martedì, febbraio 05, 2013
La piaga del calcio malato è una metastasi dormiente. Date forza (e soldi) alle istituzioni e agli organi di investigazione e si svelerà.  

Liberainformazione - Un po’ come si fa contro la mafia: nei confronti della quale c’è più spesso azione di contenimento e emarginazione che vera guerra frontale. Già, proprio per le illegalità nel mondo del calcio. Perché le istituzioni, più o meno consciamente difendono il giocattolo. Ed è inevitabile, a esempio, che la Federcalcio sia la prima a voler resettare gli scandali che si succedono a rotta di collo, ogni capolinea di campionato. Come se nulla fosse accaduto. Invece ci riporta crudamente alla realtà di uno sport truccato, strumentalizzato e disonesto il rapporto del capo dell’Europol Rob Wainwright che ha documentato come una lobby criminale abbia truccato o inquinato i risultati di ben 380 partite tra il 2008 e il 2011.

Semmai lo “scandalo” al contrario riguarda la relativa estraneità dell’Italia che avrebbe una sola partita nel mirino, contraddicendo quanto stanno documentando le inchieste giudiziarie e i reiterati allarmi del capo della polizia Manganelli (“Avrete molte sorprese!”), formulati probabilmente in coincidenza dell’escussione degli interrogatori di Gegic, l’uomo della pista slava che tanto sa sul “cancro italiano”. Comunque internazionalmente le dimensioni sono di assoluto rilievo e, ironicamente, vanno quasi a intaccare la leadership della corruzione nostrana. Infatti secondo precedenti statistiche il calcio italiano veniva al secondo posto per grado di inquinamento e inaffidabilità dopo quello albanese. Vantando peraltro un grado di professionismo e di speculazione ampiamente superiore a quello dei cugini “mediterranei” di Tirana.

L’indagine, internazionalmente globalizzata, è durata ben 18 mesi e si è coordinata con le autorità di polizia di Germania, Finlandia, Ungheria, Slovenia e Austria, nazioni ripetutamente toccate dal calcio-scandalo, vuoi con il coinvolgimento di arbitri che di dirigenti o giocatori. La rete degli accertamenti ha riguardato ben 15 paesi e ha portato all’arresto ramificato di 50 persone. C’è il sospetto che sia solo la punta dell’iceberg di una degenerazione costante del football. Praticamente tutto il calcio europeo è stato passato alla lente di ingrandimento della credibilità dei risultati. E su 700 partite su cui c’è stato un approfondimento più del 50% è passato dalla definizione di “sospette” a quella di “truccate”.

Nelle nazioni alla sbarra spesso il calcio ha una funzione puramente pleonastica. Del calcio finlandese da Helsinki in su se ne interessano in pochi e questo permette una manipolazione sagace e insidiosa, lontana dal controllo dei tifosi e dei media. Ancora una volta il timone della manipolazione era controllato dai broker della scommessa illegale di stanza in Asia, in particolare a Singapore. E non c’è limite nel match fixing se si va a incidere su tornei internazionali come su partite dei campionati juniores. Quello che conta è che i match siano inseriti nei palinsesti ufficiali delle scommesse. E il particolare fa riflettere sull’eccessivo ampliamento dell’offerta, per non dire delle infinite variazioni sul tema dell’over. Più consenti alla scommessa, più permetti che il risultato sia manipolato. Quello che non ci viene restituito dai riscontri investigativi è la cifra complessiva che è transitata per le scommesse illegali. Forse perché farebbe paura e farebbe riflettere sulla dilatazione del fenomeno e sulle sue ripercussioni sull’imprenditoria mafiosa. In questo caso a tirare il gruppo è la mafia asiatica, di derivazione cinese, la seconda impresa criminale al mondo dopo la ‘ndrangheta. Sta alla responsabilità critica dei tifosi all’interno di una partita cogliere i segnali del match fixing.

Quando il calcio si trasforma in simulazione o in una degenerazione para-teatrale.

di Daniele Poto

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