martedì, febbraio 19, 2013
L'Unione Europea rinnova le sanzioni contro il regime di Damasco, mentre l'Onu torna a denunciare crimini soprattutto da parte del regime. 

Radio Vaticana - Nelle ultime ore in pieno territorio siriano, a sud-ovest di Homs, e a 10 km dalla frontiera col Libano, una dozzina di miliziani del movimento sciita libanese Hezbollah sono morti combattendo a fianco delle forze governative contro i ribelli. Da parte sua, il presidente Assad afferma che vincerà “la guerra mondiale scatenata contro la Siria”. Il servizio di Fausta Speranza: ascolta

Bruxelles rinnova il pacchetto di sanzioni contro il regime per altri tre mesi ma non rimuove l’embargo sulle armi e il divieto assoluto di inviare addestratori militari. Lo chiedeva Londra perché l’appoggio all’opposizione fosse più concreto. Al momento il no sulle armi è secco: troppo alto il rischio, tra l’altro, che, nella complessa situazione sul terreno, potrebbero finire ''nelle mani sbagliate''. Ma tra mercoledì e giovedì saranno gli ambasciatori rappresentanti permanenti a definire il regolamento operativo del nuovo pacchetto. E c’è chi sostiene che potrebbe esserci il margine per interpretazioni più estensive dell’espressione che prevede la fornitura di ciò che può “proteggere la popolazione”. Intanto, il magistrato svizzero Carla del Ponte, membro della Commissione Onu che indaga sulle violazioni dei diritti umani, lancia l’appello: della Siria si deve occupare la Corte Penale internazionale. E la Del Ponte sottolinea: il primo passo sarebbe ottenere “accesso” nel Paese. Intanto l’Onu sta prendendo in considerazione l’ipotesi di indagare i vertici del governo siriano per crimini guerra. Eugenio Bonanata ha raccolto il commento di Maurizio Simoncelli membro di Archivio Disarmo: ascolta

R. – Intanto ci sono delle normative a livello europeo, e nel nostro caso italiano, che sono molto stringenti sulle esportazioni di armi a Paesi in conflitto, soprattutto dove non c’è rispetto dei diritti umani. E sappiamo quello che sta avvenendo da due anni ormai in Siria. Dall’altro lato, non possiamo dimenticare la posizione che ha assunto lo stesso presidente Obama, in contrasto con tutta la sua dirigenza, dal ministro della Difesa alla Cia e così via, quando ha bloccato ogni ipotesi di fornitura di armi ai ribelli. Da più parti – non solo da parte di Israele o degli Stati Uniti, ma da parte di diversi Paesi - ci sono numerose perplessità ad appoggiare la rivolta siriana fino in fondo, perché ci sono degli evidenti pericoli di un rafforzamento di gruppi armati di tipo jihadista.

D. – L’Onu ritiene che tra i vertici di Damasco vi siano sospetti criminali di guerra. Che valenza può avere questa constatazione?

R. – Sicuramente questo è un dato – direi - abbastanza accertato, che va forse accertato giuridicamente e, giustamente, attraverso gli organi competenti. Questo può portare sì ad una serie di interventi, ma dobbiamo tener presente che, purtroppo, mi sembra che in questa guerra non ci siano stati da una parte i buoni e dall’altra parte i cattivi. Anche le azioni di vero e proprio terrorismo, attuate con esplosioni di autobombe, che hanno fatto larga strage di civili, mi sembrano siano state compiute da una parte e dall’altra. Certamente le forze governative hanno responsabilità maggiori, rispetto a quelli che possono essere gruppi, attualmente incontrollabili, dell’opposizione.

D. – Secondo lei, c’è spazio per la trattativa, come ha detto il mediatore internazionale Brahimi?

R. – Siamo ancora di fronte ad uno degli ennesimi tentativi e certamente non so quanto riuscirà a portare risultati. Non è la prima volta che le Nazioni Unite intervengono in questo modo. In questi 22 mesi, però, finora, ogni trattativa è di fatto fallita.

D. – Questa volta, però, Brahimi ha fatto riferimento anche a personalità di spicco del regime...

R. – Sì, probabilmente questo è connesso al fatto che il regime di Hassad si senta progressivamente sempre più in difficoltà. Recentemente le forze ribelli sono riuscite a conquistare anche delle basi aeree, riuscendo ad impadronirsi di aerei non distrutti. E teniamo presente che l’aeronautica è la forza principale della supremazia attuale delle forze governative. La difficoltà, quindi, che probabilmente in questo momento sta vivendo il regime di Hassad, può ammorbidire le posizioni sinora tenute e permettere, agevolare forse, l’avvio di una trattativa.


È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

cari paesi europei complimenti per la vostra decisione e complimenti per le vostre licenze infinite per il regime di damasco di uccidere e distruggere le infrastrutture che ancora oggi e per l'ennesima volta non esitata a prendere una decisione coraggiosa per fermare il massacro in siria ma in realtà solo siete anche complici con un regime spietato senza limiti di distruzioni e di massacri quello che mi domando possibile che per accontentare israele dobbiamo dare il consenso al regime di sterminare il popolo siriano. domando ancora quando decidete a fermare il massacro in siria grazie

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