giovedì, febbraio 07, 2013
Per p. Jamad Alamat, responsabile delle Pontificie Opere Missionarie di Tunisi, l'omicidio del leader dei Patrioti democratici, partito non islamico, colpisce tutto il Paese. Belaid è stato freddato ieri a colpi di pistola davanti alla sua abitazione. A due anni dalla rivoluzione dei Gelsomini, in migliaia tornano in piazza e chiedono le dimissioni del governo dominato da Ennahda (Fratelli Musulmani). 

Tunisi (AsiaNews) - "La morte di Chocry Belaid segna una svolta nel futuro della Tunisia. La popolazione è sotto shock. Questo omicidio non ha colpito solo una persona, ma un intero Paese democratico che vuole vivere in pace e non in un clima di violenza politica e sociale". È quanto afferma ad AsiaNews p. Jamad Alamat, responsabile delle Pontificie Opere Missionarie della Chiesa cattolica tunisina. "Noi cristiani - continua - preghiamo e siamo vicini a tutta la popolazione tunisina. Preghiamo per la pace sociale, la fine delle violenze e per le autorità chiamate ad affrontare questa situazione drammatica".

Chocry Belaid, leader del Movimento dei patrioti democratici (Mouvement des patriots démocratiques) è stato ucciso ieri mattina a colpi di arma da fuoco davanti alla sua abitazione nel centro di Tunisi. Fino ad ora nessun gruppo ha rivendicato l'atto. Sui media molti puntano il dito contro i salafiti. Nei mesi scorsi i radicali islamici avevano minacciato di morte lui e altri membri dell'opposizione laica impegnati nel contrastare la virata integrista del Paese dopo la salita al potere dei Fratelli Musulmani. "Le autorità - nota p. Alamat - hanno tollerato per troppo tempo gli estremisti. Belaid , come altri personaggi dell'opposizione, aveva denunciato le minacce di morte, ma governo e polizia non hanno fatto nulla per fermare i violenti".

P. Alamat racconta che "il leader politico era una voce libera che rappresentava migliaia di persone. Egli rivendicava la libertà, il pluralismo, la democrazia, la separazione fra Stato e religione. Con il suo sacrificio il Paese è piombato ancora una volta in un clima di paura e di dolore. La sua morte giunge a due anni dalla Rivoluzione dei gelsomini, iniziata con l'immolazione di Mohamed Buazizi. "A oltre due anni dal drammatico rogo - spiega - la popolazione ha affollato di nuovo in modo spontaneo le piazze e le strade delle principali città della Tunisia. Tutte le fazioni hanno partecipato alle proteste per chiedere il rispetto della libertà e della laicità dello Stato calpestata dagli islamisti".

Per il sacerdote solo la tutela di tali valori può far ripartire il Paese in preda a una delle più gravi crisi economiche della sua storia. "Dal 2011 - sottolinea - il turismo è crollato, i Paesi stranieri hanno paura ad investire perché il governo non offre alcuna garanzia di sicurezza. Ciò ha fatto aumentare la disoccupazione e i prezzi".

Ieri, centinaia di migliaia di persone hanno affollato le strade della capitale, lanciando slogan contro Ennahda, il partito al governo. Le manifestazioni più violente sono avvenute in Avenue Bourguiba, dove un poliziotto è morto negli scontri. A Beja, 105 km a ovest di Tunisi, si è scatenata una caccia all'uomo contro i Fratelli Musulmani, mentre in varie città la popolazione ha assaltato e incendiato diverse sedi del partito. Queata mattina il Primo ministro Hamadi Jebali ha chiesto lo scioglimento dell'attuale governo, proponendo la sostituzione degli attuali ministri con dei tecnici. L'annuncio del Premier è stato però criticato dai vertici di Ennahda. P. Alamat sottolinea che "fino ad oggi il governo non ha mai preso in considerazione le proposte dell'opposizione. Con questo omicidio ha iniziato invece a considerare alcuni cambiamenti, ma ora è troppo tardi". (S.C.)


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