Si terrà il prossimo 7 luglio il primo turno delle presidenziali mentre l’eventuale ballottaggio avverrà il 21 luglio: la data dell’atteso scrutinio è stata annunciata dal ministro dell’Amministrazione territoriale, Moussa Sinko Coulibaly, nel corso di una conferenza stampa tenuta ieri a Bamako.
Misna - Nei giorni scorsi il presidente ad interim Dioncounda Traoré, in risposta alla richiesta pressante della comunità internazionale, si era impegnato a organizzare il voto entro il 31 luglio. Dalle prime stime diffuse dal governo di transizione, il processo elettorale avrà un costo di 60 miliardi di franchi Cfa (circa 91,5 milioni di euro). L’organizzazione del voto, teso a ristabilire l’ordine costituzionale dopo il colpo di stato militare dello scorso marzo, dovrà essere portata avanti in un contesto nazionale e regionale instabile, mentre procede l’intervento militare francese e africano per riportare la sicurezza in Mali.
Inoltre le autorità maliane devono anche far fronte alla grave crisi umanitaria causata dal conflitto cominciato nel gennaio 2012. Secondo il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite a Bamako, Aurélien Agbénonci, nell’anno in corso serviranno almeno 373 milioni di dollari per assistere le decine di migliaia di cittadini maliani rifugiati nei paesi confinanti dove scarseggiano cibo, acqua e medicinali. In vista del prossimo voto si pone anche il problema di un ritorno in patria degli aventi diritto rifugiati in Mauritania, Niger e Burkina Faso.
A chiedere aiuto sono anche le popolazioni, per lo più tuareg, della città nord-orientale di Kidal. Raid aerei in corso, chiusura delle strade minate e blocco del confine algerino stanno complicando gli interventi umanitari a sostegno dei locali. In città manca acqua, energia elettrica mentre le linee telefoniche sono quasi del tutto interrotte; complesse anche le comunicazioni con il resto del paese. In una dichiarazione pubblica i capi delle tribù arabe e tuareg della regione di Kidal hanno rivolto un appello alla comunità internazionale, chiedendo un intervento umanitario urgente per le popolazioni dell’Azawad. Inoltre in un messaggio più politico i dirigenti del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla) hanno sottolineato che “il nord e il Mali in generale hanno sofferto dell’instabilità che regna da decenni nella regione”, auspicando l’apertura di un dialogo con Bamako “sulla base del rispetto dell’integrità territoriale”.
Misna - Nei giorni scorsi il presidente ad interim Dioncounda Traoré, in risposta alla richiesta pressante della comunità internazionale, si era impegnato a organizzare il voto entro il 31 luglio. Dalle prime stime diffuse dal governo di transizione, il processo elettorale avrà un costo di 60 miliardi di franchi Cfa (circa 91,5 milioni di euro). L’organizzazione del voto, teso a ristabilire l’ordine costituzionale dopo il colpo di stato militare dello scorso marzo, dovrà essere portata avanti in un contesto nazionale e regionale instabile, mentre procede l’intervento militare francese e africano per riportare la sicurezza in Mali.
Inoltre le autorità maliane devono anche far fronte alla grave crisi umanitaria causata dal conflitto cominciato nel gennaio 2012. Secondo il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite a Bamako, Aurélien Agbénonci, nell’anno in corso serviranno almeno 373 milioni di dollari per assistere le decine di migliaia di cittadini maliani rifugiati nei paesi confinanti dove scarseggiano cibo, acqua e medicinali. In vista del prossimo voto si pone anche il problema di un ritorno in patria degli aventi diritto rifugiati in Mauritania, Niger e Burkina Faso.
A chiedere aiuto sono anche le popolazioni, per lo più tuareg, della città nord-orientale di Kidal. Raid aerei in corso, chiusura delle strade minate e blocco del confine algerino stanno complicando gli interventi umanitari a sostegno dei locali. In città manca acqua, energia elettrica mentre le linee telefoniche sono quasi del tutto interrotte; complesse anche le comunicazioni con il resto del paese. In una dichiarazione pubblica i capi delle tribù arabe e tuareg della regione di Kidal hanno rivolto un appello alla comunità internazionale, chiedendo un intervento umanitario urgente per le popolazioni dell’Azawad. Inoltre in un messaggio più politico i dirigenti del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla) hanno sottolineato che “il nord e il Mali in generale hanno sofferto dell’instabilità che regna da decenni nella regione”, auspicando l’apertura di un dialogo con Bamako “sulla base del rispetto dell’integrità territoriale”.
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