrastino la corruzione e mettano in guardia i dittatori; e che, allo stesso tempo, creino un ambiente favorevole alla partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e a uno sviluppo umano sostenibile. Se farà queste cose, alla fine del suo secondo mandato Obama si sarà conquistato un posto nella ‘Hall of Fame’ dell’Africa”.
Misna - “La politica statunitense per l’Africa non è stata discussa quasi per nulla durante l’ultimo anno di campagna elettorale. L’unica eccezione sono stati alcuni fugaci riferimenti all’estremismo islamico in Somalia e in Mali nel corso di un dibattito televisivo. La scarsa attenzione dedicata all’Africa ha alimentato tra gli abitanti del continente una sensazione di abbandono, un abbandono ancora più doloroso perché Obama ha origine africane. Questo, secondo me, è un atteggiamento irriguardoso nei confronti dell’inquilino della Casa Bianca. Non sono i capricci del capo a definire le scelte politiche. Contano gli interessi americani, non gli interessi del presidente. Gli Stati Uniti hanno aree di interesse specifiche. Questo vuol dire che i loro partner internazionali non devono aspettarsi chissà cosa solo perché a Washington c’è un nuovo presidente o è rimasto lo stesso.
Durante il suo primo mandato Obama ha fatto un solo, rapido viaggio nell’area sub-sahariana. Non ha fatto gli sforzi dei suoi predecessori per accrescere i legami economici tra gli Stati Uniti e l’Africa, pur avendo difeso la Legge per le opportunità e la crescita dell’Africa (Agoa) voluta dal presidente Bill Clinton con l’obiettivo di garantire il libero accesso dei prodotti sub-sahariani nel mercato americano. Gli Stati Uniti erano il principale partner commerciale dell’Africa fino ad alcuni anni fa, quando sono stati superati dalla Cina. Dal 2009 a oggi, nonostante una richiesta dell’Unione Africana, l’amministrazione Obama non ha espresso in modo chiaro la sua posizione sull’opportunità di attribuire al continente un seggio permanente in seno al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Obama è restato in silenzio anche quando i francesi hanno attuato politiche interventiste di chiaro stampo neo-coloniale in Costa d’Avorio per rovesciare Laurent Gbagbo; o quando le forze francesi hanno assassinato il colonnello libico Muammar Gheddafi, il capo di Stato africano più rispettato. Questi fatti sono rimasti impressi nelle coscienze degli africani, anche perché Obama ha giustificato altri dittatori africani.
L’Africa spera che Obama inserisca il continente tra le priorità del suo secondo mandato. Gli Stati Uniti sanno bene che i loro affari, la loro sicurezza e la loro egemonia culturale possono essere difesi solo tenendo sotto controllo la povertà e i rivolgimenti sociali negli altri paesi del mondo, anche in quelli dell’area sub-sahariana. È per questo che gli africani si aspettano che Obama utilizzi il suo secondo mandato per sostenere lo sviluppo nei settori della sanità, della riduzione della povertà, del commercio e dell’istruzione; settori in grado di stimolare il progresso economico e sociale e dare lavoro a milioni di disoccupati. Sul piano politico, gli africani chiedono a Obama di tradurre nei fatti i suoi discorsi sulla vera democrazia: ‘Nessuna alleanza con i dittatori africani’. Gli abitanti del continente hanno ascoltato con grande interesse le parole pronunciate dal presidente americano in Ghana nel luglio 2009 – l’Africa, aveva detto Obama, non ha bisogno di uomini forti ma di forti istituzioni. Ora al presidente americano si chiede di voltare le spalle ai tiranni africani che riducono al silenzio i loro popoli con l’aiuto delle pistole vendute dalle grandi potenze.
In generale, gli africani si aspettano che Obama promuova interventi e politiche per il continente che incoraggino l’autosufficienza, contrastino la corruzione e mettano in guardia i dittatori; e che, allo stesso tempo, creino un ambiente favorevole alla partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e a uno sviluppo umano sostenibile. Se farà queste cose, alla fine del suo secondo mandato Obama si sarà conquistato un posto nella ‘Hall of Fame’ dell’Africa”.
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