lunedì, gennaio 14, 2013
E' davvero una buona notizia che Gardaland, cioè la multinazionale dei parchi da divertimento Merlin Entertainments, abbia deciso di chiudere lo show acquatico con i delfini perché contrasta con l'immagine ecologista che si vuole dare il parco divertimenti più famoso d'itala.  

GreenReport - E' una buona notizia perché il "delfino curioso" di una nota pubblicità è in realtà un delfino prigioniero e sofferente e perché i cetacei in cattività non possono essere restituiti alla libertà, come dimostra la triste sorte di Free Willy che dal lieto fine della liberazione nel film del 1998 è passato ad una rapida fine in natura. Nel sacrificio economico dell'abbandono degli spettacoli con i delfini a Gardaland, che comporta anche l'onerosa chiusura del Palablù, aperto nel 1997, con 1.500 posti a sedere e sempre il tutto esaurito con 759mila spettatori a stagione che pagavano un supplemento, risponde probabilmente ad un'operazione di marketing e di greenwashing (o meglio bluewashing) che va incontro alle nuove sensibilità animaliste ed ambientaliste emerse prepotentemente con vicende come quelle della liberazione dei beagle di Gren Hill e poi con la splendida vicenda della loro adozione.

Ma il pensionamento (in un acquario) di Robin, Teide, Betty e Nau sembra rispondere ancora una volta a quell'animalismo ed ambientalismo che si ferma agli animali a noi più vicini, a quelli più gradevoli ed intelligenti, sembra un'evoluzione (positiva) della stessa visione antropocentrista degli animali che ci ha portato in passato proprio ad esibire delfini, orche, scimpanzé, elefanti e tigri per far vedere quanto fossero vicini, amichevoli, simili o addomesticabili ed addestrabili dall'uomo. Risponde alla soddisfazione della stessa antropizzazione (molto recente e molto occidentale) che ha trasformato i nostri cani e gatti in "figli" da vestire e portare dal parrucchiere, in animali privati della loro animalità, proprio come i delfini di Gardaland e degli acquari di tutto il mondo che forse sognano il mare aperto ed una vita spericolata invece che un pesce in premio per un salto o una testata ad un pallone ben eseguiti.

A nessuno invece sembra interessare delle altre creature, che a differenza degli intelligenti delfini, popolano gli acquari del mondo, magnifici quadri viventi di pesci e coralli strappati alla natura, squali terrificanti che ci si offrono in maniera sicura, tartarughe spaesate e pinguini refrigerati. E' certamente vero che acquari come quello di Genova ed altri grandi e piccoli acquari pubblici sono un importante elemento di conoscenza scientifica della vita marina, ma è anche vero che molti acquari fanno parte di un'industria del divertimento che più che sulla conoscenza punta sull'insolito e sulla meraviglia senza approfondimento.

Non a caso la stessa Merlin Entertainments che annuncia la svolta ambientalista della fine dello spettacolo con delfini a Gardaland si prepara ad aprire questa primavera il Sea Life Roma Aquarium, roba con un piano di sviluppo da 15 milioni di euro con oltre 5.000 creature marine, 30 vasche tematizzate ed area gioco per bambini, che viene presentato come una parte essenziale del "Second Tourist Pole development scheme".

In Italia la Merlin ha già due acquari, uno proprio a Gardaland e l'altro a Jesolo, ma ne ha molti altri sparsi in Europa ed America: 11 in Gran Bretagna, 8 in Germania, 5 negli Usa ed uno ciascuno in Francia, Spagna, Irlanda, Belgio, Olanda, Portogallo e Finlandia.

I Sealife della Marlin (un paio all'estero li ha visitati anche chi scrive) sono senz'altro strutture di ottimo livello, soprattutto rispetto a certi acquari lager che si vedono in giro, ma è chiaro che prevale l'elemento della valorizzazione commerciale della meraviglia e dell'esotismo che appartengono ad una vecchia concezione del nostro rapporto con gli animali selvatici. Somigliano più a grandi scatole rutilanti della memoria, a caleidoscopi marini artificiali nei quali, come negli zoo moderni, salviamo pezzi di vita ed ambienti che rischiano di diventare (ed in parte già sono) un ricordo. Nei quali ricostruiamo un mare ideale che abbiamo già perso.

La nuova consapevolezza che specie come i delfini ed i cetacei in generale, le scimmie antropomorfe, le otarie, uccelli come i corvi ed i pappagalli, o i nostri cani e gatti e perfino i polpi hanno sensibilità e capacità così vicine alle nostre non li rende più "umani" rende noi più "animali", ci fa ricordare che facciamo tutti parte del grande fiume dell'evoluzione, della rete del vivente. La stessa rete della quale facevano parte Robin, Teide, Betty e Nau ma ancor più le altre creature "aliene" e mute, splendenti nel loro mancato antropomorfismo, che restano negli acquari della Merlin Entertainments, Esseri così diversi da noi che però rappresentano il cammino non ancora finito della vita sulla terra, quella stessa vita che stiamo uccidendo ogni giorno di più mentre la esibiamo per la meraviglia nostra e dei nostri cuccioli.

La pacificazione di Gardaland con i delfini è un ottimo segnale, ma il rispetto vero per gli animali è quello di ricondurci al rapporto perso con gli altri esseri che vivono nel nostro pianeta, alla condivisione della splendida e feroce vita animale dalla quale ci siamo allontanati, riducendola ad un'esibizione in un acquario, in uno zoo o in un circo e all'antropizzazione/assimilazione, che alla fine significa perdita di libertà e di senso per gli animali come per l'uomo.

Umberto Mazzantini


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