Non accenna a fermarsi la strage di civili innocenti in Siria, teatro nel fine settimana di violenze e bombardamenti senza sosta in diverse località del paese e alla periferia della capitale Damasco.
Misna - Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani almeno otto bambini sono morti in seguito a un raid dell’aviazione avvenuto a Mouadamiyat al Sham, una località a sud-est di Damasco. Non è possibile confrontare con altre fonti l’informazione diffusa dall’organismo basato a Londra, che conta su una rete capillare di informatori – tra cui medici, giornalisti ed esponenti della società civile – in tutto il paese.
Bombardamenti sono riportati questa mattina anche a Daraya, considerata una roccaforte della rivolta contro il presidente Bashar al Assad che, dopo i primi mesi di manifestazioni pacifiche e in seguito alla violenta repressione delle forze dell’ordine, si è andata via via radicalizzando.
Oggi, in quello che molti osservatori definiscono uno scenario di ‘guerra civile’, stupri e violenze sono un aspetto “preoccupante e non secondario” del conflitto in atto secondo l’organizzazione non governativa International Rescue Committee (Irc).
In un rapporto pubblicato oggi, l’organizzazione con sede negli Stati Uniti denuncia che nel corso di sopralluoghi e interviste effettuati nei campi profughi in Libano e Giordania, i siriani hanno indicato nelle violenze sessuali una delle ragioni principali della loro fuga dal paese con le famiglie. Le vittime che sopravvivono a queste violenze spesso non ne parlano, a causa dei “pregiudizi sociali e del disonore che rappresenta lo stupro per le vittime stesse e per le loro famiglie”.
L’Alto Commissariato Onu per i rifugiati ha indicato nel fine settimana che il numero dei rifugiati siriani nei paesi vicini e in Africa del Nord ha oltrepassato quota 600.000, mentre quello degli sfollati interni si attesta a due milioni e mezzo su una popolazione complessiva di circa 20 milioni.
Il tutto, mentre gli sforzi dispiegati sul fronte diplomatico non sembrano portare ad alcun risultato: venerdì si è concluso con un nulla di fatto l’incontro a Ginevra tra il mediatore dell’Onu e della Lega Araba Lakhdar Brahimi e i rappresentanti dei governi americano e russo.
Il prossimo 30 gennaio il Kuwait ha annunciato una conferenza internazionale di donatori per la Siria, in vista della quale la Lega araba predisporrà una missione nei paesi vicini per valutare la situazione dei profughi e il volume di aiuti necessari.
Oggi, in quello che molti osservatori definiscono uno scenario di ‘guerra civile’, stupri e violenze sono un aspetto “preoccupante e non secondario” del conflitto in atto secondo l’organizzazione non governativa International Rescue Committee (Irc).
In un rapporto pubblicato oggi, l’organizzazione con sede negli Stati Uniti denuncia che nel corso di sopralluoghi e interviste effettuati nei campi profughi in Libano e Giordania, i siriani hanno indicato nelle violenze sessuali una delle ragioni principali della loro fuga dal paese con le famiglie. Le vittime che sopravvivono a queste violenze spesso non ne parlano, a causa dei “pregiudizi sociali e del disonore che rappresenta lo stupro per le vittime stesse e per le loro famiglie”.
L’Alto Commissariato Onu per i rifugiati ha indicato nel fine settimana che il numero dei rifugiati siriani nei paesi vicini e in Africa del Nord ha oltrepassato quota 600.000, mentre quello degli sfollati interni si attesta a due milioni e mezzo su una popolazione complessiva di circa 20 milioni.
Il tutto, mentre gli sforzi dispiegati sul fronte diplomatico non sembrano portare ad alcun risultato: venerdì si è concluso con un nulla di fatto l’incontro a Ginevra tra il mediatore dell’Onu e della Lega Araba Lakhdar Brahimi e i rappresentanti dei governi americano e russo.
Il prossimo 30 gennaio il Kuwait ha annunciato una conferenza internazionale di donatori per la Siria, in vista della quale la Lega araba predisporrà una missione nei paesi vicini per valutare la situazione dei profughi e il volume di aiuti necessari.
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