venerdì, febbraio 08, 2013
Nove volontarie sono state uccise a colpi di arma da fuoco a Kano, nel Nord della Nigeria, da un gruppo di uomini armati. Sembra che gli attacchi siano stati due a distanza di alcuni minuti.

Radio Vaticana -Le donne erano impegnate nella vaccinazione di bambini contro la polio. Nel Paese gli estremisti islamici si sono pronunciati duramente contro questa pratica sanitaria in nome di false convinzioni. Fausta Speranza ha parlato con la professoressa Anna Bono, docente di storia e istituzioni dei Paesi africani all’Università di Torino, delle conseguenze di uno stop alle vaccinazioni anti-polio: ascolta

R. – E’ un danno enorme perché non soltanto comporta conseguenze nel Paese in questione ma, come hanno dimostrato i dieci anni trascorsi, rischia di far riesplodere l’epidemia addirittura in tutto il mondo. E’ molto facile esportare le malattie in generale, e la poliomielite – a quanto pare – in particolare.


D. – Ricordiamo in passato gli episodi drammatici che ci sono stati, proprio in Nigeria?


R. – In Nigeria, mentre nel 2003 era in corso una campagna mondiale di vaccinazione contro la poliomielite, alcuni Stati del Nord – uno è Kano, per l’appunto – hanno proibito, e quindi interrotto totalmente la vaccinazione con l’argomentazione sostenuta dagli imam – non soltanto come voce popolare, quindi – che in realtà non si trattasse di vaccinazioni e di vaccini, ma che si trattasse di un complotto cristiano per avvelenare i bambini islamici o, in alternativa, un piano ordito dagli Stati Uniti per rendere sterili le donne musulmane e quindi diffondere l’Aids nella popolazione islamica. Il risultato è stato che nel volgere di pochi mesi non soltanto in Nigeria non si è potuta interrompere la diffusione della poliomielite, ma sono comparsi casi in Paesi africani nei quali addirittura da anni non si erano più verificati – almeno ufficialmente, per quel che si potesse sapere – casi di poliomielite. Prima, attorno alla Nigeria, Burkina Faso, Ghana, Niger; poi, nel giro di poco tempo anche in Paesi molto lontani dalla Nigeria come la Namibia dove da almeno 10 anni non si accertavano casi. Non solo: poco tempo dopo, il ceppo di Kano – perché poi si trattava di un ceppo identificato – ha colpito addirittura in Indonesia dove di nuovo da molto tempo non si registravano casi. Si suppose, allora – ed è molto probabile che questo sia accaduto – che a favorire i contagi addirittura al di fuori del continente africano fossero sia gli emigranti e poi anche i pellegrini islamici che ogni anno confluiscono a milioni alla Mecca, in Arabia Saudita. L’iniziativa di poche persone in uno Stato o due della Nigeria ha avuto ripercussioni planetarie, addirittura.

D. – Professoressa Bono, da parte delle istituzioni del Paese non c’è collaborazione per far capire che si tratta di terrorismo psicologico?

R. – Certo. Ma lei capirà che è molto difficile intanto andare contro credenze popolari: parliamo di un Paese che, come altri Paesi africani, crede ancora nella stregoneria e in superstizioni molto diffuse. E poi, se anche le autorità statali si pronunciassero in senso contrario, sono poi gli imam, che sono personaggi autorevoli per la popolazione, diventa molto difficile ottenere risultati in tempi brevi. Poi, in passato le vaccinazioni sono ricominciate; però questa notizia dei volontari uccisi è veramente una notizia drammatica! All’epoca – che io sappia – non c’erano stati attentati, se non altro non alle persone che eseguivano le vaccinazioni. Qui invece siamo in presenza di parecchie persone uccise, come già è successo anche in Pakistan, a più riprese, dove le vaccinazioni sono state interrotte. E anche in Pakistan la motivazione era la stessa …


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