giovedì, gennaio 31, 2013
E’ tensione tra Siria e Israele dopo il bombardamento di un centro di ricerche militari a nord di Damasco da parte di aerei dello Stato ebraico. Due i morti e cinque i feriti causati dal raid.

Radio Vaticana -L'attacco - se confermato - sarebbe il primo delle forze armate israeliane in Siria dall'inizio della rivolta - ormai 22 mesi fa – e segnerebbe il coinvolgimento di Tel Aviv nella crisi. Il servizio è di Salvatore Sabatino: ascolta
La preoccupazione maggiore è quella di una destabilizzazione dell’intera regione mediorientale. Certo si tratta solo di accuse da parte del regime di Damasco, visto che – almeno fino a questo momento – nè da Tel Aviv, né dagli Usa è giunto alcun commento, mentre Mosca ha espresso preoccupazione. Ma nel contempo ha parlato la stampa israeliana, dicendo che nel sito bombardato si producevano armi chimiche. Ed ha parlato pure Assad, chiamando a raccolta tutti i musulmani per difendere il suo regime da quello che ha definito un’aggressione sionista. Un attacco giunto mentre in Kuwait la Conferenza dei Donatori per la Siria raccoglieva 1,5 miliardi di dollari per il Paese, alla presenza di Ban Ki Moon che in mattinata aveva strigliato la comunità internazionale per non essere riuscita a fermare la strage. Nel frattempo il capo dell’opposizione politica al-Khatib si è detto pronto a dialogare con il regime se questo servisse a placare la guerra civile in corso, mentre la Siria, insieme alla situazione in Mali, sarà al centro dell’incontro , previsto per oggi a Bruxelles, tra i Ministri degli Esteri dei 27.

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