lunedì, febbraio 25, 2013
Nel suo ultimo Angelus cori da stadio e uno striscione con scritto “Noi ti abbiamo capito e continueremo ad amarti. Grazie. I tuoi ciovani

di Carlo Mafera

“Grazie per il vostro affetto” ha esordito Benedetto XVI nel suo ultimo Angelus prima di lasciare il ministero petrino. ‘Abbracciato’ da oltre centomila persone che hanno riempito piazza San Pietro e l’inizio di via della Conciliazione, il Papa, meditando sul brano del Vangelo di Luca dedicato alla Trasfigurazione sul Monte Tabor, ha affermato che “possiamo trarre un insegnamento molto importante” da questo passo evangelico che mette in evidenza “il primato della preghiera, senza la quale tutto l’impegno dell’apostolato e della carità si riduce ad attivismo”. Di qui l’invito: “Nella Quaresima impariamo a dare il giusto tempo alla preghiera, personale e comunitaria, che dà respiro alla nostra vita spirituale”. Infatti, ha continuato il Santo Padre, “la preghiera non è un isolarsi dal mondo e dalle sue contraddizioni, come sul Tabor avrebbe voluto fare Pietro, ma l’orazione riconduce al cammino, all’azione”. “L’esistenza cristiana - richiamando un passaggio del suo Messaggio per la Quaresima - consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio, per poi ridiscendere portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio”. Questa Parola di Dio, ha confidato il Papa alla folla e interrotto più volte da scroscianti applausi, “la sento in modo particolare rivolta a me, in questo momento della mia vita. Il Signore mi chiama a ‘salire sul monte’, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione”. Ma, ha concluso il Pontefice, “questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze”.

Sulle parole del Papa mi permetto di smentire tutte quelle ipotesi “dietrologiche” che sono state avanzate in questi giorni. Personalmente credo, come i giovani presenti, ad una logica stanchezza e ad una naturale mancanza di forze di fronte ad un compito eccessivamente gravoso che lo stile del suo amato predecessore ha, per così dire, istituito di fatto.

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