Cresce nel mondo il numero dei disoccupati: nel 2012 sono stati 4 milioni in più. Il dato è contenuto nell’ultimo rapporto dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo), presentato oggi.
Radio Vaticana -La tendenza proseguirà anche per il 2013, portando i senza lavoro a 200 milioni. Particolarmente preoccupante la situazione dei giovani. Per l’Ilo, inoltre, incertezze e politiche incoerenti dei governi hanno incrementato la crisi. Il servizio di Adriana Masotti: ascolta
Dopo una pausa di due anni, nel 2012 la disoccupazione mondiale è tornata a salire superando la cifra di 197 milioni con un tasso pari a 5,9%. Nonostante una moderata ripresa della crescita della produzione, nel 2013 i disoccupati dovrebbero superare quota 200 milioni: sono le stime dell’Ilo che nel suo Rapporto sulle "Tendenze globali dell'occupazione" calcola 67 milioni gli impieghi in meno nel mondo dall’inizio della crisi. Sono 74 milioni invece i giovani senza lavoro. In crescita quelli che vivono una disoccupazione di lunga durata e gli scoraggiati che rinunciano alla stessa ricerca. L’Ilo sottolinea anche un preoccupante divario tra le competenze di chi cerca un impiego e le qualifiche richieste dai nuovi lavori e raccomanda perciò interventi strutturali nel campo della formazione, misure per favorire l'attività d'impresa e rapporti più stretti tra educazione e mondo del lavoro.
Per il direttore generale dell’Organizzazione, Guy Ryder, la lotta alla disoccupazione giovanile deve essere la ''priorità tra le priorità''. Ai livelli attuali, afferma, si tratta di un ''dramma umano di dimensioni inaccettabili'' e un possibile pericolo per la stabilità sociale.” Un quarto dell'aumento di disoccupati registrato nel 2012 appartiene alle cosiddette economie avanzate, il resto si è concentrato in particolare nell'Estremo Oriente, nell'Asia del Sud e nell'Africa subsahariana'', contagiate dalla crisi europea. Le regioni che sono riuscite ad evitare un aumento della disoccupazione, evidenzia il Rapporto, hanno spesso registrato un peggioramento della qualità del lavoro, della sua sicurezza e un aumento del numero di lavoratori sotto o molto vicini alla soglia di povertà.
Ad aggravare l'impatto negativo degli squilibri macroeconomici sull'occupazione sono state per l’Ilo le misure di austerità adottate da molti Paesi per risanare i conti, che hanno aumentato i rischi recessivi, e l’indecisione e incoerenza con cui le istituzioni politiche hanno affrontato la crisi. Incrementare crescita e occupazione, le parole d’ordine per il futuro: per questo l’Ilo raccomanda ai governi l'adozione di misure a sostegno del reddito e riforme del sistema finanziario, che "restituiscano alle banche la loro funzione propria di sostenere gli investimenti e fornire credito".
Radio Vaticana -La tendenza proseguirà anche per il 2013, portando i senza lavoro a 200 milioni. Particolarmente preoccupante la situazione dei giovani. Per l’Ilo, inoltre, incertezze e politiche incoerenti dei governi hanno incrementato la crisi. Il servizio di Adriana Masotti: ascolta
Dopo una pausa di due anni, nel 2012 la disoccupazione mondiale è tornata a salire superando la cifra di 197 milioni con un tasso pari a 5,9%. Nonostante una moderata ripresa della crescita della produzione, nel 2013 i disoccupati dovrebbero superare quota 200 milioni: sono le stime dell’Ilo che nel suo Rapporto sulle "Tendenze globali dell'occupazione" calcola 67 milioni gli impieghi in meno nel mondo dall’inizio della crisi. Sono 74 milioni invece i giovani senza lavoro. In crescita quelli che vivono una disoccupazione di lunga durata e gli scoraggiati che rinunciano alla stessa ricerca. L’Ilo sottolinea anche un preoccupante divario tra le competenze di chi cerca un impiego e le qualifiche richieste dai nuovi lavori e raccomanda perciò interventi strutturali nel campo della formazione, misure per favorire l'attività d'impresa e rapporti più stretti tra educazione e mondo del lavoro.
Per il direttore generale dell’Organizzazione, Guy Ryder, la lotta alla disoccupazione giovanile deve essere la ''priorità tra le priorità''. Ai livelli attuali, afferma, si tratta di un ''dramma umano di dimensioni inaccettabili'' e un possibile pericolo per la stabilità sociale.” Un quarto dell'aumento di disoccupati registrato nel 2012 appartiene alle cosiddette economie avanzate, il resto si è concentrato in particolare nell'Estremo Oriente, nell'Asia del Sud e nell'Africa subsahariana'', contagiate dalla crisi europea. Le regioni che sono riuscite ad evitare un aumento della disoccupazione, evidenzia il Rapporto, hanno spesso registrato un peggioramento della qualità del lavoro, della sua sicurezza e un aumento del numero di lavoratori sotto o molto vicini alla soglia di povertà.
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