Tracce di carne equina nel manzo dei tortellini e ravioli Buitoni, la Nestlé li ritira dai supermercati italiani e spagnoli. Il Belpaese, primo consumatore di carne di cavallo in Europa, contrario ai test Ue.
GreenReport - Lo scandalo della carne di cavallo spacciata per manzo ha varcato i confini del nostro Paese, impegnato in una campagna elettorale segnata da promesse incredibili mentre fuori e dentro l'Italia l'economia sembra subire paurosi smottamenti sistemici ed etici che ora riguardano quanto di più prezioso c'è per l'essere umano: il cibo trasformato in formula congelata.
Ieri la multinazionale alimentare svizzera Nestlé, il più grosso gigante dell'agro-alimentare mondiale, ha annunciato il ritiro dalla vendita in Italia e Spagna di due prodotti che dovrebbero contenere carne di manzo e che invece contengono carne di cavallo. La Nestlé ha spiegato che «I nostri test hanno scoperto delle tracce di Dna di cavallo in due prodotti a base di manzo forniti da H.J Schypke», un'impresa tedesca subappaltatrice di JBS Toledo NV. La multinazionale del cibo ha deciso di ritirare «Immediatamente» dalla vendita nei supermercati italiani e spagnoli i ravioli e i tortellini Buitoni al manzo e assicura: «Li rimpiazzeremo con dei prodotti i cui test del Dna hanno confermato che contengono manzo al 100%». La Nestlé ha inoltre ritirato dal mercato francese le Lasagnes à la Bolognaise Gourmandes, un piatto destinato alla ristorazione, senza specificare il perché, ma conferma che comunque «La proporzione di carne di cavallo in questi prodotti è superiore all'1%».
Anche la multinazionale del cibo industriale cerca di rassicurare i consumatori: «Non è in causa la sicurezza alimentare, ma la cattiva etichettatura dei prodotti fa in modo che essi non soddisfino i criteri molto stringenti che i consumatori si aspettano da parte nostra». La Nestlé precisa di aver messo in atto nuovi test per individuare eventuali tracce di carne di cavallo nel manzo nei suoi siti produttivi in Europa. Ma è sempre più chiaro che il problema sta nella opaca catena di produttori, mediatori, subappaltatori, concessionari che riforniscono le multinazionali dell'industria alimentare, una intricata filiera della globalizzazione e standardizzazione del cibo che ha l'intento di risparmiare (soprattutto sulle tasse) e lungo la quale sembra che ognuno cerchi di strappare un morso di guadagno in più.
Una filiera che ha spiegato bene il ministro francese al Consumo, Benoît Hamon, «Il circuito è complesso: Comigel, il subappaltatore con base a Metz (Moselle) che produce le lasagne, ha la sua fabbrica in Lussemburgo. Il suo fornitore è il gruppo francese Poujol, holding della società Spanghero. Che ha acquistato la carne surgelata presso un trader cipriota che ha subappaltato l'ordine ad un trader situato in Olanda, quest'ultimo si è rifornito presso un macello e un centro di tagli situati in Romania». La Comigel, in cima alla catena, vende i suoi prodotti alle multinazionali alimentari in 16 Paesi e in Francia i suoi prodotti vengono serviti nelle mense scolastiche.
In tutta questa confusione ancora una volta il nostro Paese ed il governo tecnico ormai a fine corsa fanno una pessima figura: mentre in molti Paesi europei si sta procedendo ad applicare la raffica di test imposti dall'Ue per individuare la presenza o meno di carne di cavallo nei prodotti alimentari, l'Italia, maggior consumatore di cavallo in Europa, si è detta contraria, unica tra i 27 Paesi membri dell'Ue, compresa la Romania dalla quale sembra partita lo scandalo della carne equina spacciata per manzo.
Negli altri Paesi europei invece è vera e propria psicosi: in Francia la grande distribuzione (Auchan, Casino, Carrefour, Cora, Monoprix e Picard) ha ritirato dagli scaffali tutti i cannelloni, lasagne, spaghetti alla bolognese, mussaka ed hachis Parmentier a marchio Findus.
La Lidl ha annunciato di aver ritirato dalla vendita dei piatti pronti dove al posto della carne di manzo è stata trovata quella di cavallo dai suoi supermercati in Svezia, Finlandia, Danimarca e Belgio.
In Gran Bretagna, dove la carne di cavallo è un tabù alimentare, è crollata la vendita di hamburger: -40% e secondo un sondaggio Nielsen due terzi degli inglesi pensano di non comprare più carne surgelata.
Secondo quanto scrive il Financial Times, la più determinata è ancora una volta la Germania che sta attuando un piano in 10 punti che va oltre quanto stabilito dall'Ue e che verificherà anche la eventuale presenza additivi non dichiarati.
Ma lo schiaffo più grosso all'industria alimentare europea viene da un altro continente: il leader mondiale della trasformazione della carne di manzo, la brasiliana Jbs, ha annunciato stanotte che ha provvisoriamente cessato di commercializzare la carne europea dopo che è stato fatto il suo nome nello scandalo della cane di cavallo. Jbs Toledo, la filiale commerciale del colosso brasiliano in Europa, «Non commercializzerà la carne europea fino a che non verrà ripristinata la fiducia nella catena logistica del manzo europeo».
GreenReport - Lo scandalo della carne di cavallo spacciata per manzo ha varcato i confini del nostro Paese, impegnato in una campagna elettorale segnata da promesse incredibili mentre fuori e dentro l'Italia l'economia sembra subire paurosi smottamenti sistemici ed etici che ora riguardano quanto di più prezioso c'è per l'essere umano: il cibo trasformato in formula congelata.
Ieri la multinazionale alimentare svizzera Nestlé, il più grosso gigante dell'agro-alimentare mondiale, ha annunciato il ritiro dalla vendita in Italia e Spagna di due prodotti che dovrebbero contenere carne di manzo e che invece contengono carne di cavallo. La Nestlé ha spiegato che «I nostri test hanno scoperto delle tracce di Dna di cavallo in due prodotti a base di manzo forniti da H.J Schypke», un'impresa tedesca subappaltatrice di JBS Toledo NV. La multinazionale del cibo ha deciso di ritirare «Immediatamente» dalla vendita nei supermercati italiani e spagnoli i ravioli e i tortellini Buitoni al manzo e assicura: «Li rimpiazzeremo con dei prodotti i cui test del Dna hanno confermato che contengono manzo al 100%». La Nestlé ha inoltre ritirato dal mercato francese le Lasagnes à la Bolognaise Gourmandes, un piatto destinato alla ristorazione, senza specificare il perché, ma conferma che comunque «La proporzione di carne di cavallo in questi prodotti è superiore all'1%».
Anche la multinazionale del cibo industriale cerca di rassicurare i consumatori: «Non è in causa la sicurezza alimentare, ma la cattiva etichettatura dei prodotti fa in modo che essi non soddisfino i criteri molto stringenti che i consumatori si aspettano da parte nostra». La Nestlé precisa di aver messo in atto nuovi test per individuare eventuali tracce di carne di cavallo nel manzo nei suoi siti produttivi in Europa. Ma è sempre più chiaro che il problema sta nella opaca catena di produttori, mediatori, subappaltatori, concessionari che riforniscono le multinazionali dell'industria alimentare, una intricata filiera della globalizzazione e standardizzazione del cibo che ha l'intento di risparmiare (soprattutto sulle tasse) e lungo la quale sembra che ognuno cerchi di strappare un morso di guadagno in più.
Una filiera che ha spiegato bene il ministro francese al Consumo, Benoît Hamon, «Il circuito è complesso: Comigel, il subappaltatore con base a Metz (Moselle) che produce le lasagne, ha la sua fabbrica in Lussemburgo. Il suo fornitore è il gruppo francese Poujol, holding della società Spanghero. Che ha acquistato la carne surgelata presso un trader cipriota che ha subappaltato l'ordine ad un trader situato in Olanda, quest'ultimo si è rifornito presso un macello e un centro di tagli situati in Romania». La Comigel, in cima alla catena, vende i suoi prodotti alle multinazionali alimentari in 16 Paesi e in Francia i suoi prodotti vengono serviti nelle mense scolastiche.
In tutta questa confusione ancora una volta il nostro Paese ed il governo tecnico ormai a fine corsa fanno una pessima figura: mentre in molti Paesi europei si sta procedendo ad applicare la raffica di test imposti dall'Ue per individuare la presenza o meno di carne di cavallo nei prodotti alimentari, l'Italia, maggior consumatore di cavallo in Europa, si è detta contraria, unica tra i 27 Paesi membri dell'Ue, compresa la Romania dalla quale sembra partita lo scandalo della carne equina spacciata per manzo.
Negli altri Paesi europei invece è vera e propria psicosi: in Francia la grande distribuzione (Auchan, Casino, Carrefour, Cora, Monoprix e Picard) ha ritirato dagli scaffali tutti i cannelloni, lasagne, spaghetti alla bolognese, mussaka ed hachis Parmentier a marchio Findus.
La Lidl ha annunciato di aver ritirato dalla vendita dei piatti pronti dove al posto della carne di manzo è stata trovata quella di cavallo dai suoi supermercati in Svezia, Finlandia, Danimarca e Belgio.
In Gran Bretagna, dove la carne di cavallo è un tabù alimentare, è crollata la vendita di hamburger: -40% e secondo un sondaggio Nielsen due terzi degli inglesi pensano di non comprare più carne surgelata.
Secondo quanto scrive il Financial Times, la più determinata è ancora una volta la Germania che sta attuando un piano in 10 punti che va oltre quanto stabilito dall'Ue e che verificherà anche la eventuale presenza additivi non dichiarati.
Ma lo schiaffo più grosso all'industria alimentare europea viene da un altro continente: il leader mondiale della trasformazione della carne di manzo, la brasiliana Jbs, ha annunciato stanotte che ha provvisoriamente cessato di commercializzare la carne europea dopo che è stato fatto il suo nome nello scandalo della cane di cavallo. Jbs Toledo, la filiale commerciale del colosso brasiliano in Europa, «Non commercializzerà la carne europea fino a che non verrà ripristinata la fiducia nella catena logistica del manzo europeo».
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