giovedì, gennaio 10, 2013
Si ritorna a temi del passato: Imu e Alitalia in testa. Il rischio del populismo è quello della disaffezione dell’elettore mentre invece serve capire il senso e la destinazione delle tasse. Non è abolendo o introducendo tributi che ci si assicura il futuro di un Paese.  

Città Nuova - Imu e Alitalia. Pare essere tornati a cinque anni fa. Questo non fa che aumentare lo smarrimento generale nel quale molti elettori (sondaggi alla mano) si trovano. Gli indecisi che non sanno se andare al voto, coloro che andranno a votare ma non sanno a chi dare la preferenza, sono ancora tantissimi. Il voto politico è un’esperienza elementare nella coscienza dei cittadini. L’elettore vota con motivazione quando percepisce che la propria scelta – per quanto numericamente valga solo uno in mezzo alle leggi dei grandissimi numeri - è importante, decisiva, viene tenuta in considerazione, opera per un cambiamento desiderato. Dunque, il modo peggiore di trattare gli elettori è quello di farli votare all’insegna del “tanto non cambia niente”. Riproporre i temi del passato è dannoso e non favorisce la partecipazione elettorale. Più volte, da queste colonne, si è fatto il richiamo per una campagna elettorale che eviti le trappole del populismo. Ecco: Imu e Alitalia sono due argomenti pericolosi. Parliamo ora del primo, per il secondo converrà attendere gli eventi.

L’Imu una volta era l’Ici. Serviva a trasferire fondi dallo Stato centrale agli enti locali (i comuni). L’idea era che i comuni sapevano meglio spendere quei soldi, perché più vicini alle esigenze particolari dei propri cittadini. Era una norma all’insegna del tanto agognato federalismo fiscale. Era già antipatica in partenza, come imposta, perché non ragionava sul reddito dei cittadini, ma gravava sul valore dell’edificio con una percentuale fissa.

Succede che nel 2006 Berlusconi sa di essere alle strette: i sondaggi dicono che è probabile una smaccata sconfitta con Prodi. C’è ancora un ultimo faccia a faccia da giocarsi. Bisogna trovare un messaggio chiaro, capace di entrare nelle teste e nelle tasche di ogni elettore. Prodi s’è giocato la carta del cuneo fiscale. Ottima idea, decisiva per chi s’intende di queste cose. Ma ha poco appeal, deve essere spiegata bene per poterne cogliere la validità. Berlusconi capisce che il miglior messaggio è l’Ici: una volta al governo, lui la abolirà.

Prodi fu eletto, e anche per la sconsiderata modifica alla legge elettorale voluta dal governo Berlusconi prima di passare il testimone, ottenne una maggioranza risicata al Senato, ostaggio delle piccolezze parlamentari. Vedemmo comunque un risultato della sfida berlusconiana: Prodi introdusse un meccanismo per far pagare di meno i più poveri (detrazione della base imponibile). Poi Berlusconi, una volta al potere, la abolì definitivamente. La manovra Salva-Italia di Monti – siamo arrivati ai nostri giorni – l’ha re-introdotta, come Imu. Con una differenza importante, rispetto all’Ici: è servita anche a fare bilancio (a seguito della famosa lettera della Bce di agosto del 2011), non solo a trasferire soldi ai comuni.

Tutto questo ci porta ad alcune considerazioni, che spero possano aiutare il cittadino elettore a sottrarre il populismo dell’Imu dalla campagna elettorale:

L’Imu e i tributi: come finanziare gli enti locali? Qualche giorno fa il sindaco di Genova ha detto che il Comune non stampa gli euro. Attenzione su questo punto: il livello dei servizi locali sta scendendo vertiginosamente;

L’Imu e il bilancio dello Stato: se il 2013 sarà l’anno di un minimo rilancio dell’economia italiana, se i conti pubblici sono di nuovo in carreggiata, servirà ancora l’Imu sulla prima casa? Le cifre di cui si parla quali sono?

È possibile una riflessione seria sulla pressione fiscale per cittadino e imprese in un discorso nel quale ad ogni proposta di riduzione corrisponda una proposta di finanziamento capace di tenere sotto controllo i conti generali? Non vorrei che per avere la strada asfaltata sotto casa, il servizio raccolta rifiuti efficiente, l’illuminazione notturna in ordine, sia costretto a darmi all’alcol, al fumo e alle scommesse.

Alberto Lo Presti

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