Maggiore attenzione alla cooperazione allo sviluppo, con più fondi ma anche con un Ministero di riferimento. Lo hanno chiesto 27 Organizzazioni non governative che ieri a Roma hanno lanciato un vero appello ai partiti in vista delle prossime politiche.
Radio Vaticana - L’Italia è Cenerentola in Europa in fatto di cooperazione allo sviluppo. Una politica miope che le ong vogliono sia cambiata alla prossima legislatura, come dice Luca De Fraia, presidente di Action Aid. “Chiediamo che l’Italia definisca quello che chiamiamo ‘un piano di rientro’. In buona sostanza, l’Italia passa da un livello molto basso di aiuti, intorno allo 0.19 contro lo 0.15, e bisognerebbe arrivare allo 0.7 per cento del Pil. E’ un obiettivo molto importante, forse molto impegnativo, ma bisogna dire qualcosa di molto chiaro ai nostri partner europei nel mondo, in merito a cosa vogliamo fare”.
Ma la questione non è solo economica. Le ong che si occupano di cooperazione allo sviluppo chiedono una riforma legislativa dell’intero settore. Ad esempio, potrebbe essere creato un’agenzia per mettere assieme i soggetti pubblici e quelli privati. Riccardo Moro, portavoce della Coalizione Italiana contro la Povertà.
“Creare un’agenzia oppure creare un ministero, consente di ridare centralità. Non necessariamente uno strumento è meglio di un altro. Sicuramente il tema è capire quale sia la scelta più opportuna, per consentire questa centralità politica”.
Ma dove trovare i fondi per fare ciò: dalle tasse sulle transazioni finanziaria e dalla riduzione degli investimenti per le armi.
Radio Vaticana - L’Italia è Cenerentola in Europa in fatto di cooperazione allo sviluppo. Una politica miope che le ong vogliono sia cambiata alla prossima legislatura, come dice Luca De Fraia, presidente di Action Aid. “Chiediamo che l’Italia definisca quello che chiamiamo ‘un piano di rientro’. In buona sostanza, l’Italia passa da un livello molto basso di aiuti, intorno allo 0.19 contro lo 0.15, e bisognerebbe arrivare allo 0.7 per cento del Pil. E’ un obiettivo molto importante, forse molto impegnativo, ma bisogna dire qualcosa di molto chiaro ai nostri partner europei nel mondo, in merito a cosa vogliamo fare”.
Ma la questione non è solo economica. Le ong che si occupano di cooperazione allo sviluppo chiedono una riforma legislativa dell’intero settore. Ad esempio, potrebbe essere creato un’agenzia per mettere assieme i soggetti pubblici e quelli privati. Riccardo Moro, portavoce della Coalizione Italiana contro la Povertà.
“Creare un’agenzia oppure creare un ministero, consente di ridare centralità. Non necessariamente uno strumento è meglio di un altro. Sicuramente il tema è capire quale sia la scelta più opportuna, per consentire questa centralità politica”.
Ma dove trovare i fondi per fare ciò: dalle tasse sulle transazioni finanziaria e dalla riduzione degli investimenti per le armi.
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