Benedetto XVI celebra la Giornata della vita consacrata. Nell'Anno della fede gli "inviti" ad alimentare una fede in grado di illuminare la vocazione, a una fede che sappia riconoscere la sapienza della debolezza, a rinnovare la fede che fa essere pellegrini verso il futuro. Un "pensiero affettuoso" con un tweet.
Città del Vaticano (AsiaNews) - "Nelle società dell'efficienza e del successo", la vita dei religiosi, "segnata dal «minorità» e dalla debolezza dei piccoli, dall'empatia con coloro che non hanno voce, diventa un evangelico segno di contraddizione". La lunga processione dei superiori e delle superiore generali degli Istituti di vita consacrata, che percorre la navata della basilica di san Pietro tenendo nelle mani un cero, insieme alle altre migliaia portati da frati, monaci e suore, ricorda il tradizionale nome di "candelora" col quale si indica il 2 febbraio, Giornata mondiale della vita consacrata, giunta alla sua 17ma edizione.
E proprio la processione con le candele fa dire a Benedetto XVI, che commenta il passo evangelico della presentazione di Gesù al tempio, come essa "richiami l'ingresso di Maria nel Tempio: la Vergine Maria, la Consacrata per eccellenza, portava in braccio la Luce stessa, il Verbo incarnato, venuto a scacciare le tenebre dal mondo con l'amore di Dio".
Ma questo è l'Anno della fede e ai religiosi che gremiscono la basilica e a quelli di tutto il mondo, il Papa già a fine mattinata si era rivolto con un tweet: "Un mio pensiero affettuoso va oggi a ogni religiosa e religioso: possano sempre seguire Cristo fedelmente nella povertà castità e obbedienza". Stasera rivolge "tre inviti, affinché possiate entrare pienamente in quella «porta della fede» che è sempre aperta per noi".
"Vi invito in primo luogo ad alimentare una fede in grado di illuminare la vostra vocazione. Vi esorto per questo a fare memoria, come in un pellegrinaggio interiore, del «primo amore» con cui il Signore Gesù Cristo ha riscaldato il vostro cuore, non per nostalgia, ma per alimentare quella fiamma. E per questo occorre stare con Lui, nel silenzio dell'adorazione; e così risvegliare la volontà e la gioia di condividerne la vita, le scelte, l'obbedienza di fede, la beatitudine dei poveri, la radicalità dell'amore".
"In secondo luogo vi invito a una fede che sappia riconoscere la sapienza della debolezza. Nelle gioie e nelle afflizioni del tempo presente, quando la durezza e il peso della croce si fanno sentire, non dubitate che la kenosi di Cristo è già vittoria pasquale. Proprio nel limite e nella debolezza umana siamo chiamati a vivere la conformazione a Cristo, in una tensione totalizzante che anticipa, nella misura possibile nel tempo, la perfezione escatologica"
"Infine, vi invito a rinnovare la fede che vi fa essere pellegrini verso il futuro. Per sua natura la vita consacrata è pellegrinaggio dello spirito, alla ricerca di un Volto che talora si manifesta e talora si vela: «Faciem tuam, Domine, requiram» (Sal 26,8). Questo sia l'anelito costante del vostro cuore, il criterio fondamentale che orienta il vostro cammino, sia nei piccoli passi quotidiani che nelle decisioni più importanti. Non unitevi ai profeti di sventura che proclamano la fine o il non senso della vita consacrata nella Chiesa dei nostri giorni; piuttosto rivestitevi di Gesù Cristo e indossate le armi della luce - come esorta san Paolo (cfr Rm 13,11-14) - restando svegli e vigilanti".
"La gioia della vita consacrata - la conclusione del Papa - passa necessariamente attraverso la partecipazione alla Croce di Cristo. Così è stato per Maria Santissima. La sua è la sofferenza del cuore che forma un tutt'uno col Cuore del Figlio di Dio, trafitto per amore. Da quella ferita sgorga la luce di Dio, e anche dalle sofferenze, dai sacrifici, dal dono di se stessi che i consacrati vivono per amore di Dio e degli altri si irradia la stessa luce, che evangelizza le genti. In questa Festa, auguro in modo particolare a voi consacrati che la vostra vita abbia sempre il sapore della parresia evangelica, affinché in voi la Buona Novella sia vissuta, testimoniata, annunciata e risplenda come Parola di verità".
Città del Vaticano (AsiaNews) - "Nelle società dell'efficienza e del successo", la vita dei religiosi, "segnata dal «minorità» e dalla debolezza dei piccoli, dall'empatia con coloro che non hanno voce, diventa un evangelico segno di contraddizione". La lunga processione dei superiori e delle superiore generali degli Istituti di vita consacrata, che percorre la navata della basilica di san Pietro tenendo nelle mani un cero, insieme alle altre migliaia portati da frati, monaci e suore, ricorda il tradizionale nome di "candelora" col quale si indica il 2 febbraio, Giornata mondiale della vita consacrata, giunta alla sua 17ma edizione.
E proprio la processione con le candele fa dire a Benedetto XVI, che commenta il passo evangelico della presentazione di Gesù al tempio, come essa "richiami l'ingresso di Maria nel Tempio: la Vergine Maria, la Consacrata per eccellenza, portava in braccio la Luce stessa, il Verbo incarnato, venuto a scacciare le tenebre dal mondo con l'amore di Dio".
Ma questo è l'Anno della fede e ai religiosi che gremiscono la basilica e a quelli di tutto il mondo, il Papa già a fine mattinata si era rivolto con un tweet: "Un mio pensiero affettuoso va oggi a ogni religiosa e religioso: possano sempre seguire Cristo fedelmente nella povertà castità e obbedienza". Stasera rivolge "tre inviti, affinché possiate entrare pienamente in quella «porta della fede» che è sempre aperta per noi".
"Vi invito in primo luogo ad alimentare una fede in grado di illuminare la vostra vocazione. Vi esorto per questo a fare memoria, come in un pellegrinaggio interiore, del «primo amore» con cui il Signore Gesù Cristo ha riscaldato il vostro cuore, non per nostalgia, ma per alimentare quella fiamma. E per questo occorre stare con Lui, nel silenzio dell'adorazione; e così risvegliare la volontà e la gioia di condividerne la vita, le scelte, l'obbedienza di fede, la beatitudine dei poveri, la radicalità dell'amore".
"In secondo luogo vi invito a una fede che sappia riconoscere la sapienza della debolezza. Nelle gioie e nelle afflizioni del tempo presente, quando la durezza e il peso della croce si fanno sentire, non dubitate che la kenosi di Cristo è già vittoria pasquale. Proprio nel limite e nella debolezza umana siamo chiamati a vivere la conformazione a Cristo, in una tensione totalizzante che anticipa, nella misura possibile nel tempo, la perfezione escatologica"
"Infine, vi invito a rinnovare la fede che vi fa essere pellegrini verso il futuro. Per sua natura la vita consacrata è pellegrinaggio dello spirito, alla ricerca di un Volto che talora si manifesta e talora si vela: «Faciem tuam, Domine, requiram» (Sal 26,8). Questo sia l'anelito costante del vostro cuore, il criterio fondamentale che orienta il vostro cammino, sia nei piccoli passi quotidiani che nelle decisioni più importanti. Non unitevi ai profeti di sventura che proclamano la fine o il non senso della vita consacrata nella Chiesa dei nostri giorni; piuttosto rivestitevi di Gesù Cristo e indossate le armi della luce - come esorta san Paolo (cfr Rm 13,11-14) - restando svegli e vigilanti".
"La gioia della vita consacrata - la conclusione del Papa - passa necessariamente attraverso la partecipazione alla Croce di Cristo. Così è stato per Maria Santissima. La sua è la sofferenza del cuore che forma un tutt'uno col Cuore del Figlio di Dio, trafitto per amore. Da quella ferita sgorga la luce di Dio, e anche dalle sofferenze, dai sacrifici, dal dono di se stessi che i consacrati vivono per amore di Dio e degli altri si irradia la stessa luce, che evangelizza le genti. In questa Festa, auguro in modo particolare a voi consacrati che la vostra vita abbia sempre il sapore della parresia evangelica, affinché in voi la Buona Novella sia vissuta, testimoniata, annunciata e risplenda come Parola di verità".
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